Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
La storia attraverso le esperienze personali
di Vincenzo Esposito
Quale fondatore e presidente dell’Unitre - Università delle Tre Età della Penisola Sorrentina - ho il compito di presentare questo volume, indicandone gli scopi e il contesto nel quale è nato.
Nell’ottobre 1995, avendo terminato il servizio attivo di dirigente superiore del Ministero della P. I., durante il quale mi ero occupato, tra l’altro, di formazione dei docenti e di sperimentazione pedagogica, con un pubblico avviso, indissi una riunione per la costituzione, nella sede della Penisola Sorrentina, dell’Associazione Nazionale delle Università della Terza Età, nella quale successivamente ho svolto incarichi di consigliere nazionale e di coordinatore regionale. All’appello risposero trenta cittadini. Nel giro di sei anni l’associazione di volontariato e di promozione sociale meglio nota come Unitre, aprì sedi operative nei sei comuni della zona sorrentina, promosse la fondazione di sedi autonome a Capri e a Castellammare di Stabia, e negli anni seguenti a Cicciano, a San Giorgio a Cremano, a Pompei.
All’inizio l’obiettivo era offrire agli anziani l’opportunità di acquisire conoscenze, di tenersi informati e di svolgere attività piacevoli nel proprio tempo libero ma, per la qualità e per l’impegno dei docenti e per l’interesse crescente degli associati, si ritenne opportuno tentare di realizzare, almeno nella sede di Vico Equense, che è la più numerosa e più composita per ceti, culture, età ed esperienze, ricerche e sperimentazioni nel campo dell’educazione degli adulti. Per obiettivo, costruire e validare un modello di formazione che nella nostra realtà sociale favorisca la curiosità conoscitiva tra i meno acculturati, una forma di cittadinanza consapevole e partecipata, la consapevolezza che la qualità della vita individuale e sociale è strettamente legata ai comportamenti dei singoli e delle comunità.
Il nostro è un messaggio “sociale” rivolto al largo pubblico, con finalità educative e di utilità sociale, nell'interesse pubblico e delle singole persone. Esso è espresso in tre fasi: una di ascolto delle esigenze individuali e sociali, una di indagine e di ricerca sulle situazioni problematiche, una terza di riscontro e di verifica dell’efficacia della comunicazione. Devono contare, infatti, non i cambiamenti dei comportamenti di breve periodo ma le conseguenze sociali e culturali di lungo periodo, il sistema delle comunicazioni di massa e delle relazioni sociali. E’ il capitale sociale, come patrimonio d’interazioni cooperative, di senso civico, di socialità che deve cambiare, poichè esso costruisce il tessuto connettivo di qualsiasi società. Tale tessuto è costituito da relazioni sociali, ma anche dai beni pubblici che vanno alimentati e diffusi, tra i quali va compreso il patrimonio delle memorie che ci uniscono e ci legano all’ambiente di vita.
Gli argomenti che noi scegliamo per le nostre attività nascono dai bisogni manifesti, ma la comunicazione agisce soprattutto al livello della definizione culturale e sociale della realtà che ci circonda, aperta a temi controversi, alla costruzione culturale dei problemi sociali e personali, con la preoccupazione continua di eliminare ogni ostacolo alla più facile relazione fra chi comunica e chi ascolta. Anzi, lo sforzo maggiore è quello di realizzare un’interazione e un apprendimento cooperativo per un’educazione fra pari, allargando la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli attori, superando stereotipi e pregiudizi, dando spazio a “chi merita voce”. Nella situazione in cui operiamo, il nostro lavoro è arduo anche perché esso è svolto nella disattenzione generale e non mancano gli ostacoli.
