Caro Al Rami,
la realizzazione dei simboli di una RSM avviene sempre, come accade che esistono persone che non li sanno leggere e che non leggono neanche le regole fondamentali scritte da me in decine di libri (più sotto riporto solo uno dei tanti scritti che allego ogni volta ai miei consulti e che aggiorno continuamente). Ciò non toglie, come dice anche Donatella, che tutto si possa perfezionare e, per esempio, qualcuno potrebbe iniziare a provare su sé stesso l'effetto di Marte in prima Casa, per smentire le mie regole principali.
P.S. L'AS in seconda e in decima li sconsiglio fortemente, nella maggioranza dei casi. Sono invece perfettamente d'accordo con te quando dici che chi ha un livello di autoconoscenza basso non vivrà mai in positivo i propri simboli.
Bravo Marco, vai avanti così.
Auguri anche a Sergio per i suoi studi.
Per Pasquale: no, l'AS a 4-5 gradi dal Medio Cielo vale come AS in nona e non in decima perché l'AS non è un astro e il discorso sulle dominanti Gauquelin qui non vale (vale la cuspide di 2,5 gradi).
Riporto il testo del file "Di nuovo sulla questione della salute" che allego sempre ai consulti, ma ricordo che, su questo argomento ho scritto tantissimo: qui, sulla rivista, nei miei libri, ecc.
“Adda passà a nuttata!”, scriveva il grande Eduardo De Filippo nella sua Napoli milionaria. La “nuttata”, da un punto di vista astrologico, in astrologia mondiale, come ci ha insegnato André Barbault, è visibile attraverso la curva dell’Indice Ciclico Planetario e quella attualmente in corso segna una brutta caduta tra il 2003 e il 2013, come potete osservare dal grafico sottostante (che però Blogger inserisce sopra).
Su queste stesse pagine, alcuni anni prima della stessa, tra il 2000 e il 2001, scrissi le mie previsioni al riguardo. Altri colleghi scrissero le loro. Un primo parziale bilancio è oggi possibile, nel corso del quinto anno di tale brusca flessione. Ipotizzai allora, e confermo oggi, sempre più convinto di quella interpretazione, che i prodromi generali, a livello mondiale, secondo il mio parere, stavano già annunciandoci chiaramente la natura della crisi.
Secondo alcuni colleghi si sarebbe trattato di una nuova guerra. Secondo altri di catastrofi tipo terremoti, tsunami e cose del genere.
Secondo me si sarebbe trattato di una lenta e massiva strage di umanità, a causa, soprattutto, del cancro, e dovuta alla crescita esponenziale dell’inquinamento del pianeta in generale e all’inquinamento da diossina in particolare.
Andiamo per gradi.
Perché, a mio avviso, non si tratta di guerre (ricordiamo che siamo già al quinto anno di vissuto in tale caduta dell’ICP). Non si tratta di guerre perché di guerre ce ne sono state in tutta la storia dell’umanità e quelle attuali (Iraq, Afghanistan, Palestina, ecc.) producono qualche centinaio di morti al giorno, che sono sì un’offesa all’intelligenza umana e una condanna nei confronti della incapacità dell’uomo di gestire in modo diverso le controversie tra i popoli, ma costituiscono anche una cifra ridicola se rapportata a quella delle grandi guerre della storia (diversi milioni di morti, per esempio, nelle due guerre mondiali).
Allo stesso modo non credo che i vari terremoti o tsunami che ci sono stati in questi cinque anni possano spiegare tale caduta dell’ICP. Seppure – facendo i debiti scongiuri – ci fosse un disastro immenso nella faglia di California o sotto il Vesuvio, staremmo comunque discutendo di cifre non comparabili a quelle indicate nelle precedenti edizioni (secoli passati) dell’ICP.
Viceversa, sono ormai troppi anni che osservo l’agghiacciante proliferare del cancro, ben diverso da quello segnato nelle statistiche tipo ISTAT.
Vorrei farvi un esempio, in tal senso.
Il 10 febbraio 2006 si spegneva, dopo atroci agonie, mia sorella Rosanna, a Vico Equense. Quella mattina, come ho scritto più volte, ero finalmente sereno, quasi felice. Conobbi, davanti al letto di morte di Rosanna, il suo medico di base (nei tredici mesi precedenti avevo conosciuto e parlato con grandissimi personaggi dell’oncologia nazionale e mondiale, ma non avevo mai visto questo semplice, giovane e simpatico medico che si limitava a svolgere bene il proprio dovere). Un medico sulla quarantina, come se ne vedono ancora nei piccoli centri: un uomo (o una donna) che conosce profondamente la vita di tutti i suoi pazienti. Gli feci una domanda: “Dottore, in questi ultimi anni, ha potuto notare se qui a Vico c’è stata una impennata di morti per cancro?”. Notate, per favore, quel “qui a Vico”. Il bravo medico rispose: “Certamente, e non solo qui a Vico, ma in tutta la penisola sorrentina. Stanno morendo tantissime persone, anche giovani, per neoplasie. Qualcuno pensa si possa trattare dell’imponente schiera di ripetitori di antenne televisive sul monte Faito, altri ritengono si tratti del tufo o dell’inquinamento prodotto dal fiume Sarno…”.