Le esperienze finora realizzate, appaiono alquanto significative almeno a noi operatori e dovremmo trovare il tempo e le risorse per diffonderle. La nostra ambizione è stata quella di sperimentare una scuola di vita utilizzando strumenti conoscitivi, non solo come beni astratti ma come strumenti vivi da usare nella vita di ogni giorno. Pertanto, mentre le università degli studi e le scuole professionali insegnano a intraprendere una professione o una carriera specifica, noi molto modestamente e in maniera informale (senza testi da studiare, senza compiti) vogliamo aiutare le persone ad avere cura di sè e degli altri nell’operatività giornaliera e nel dialogo con il “fare”, con il “sapere locale” e con l’esercizio della ragione. Fare, insomma, cultura per capire cosa sentiamo, per riconoscere le esperienze e i sentimenti che ci riguardano da vicino nella parola e negli scritti altrui, confrontarsi con il comportamento delle persone che ci circondano, per capire meglio noi stessi e decidere al meglio il nostro vivere. E alle persone non più impegnate nel lavoro produttivo e a quelle che sanno procurarselo oltre il lavoro, far provare che il tempo libero impegnato, che una volta era degli aristocratici, è la migliore risorsa di cui può e deve approfittare chiunque ami la vita e ami se stesso.
Nell’organigramma che ci siamo dati, non poteva mancare la cura della memoria come elemento fondante della costruzione e della cura di sè come individuo e come soggetto sociale. La costituzione del laboratorio di autobiografia che con questa opera dà conto di un’esperienza triennale, si può dire il naturale seguito del Convegno, svoltosi nel maggio del 2005, organizzato e diretto dalla prof.ssa Angela Giustino, dell’Università Federico II, avente per titolo “L’Educazione degli Adulti come cura di sè e un aver cura degli altri”. Con il contributo di numerosi docenti universitari delle più diverse discipline, l’accento posto sulla cura di sè stimolò un’ampia riflessione sul ruolo e sulle funzioni dell’educazione degli adulti svolta in regime di volontariato sociale.
Stabilito che l’azione educativa va vista come autoeducazione, come prendersi cura di sè e come azione rivolta a prendersi cura degli altri, il processo va progettato come un’azione di dare e avere sincronica. Il fare cultura è perciò un atteggiamento di cura amorosa, come suggerisce Cicerone quando parla di “cultura animi” come mente coltivata; l’azione dell’educare va perciò vista all’interno di una cultura, quella vissuta che è anche oggetto di riflessione dei soggetti che la praticano. L’autobiografia diventa così un naturale completamento dell’azione educativa. L’esperienza l’hanno resa possibile il prof. Bruno Schettini e la dott.ssa Assunta Aiello che, nelle pagine seguenti, rapporteranno il lavoro compiuto con circa quaranta “adulti”, in circa un triennio di lavoro.
Tra le iniziative vi è il “Laboratorio degli inquieti”, nel quale, con il coordinamento della dott.ssa Maddalena Cinque, si pratica una dinamica di gruppo tendente alla riflessione comune sul vissuto e il “Laboratorio di sociologia e antropologia” diretto dal prof. Matteo Gargallo, nel quale si affrontano tematiche relative al nesso fra individuo e società nelle situazioni multietniche e multiculturali.
Come insegna il prof. Bruno Schettini, l’autobiografia, come metodo di autoformazione, spinge alla riflessione, quando possibile alla metariflessione, all’autocorrezione, all’autovalutazione, all’autostima, alla migliore conoscenza di se stessi e alla ricerca della padronanza di se stessi. E’ uno stimolo a concentrarsi e a ragionare. Da operatori dell’andragogia siamo convinti che l’autobiografia sia valido strumento di formazione, che può aiutare l’individuo fragile del mondo moderno nella “ricerca di sè” e nella “cura di sè” per acquistare identità e forza. Abbiamo costatato cambiamenti comportamentali e l’approdo a forme di equilibrio psichico in persone angustiate da gravi problemi, dopo che sono stati coinvolti nella pratica autobiografica. Infine essa si è rivelata una valida metodologia di approccio all’educazione degli adulti sia per quanto riguarda i suoi utilizzatori che sono posti al centro del processo educativo, sia per quanto riguarda gli operatori che imparano ad agire garantendo e rispettando la libera espressione dell’altro e, soprattutto, quello che viene definito il selfdirected learning.
Al lavoro collettivo condotto secondo un programma sperimentale nel corso del triennio 2006-09 a Vico Equense, si è aggiunto nell’anno 2008-09 un corso di autobiografia nel comune di Meta con alcuni associati che si sono cimentati ciascuno nella scrittura di proprie memorie. Esse sono state pubblicate nel maggio 2009 con successo, nel volume dal titolo “In giro nel tempo”. L’esperienza di Meta ha visto la luce prima di quella di Vico Equense e a ragione. Il progetto equense prevedeva un percorso triennale, come si vedrà scorrendo l’indice e leggendo le note dei curatori, mentre quello metese ha seguito un percorso più breve e alternativo al primo in una situazione diversa. La prima fase del programma equense ebbe una sua testimonianza, con una mostra fotografica presentata a Vico Equense nelle sale del Castello Giusso nel dicembre 2006 e poi al Festival dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo) nella primavera del 2007.
Purtroppo, la mancanza di risorse finanziarie ci ha impedito di pubblicare le immagini e i testi della mostra e di diffonderne il catalogo che già di per sè è un importante contributo alla storia locale. Si spera che questa pubblicazione possa stimolare l’attenzione e l’interesse di chi ha la competenza istituzionale di aver cura delle espressioni che caratterizzano il nostro territorio e la popolazione che vi vive e che costituiscono l’espressione del suo patrimonio culturale e memorialistico che andiamo raccogliendo a nostro esclusivo carico.
La scelta del titolo di questo volume “navigando nei ricordi” è stata abbastanza facile, anche se non siamo certi di non incorrere involontariamente in un plagio, per la mole di pubblicazioni del genere che compaiono a ritmo crescente. Il verbo navigare in origine indicava l’azione del viaggiare su nave: oggi è utilizzato in situazioni diverse con significati nuovi come viaggiare nella rete informatica, come collegarsi con postazioni e persone disseminate in tutta la Terra, il comunicare fra persone e mondi diversi, la ricerca d’informazioni ma, metaforicamente, anche per indicare le connessioni che si creano nella rete neuronale del nostro cervello. Ricordare può essere paragonato a miliardi di collegamenti pressocchè simultanei che la nostra mente sa realizzare fra immagini e ricordi, grazie al sistema cerebrale con le sue innumerevoli connessioni così come la rete informatica realizza fra le informazioni in essa contenute. “Navigare” rende bene il senso del nostro lavoro ed è particolarmente caro a diversi dei nostri autobiografi che riportano le esperienze da essi vissute sul mare e con il mare. Del resto, agganciare i ricordi non è che un riapprodare e ormeggiare mentalmente nel tempo e nello spazio a visioni ed esperienze remote .
Riteniamo questo volume, che riporta cronologicamente e più ancora metodologicamente il lavoro sviluppato in seno al laboratorio di Vico Equense, con le creazioni orali e scritte dei suoi attori, una lettura utile e per certi aspetti affascinante perché, come ha scritto Erving Poster “ogni vita merita un romanzo” (Astrolabio, 1988). I nostri associati anziani ci forniscono in questo volume non solo i loro ricordi più o meno interessanti, ma ci danno conto anche del prezzo da essi pagato nel corso della loro esistenza che è quella di tutto un popolo e nel quale si sommano sacrifici individuali e collettivi, sofferenze, pene e soddisfazioni, con la conquista di diritti, la difesa di valori, l’autonomia e l’autosufficienza. Nei ricordi dei nostri anziani non si avvertono nostalgie o rimpianti e vi è la grande lezione della storia, vissuta da gente comune con rassegnazione con coraggio con coerenza nei momenti difficili come nei momenti sereni. Chi leggerà queste storie parteciperà al rito della memoria e speriamo che condividerà con noi un sentimento di apprezzamento per lo sforzo realizzato dagli autori e per le motivazioni che li hanno accompagnati nel decidere di esporsi e manifestarsi raccontando le proprie e le altrui vicende con umiltà e con la convinzione di fare cosa opportuna. Soprattutto, il lettore potrà accorgersi che ciascun autore si è riconciliato con la sua storia, si è riappacificato con se stesso, con gli altri e con gli eventi che lo hanno accompagnato. Spesso esprime quella pacata autoironia che sa esprimere solo chi accarezza retrospettivamente la propria storia guardando con coraggio alla storia dell’oggi che è storia ancora in costruzione nelle molteplici relazioni con i propri parenti, con gli amici, con i concittadini, con compagni/e di viaggio.