Di proposito avevo aggiunto quel “qui a Vico”. Probabilmente, se gli avessi rivolto la stessa domanda, elidendo quella specifica, egli si sarebbe riferito alle statistiche mondiali e mi avrebbe negato assolutamente la cosa.
Egli non poteva sapere, però, che io la stessa domanda, la sto rivolgendo, da molti anni, ai medici di base di Vercelli, di Nuoro, di piccoli comuni del Trentino Alto Adige, eccetera, aggiungendo sempre, alla domanda, la specifica “nella zona di Vercelli” oppure “nella zona di Nuoro” oppure “nella zona di Merano” e via dicendo.
Insomma, per non tirarla per le lunghe, vi invito a fare altrettanto con i medici del vostro comune di residenza e poi, se vorrete, potrete inviare le risposte a questa rivista.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: ciascuno crede che nella propria zona, per un motivo o per un altro, ci sia, attualmente, una impennata di morti per cancro, ma pochi hanno compreso che ciò sta avvenendo sull’intero pianeta.
Qualcuno osserverà: può darsi, ma perché insistevi sulla diossina?
Perché, secondo diverse fonti autorevoli, già da diversi anni la diossina rappresenta il maggiore veleno che circola nel nostro sangue, pur non disprezzando il piombo, il mercurio, il cianuro e molti altri veleni.
A riprova di ciò ci fu l’esperimento che – tra il 1999 e il 2000 (se non vado errato) – fecero un gruppo di leader ecologisti americani che, in massima parte, vivevano nell’alta California, più in basso dello stato di Washington, tra quelle foreste immense e pressoché disabitate e, dunque, poco inquinate a giudizio dei più. Costoro si recarono presso un centro scientifico di prim’ordine (se ricordo bene si trattava del Mount Sinai Hospital di New York) e, a spese proprie (circa 5000 dollari a testa), fecero esaminare il proprio sangue. La notizia, riportata con grande rilievo dal Washington Post fu: praticamente tutti questi signori avevano un livello di diossina nel sangue pari a tre volte la dose mortale per un essere umano.
La cosa ancora più sconcertante fu che la compagna del leader ecologista americano aveva gli stessi valori del suo uomo, pur nutrendosi esclusivamente in modo macrobiotico con prodotti da lei stessa coltivati, nelle suddette zone, in terreni mai concimati chimicamente.
La poverina, infatti, che redarguiva continuamente il compagno che si ingozzava di hamburger o bistecche in quantità industriale, non capiva che tutti i suoi sforzi venivano vanificati dalla semplice azione delle piogge, e non soltanto da essa.
In altri termini, parlare oggi di globalizzazione, non vuol dire solamente produrre e vendere prodotti di ogni genere in ogni parte del mondo, ma anche che, in una sorta di comunismo ecologico, la diossina prodotta dalle acciaierie di Baotou nella Mongolia cinese, o quella generata dalla combustione dei rifiuti a Napoli come a New York, viene poi equamente distribuita nel ciclo mondiale delle piogge.
Recentemente Michele Santoro ha dedicato una delle sue trasmissioni Annozero all’iniziativa di un cittadino napoletano che si è recato al Nord e si è sottoposto ad un costosissimo esame del sangue dal quale ha ricavato l’informazione di essere terribilmente avvelenato dalla diossina. Di qui la trasmissione di Santoro sulla situazione drammatica dell’ecomafia in Campania. Sfortunatamente per tutti noi, tuttavia, il mio primo direttore di magazine (La Voce della Campania, 1971 o giù di lì) non sa che lo stesso valore lo troverebbero anche nel sangue di un montanaro del Cervino o di una splendida ragazza marocchina del West Sahara.
Quelle erano le mie preoccupazioni più forti diversi anni fa e le stesse restano oggi.
Che speranze abbiamo? Tante. Per cominciare i governanti di tutto il mondo si stanno rendendo conto della tragedia in cui siamo e si comincia, sempre più, a parlare di alternative al petrolio, di maggiori controlli sulle emissioni gassose, di ecologia a tutto campo.
In secondo luogo l’uomo, come i topi, si abitua ai veleni che ingerisce. Tuttavia, purtroppo per noi, ciò avviene attraverso un ciclo di molte generazioni e non sulla base di qualche decennio.
In ultimo – e questa mi sembra la notizia confortante – la curva dell’ICP avrà un brusco cambiamento di direzione a partire dal 2013.
P.S. Ovviamente lo stesso discorso vale per una pletora vastissima di altre malattie e i veleni accumulati per decenni non ci consentono più di stare tranquilli, sul piano della salute, partendo semplicemente per un compleanno mirato, a meno che noi non scegliamo come target fisso di ogni anno la protezione della salute, con un minimo, secondo la mia esperienza, di almeno dieci compleanni mirati ininterrotti. Vorrei anche aggiungere che, nonostante ciò, il numero di casi di malattia, tra le persone che partono sempre, è decisamente inferiore a quello dei gruppi di persone che non partono o che partono di tanto in tanto. Infine vorrei sottolineare che solitamente le persone che partono e che hanno alle spalle uno o più buoni compleanni mirati, se colpiti da malattia, non lo sono quasi mai in maniera irreversibile e gravissima e molte volte si salvano.