La raccolta nel suo insieme è una vera collezione di eventi, di avventure, di momenti di vita, di schizzi, d’immagini, di rievocazioni, di personaggi, di fasi di vita vissuta che aiuteranno i lettori a capire meglio il nostro paese, la sua gente, i nostri comportamenti. Costituiranno anche una rievocazione per chi ha vissuto esperienze simili e una scoperta per chi è giovane e ha bisogno di orientarsi. Riteniamo che questo lavoro fornirà anche ai futuri storici locali materiale utile per trovare ragioni e radici di un impegno allo svelamento e alla comprensione che fa di un popolo un Comune e di un Comune un impegno di solidarietà.
Non è indispensabile, ma apprezzeremmo l’incoraggiamento a continuare perché l’indifferenza uccide ogni uomo.
I ringraziamenti a tutti quelli che hanno contribuito e che sosterranno in vario modo questa “impresa”, sono un obbligo ma prevalentemente l’espressione di un sentimento verace che si nutre della stima e della fiducia.
Abbiamo istituito una comunità di persone dal comune sentire. Questa comunità deve crescere e mettere radici profonde. Io e tutti i collaboratori che le dedicano il loro tempo con convinzione e generosità crediamo nella sua utilità e desideriamo che l’impresa continui e allarghi la partecipazione e i compiti per mete sempre più ambiziose.
Per Roberto Minichini. Tu chiedi:
“Avrei delle domande da farti. 1) Esiste un comportamento molto comune e costante fra coloro che si rivolgono ad un astrologo per delle risposte o un consulto: non hanno alcuna voglia di ricompensare il lavoro fatto dall'astrologo e vogliono che tutto sia gratuito, e questo fenomeno non è seriamente ascrivibile ad indigenza o situazioni simili. Qual è la motivazione psicologica, il mistero, che si cela dietro a questa tendenza cosi diffusa nei confronti degli astrologi?2) Confesso che a me le RSM fanno un po’ di angoscia. Esiste un'unica possibilità ed una data fissa per il viaggio, c'è sempre la possibilità che per circostanze sfavorevoli o contingenze avverse non si possa partire, magari all'ultimo momento. Che cura consigli per superare questo sentimento?3) La gente mi chiede talismani, preghiere consigli, in caso di previsioni negative non stanno neanche più ad ascoltare eventuali suggerimenti di rimedi e diventano gelidi ed ostili, pentiti di essersi rivolti all'astrologia. Quando cerco di suggerire la soluzione di una RSM, e la suggerisco con energia e passione, ottengo sempre dei rifiuti feroci ed indignati. L'unica cosa che accettano sono piccoli viaggi suggeriti come ipotesi possibile, concessi come appendice di un consulto, ma forse non presi troppo sul serio. Che fare ?”.
Io penso che quanto tu scrivi, al di là di alcune considerazioni di carattere generale che valgono non solo per l’astrologia (come il fatto che molte persone desiderano ricevere un servizio completo, ben fatto e soprattutto gratuito magari su ogni versante della vita di tutti i giorni), dipenda fondamentalmente da due ragioni: la tua poca esperienza e il fatto che sei una persona sensibile. Con gli anni imparerai, credo, a fortificarti maggiormente e a sopportare la sofferenza (chi ha detto che non bisogna soffrire nell’offrire questo servizio al prossimo?). Anno dopo anno, penso, troverai la misura giusta e il verso giusto per impostare i tuoi consulti, ma non essere impaziente perché si tratta di un cammino difficile. Ti consiglio, inoltre, di nuovo, di selezionare le persone, iniziando solo da coloro che hanno letto molto di psicologia, psicoanalisi, filosofia, astrologia, orientalismo…
Per Janis.
Scrivi: “Io credevo infatti che tu sapessi leggere la rivoluzione dell'anno a venire in caso noi sapessimo già dove passarlo”.
La storia attraverso le esperienze personali
di Vincenzo Esposito
Quale fondatore e presidente dell’Unitre - Università delle Tre Età della Penisola Sorrentina - ho il compito di presentare questo volume, indicandone gli scopi e il contesto nel quale è nato.
Nell’ottobre 1995, avendo terminato il servizio attivo di dirigente superiore del Ministero della P. I., durante il quale mi ero occupato, tra l’altro, di formazione dei docenti e di sperimentazione pedagogica, con un pubblico avviso, indissi una riunione per la costituzione, nella sede della Penisola Sorrentina, dell’Associazione Nazionale delle Università della Terza Età, nella quale successivamente ho svolto incarichi di consigliere nazionale e di coordinatore regionale. All’appello risposero trenta cittadini. Nel giro di sei anni l’associazione di volontariato e di promozione sociale meglio nota come Unitre, aprì sedi operative nei sei comuni della zona sorrentina, promosse la fondazione di sedi autonome a Capri e a Castellammare di Stabia, e negli anni seguenti a Cicciano, a San Giorgio a Cremano, a Pompei.
All’inizio l’obiettivo era offrire agli anziani l’opportunità di acquisire conoscenze, di tenersi informati e di svolgere attività piacevoli nel proprio tempo libero ma, per la qualità e per l’impegno dei docenti e per l’interesse crescente degli associati, si ritenne opportuno tentare di realizzare, almeno nella sede di Vico Equense, che è la più numerosa e più composita per ceti, culture, età ed esperienze, ricerche e sperimentazioni nel campo dell’educazione degli adulti. Per obiettivo, costruire e validare un modello di formazione che nella nostra realtà sociale favorisca la curiosità conoscitiva tra i meno acculturati, una forma di cittadinanza consapevole e partecipata, la consapevolezza che la qualità della vita individuale e sociale è strettamente legata ai comportamenti dei singoli e delle comunità.
Il nostro è un messaggio “sociale” rivolto al largo pubblico, con finalità educative e di utilità sociale, nell'interesse pubblico e delle singole persone. Esso è espresso in tre fasi: una di ascolto delle esigenze individuali e sociali, una di indagine e di ricerca sulle situazioni problematiche, una terza di riscontro e di verifica dell’efficacia della comunicazione. Devono contare, infatti, non i cambiamenti dei comportamenti di breve periodo ma le conseguenze sociali e culturali di lungo periodo, il sistema delle comunicazioni di massa e delle relazioni sociali. E’ il capitale sociale, come patrimonio d’interazioni cooperative, di senso civico, di socialità che deve cambiare, poichè esso costruisce il tessuto connettivo di qualsiasi società. Tale tessuto è costituito da relazioni sociali, ma anche dai beni pubblici che vanno alimentati e diffusi, tra i quali va compreso il patrimonio delle memorie che ci uniscono e ci legano all’ambiente di vita.
Gli argomenti che noi scegliamo per le nostre attività nascono dai bisogni manifesti, ma la comunicazione agisce soprattutto al livello della definizione culturale e sociale della realtà che ci circonda, aperta a temi controversi, alla costruzione culturale dei problemi sociali e personali, con la preoccupazione continua di eliminare ogni ostacolo alla più facile relazione fra chi comunica e chi ascolta. Anzi, lo sforzo maggiore è quello di realizzare un’interazione e un apprendimento cooperativo per un’educazione fra pari, allargando la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli attori, superando stereotipi e pregiudizi, dando spazio a “chi merita voce”. Nella situazione in cui operiamo, il nostro lavoro è arduo anche perché esso è svolto nella disattenzione generale e non mancano gli ostacoli.
Le esperienze finora realizzate, appaiono alquanto significative almeno a noi operatori e dovremmo trovare il tempo e le risorse per diffonderle. La nostra ambizione è stata quella di sperimentare una scuola di vita utilizzando strumenti conoscitivi, non solo come beni astratti ma come strumenti vivi da usare nella vita di ogni giorno. Pertanto, mentre le università degli studi e le scuole professionali insegnano a intraprendere una professione o una carriera specifica, noi molto modestamente e in maniera informale (senza testi da studiare, senza compiti) vogliamo aiutare le persone ad avere cura di sè e degli altri nell’operatività giornaliera e nel dialogo con il “fare”, con il “sapere locale” e con l’esercizio della ragione. Fare, insomma, cultura per capire cosa sentiamo, per riconoscere le esperienze e i sentimenti che ci riguardano da vicino nella parola e negli scritti altrui, confrontarsi con il comportamento delle persone che ci circondano, per capire meglio noi stessi e decidere al meglio il nostro vivere. E alle persone non più impegnate nel lavoro produttivo e a quelle che sanno procurarselo oltre il lavoro, far provare che il tempo libero impegnato, che una volta era degli aristocratici, è la migliore risorsa di cui può e deve approfittare chiunque ami la vita e ami se stesso.
Nell’organigramma che ci siamo dati, non poteva mancare la cura della memoria come elemento fondante della costruzione e della cura di sè come individuo e come soggetto sociale. La costituzione del laboratorio di autobiografia che con questa opera dà conto di un’esperienza triennale, si può dire il naturale seguito del Convegno, svoltosi nel maggio del 2005, organizzato e diretto dalla prof.ssa Angela Giustino, dell’Università Federico II, avente per titolo “L’Educazione degli Adulti come cura di sè e un aver cura degli altri”. Con il contributo di numerosi docenti universitari delle più diverse discipline, l’accento posto sulla cura di sè stimolò un’ampia riflessione sul ruolo e sulle funzioni dell’educazione degli adulti svolta in regime di volontariato sociale.
Stabilito che l’azione educativa va vista come autoeducazione, come prendersi cura di sè e come azione rivolta a prendersi cura degli altri, il processo va progettato come un’azione di dare e avere sincronica. Il fare cultura è perciò un atteggiamento di cura amorosa, come suggerisce Cicerone quando parla di “cultura animi” come mente coltivata; l’azione dell’educare va perciò vista all’interno di una cultura, quella vissuta che è anche oggetto di riflessione dei soggetti che la praticano. L’autobiografia diventa così un naturale completamento dell’azione educativa. L’esperienza l’hanno resa possibile il prof. Bruno Schettini e la dott.ssa Assunta Aiello che, nelle pagine seguenti, rapporteranno il lavoro compiuto con circa quaranta “adulti”, in circa un triennio di lavoro.
Tra le iniziative vi è il “Laboratorio degli inquieti”, nel quale, con il coordinamento della dott.ssa Maddalena Cinque, si pratica una dinamica di gruppo tendente alla riflessione comune sul vissuto e il “Laboratorio di sociologia e antropologia” diretto dal prof. Matteo Gargallo, nel quale si affrontano tematiche relative al nesso fra individuo e società nelle situazioni multietniche e multiculturali.
Come insegna il prof. Bruno Schettini, l’autobiografia, come metodo di autoformazione, spinge alla riflessione, quando possibile alla metariflessione, all’autocorrezione, all’autovalutazione, all’autostima, alla migliore conoscenza di se stessi e alla ricerca della padronanza di se stessi. E’ uno stimolo a concentrarsi e a ragionare. Da operatori dell’andragogia siamo convinti che l’autobiografia sia valido strumento di formazione, che può aiutare l’individuo fragile del mondo moderno nella “ricerca di sè” e nella “cura di sè” per acquistare identità e forza. Abbiamo costatato cambiamenti comportamentali e l’approdo a forme di equilibrio psichico in persone angustiate da gravi problemi, dopo che sono stati coinvolti nella pratica autobiografica. Infine essa si è rivelata una valida metodologia di approccio all’educazione degli adulti sia per quanto riguarda i suoi utilizzatori che sono posti al centro del processo educativo, sia per quanto riguarda gli operatori che imparano ad agire garantendo e rispettando la libera espressione dell’altro e, soprattutto, quello che viene definito il selfdirected learning.
Al lavoro collettivo condotto secondo un programma sperimentale nel corso del triennio 2006-09 a Vico Equense, si è aggiunto nell’anno 2008-09 un corso di autobiografia nel comune di Meta con alcuni associati che si sono cimentati ciascuno nella scrittura di proprie memorie. Esse sono state pubblicate nel maggio 2009 con successo, nel volume dal titolo “In giro nel tempo”. L’esperienza di Meta ha visto la luce prima di quella di Vico Equense e a ragione. Il progetto equense prevedeva un percorso triennale, come si vedrà scorrendo l’indice e leggendo le note dei curatori, mentre quello metese ha seguito un percorso più breve e alternativo al primo in una situazione diversa. La prima fase del programma equense ebbe una sua testimonianza, con una mostra fotografica presentata a Vico Equense nelle sale del Castello Giusso nel dicembre 2006 e poi al Festival dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo) nella primavera del 2007.
Purtroppo, la mancanza di risorse finanziarie ci ha impedito di pubblicare le immagini e i testi della mostra e di diffonderne il catalogo che già di per sè è un importante contributo alla storia locale. Si spera che questa pubblicazione possa stimolare l’attenzione e l’interesse di chi ha la competenza istituzionale di aver cura delle espressioni che caratterizzano il nostro territorio e la popolazione che vi vive e che costituiscono l’espressione del suo patrimonio culturale e memorialistico che andiamo raccogliendo a nostro esclusivo carico.
La scelta del titolo di questo volume “navigando nei ricordi” è stata abbastanza facile, anche se non siamo certi di non incorrere involontariamente in un plagio, per la mole di pubblicazioni del genere che compaiono a ritmo crescente. Il verbo navigare in origine indicava l’azione del viaggiare su nave: oggi è utilizzato in situazioni diverse con significati nuovi come viaggiare nella rete informatica, come collegarsi con postazioni e persone disseminate in tutta la Terra, il comunicare fra persone e mondi diversi, la ricerca d’informazioni ma, metaforicamente, anche per indicare le connessioni che si creano nella rete neuronale del nostro cervello. Ricordare può essere paragonato a miliardi di collegamenti pressocchè simultanei che la nostra mente sa realizzare fra immagini e ricordi, grazie al sistema cerebrale con le sue innumerevoli connessioni così come la rete informatica realizza fra le informazioni in essa contenute. “Navigare” rende bene il senso del nostro lavoro ed è particolarmente caro a diversi dei nostri autobiografi che riportano le esperienze da essi vissute sul mare e con il mare. Del resto, agganciare i ricordi non è che un riapprodare e ormeggiare mentalmente nel tempo e nello spazio a visioni ed esperienze remote .
Riteniamo questo volume, che riporta cronologicamente e più ancora metodologicamente il lavoro sviluppato in seno al laboratorio di Vico Equense, con le creazioni orali e scritte dei suoi attori, una lettura utile e per certi aspetti affascinante perché, come ha scritto Erving Poster “ogni vita merita un romanzo” (Astrolabio, 1988). I nostri associati anziani ci forniscono in questo volume non solo i loro ricordi più o meno interessanti, ma ci danno conto anche del prezzo da essi pagato nel corso della loro esistenza che è quella di tutto un popolo e nel quale si sommano sacrifici individuali e collettivi, sofferenze, pene e soddisfazioni, con la conquista di diritti, la difesa di valori, l’autonomia e l’autosufficienza. Nei ricordi dei nostri anziani non si avvertono nostalgie o rimpianti e vi è la grande lezione della storia, vissuta da gente comune con rassegnazione con coraggio con coerenza nei momenti difficili come nei momenti sereni. Chi leggerà queste storie parteciperà al rito della memoria e speriamo che condividerà con noi un sentimento di apprezzamento per lo sforzo realizzato dagli autori e per le motivazioni che li hanno accompagnati nel decidere di esporsi e manifestarsi raccontando le proprie e le altrui vicende con umiltà e con la convinzione di fare cosa opportuna. Soprattutto, il lettore potrà accorgersi che ciascun autore si è riconciliato con la sua storia, si è riappacificato con se stesso, con gli altri e con gli eventi che lo hanno accompagnato. Spesso esprime quella pacata autoironia che sa esprimere solo chi accarezza retrospettivamente la propria storia guardando con coraggio alla storia dell’oggi che è storia ancora in costruzione nelle molteplici relazioni con i propri parenti, con gli amici, con i concittadini, con compagni/e di viaggio.
La raccolta nel suo insieme è una vera collezione di eventi, di avventure, di momenti di vita, di schizzi, d’immagini, di rievocazioni, di personaggi, di fasi di vita vissuta che aiuteranno i lettori a capire meglio il nostro paese, la sua gente, i nostri comportamenti. Costituiranno anche una rievocazione per chi ha vissuto esperienze simili e una scoperta per chi è giovane e ha bisogno di orientarsi. Riteniamo che questo lavoro fornirà anche ai futuri storici locali materiale utile per trovare ragioni e radici di un impegno allo svelamento e alla comprensione che fa di un popolo un Comune e di un Comune un impegno di solidarietà.
Non è indispensabile, ma apprezzeremmo l’incoraggiamento a continuare perché l’indifferenza uccide ogni uomo.
I ringraziamenti a tutti quelli che hanno contribuito e che sosterranno in vario modo questa “impresa”, sono un obbligo ma prevalentemente l’espressione di un sentimento verace che si nutre della stima e della fiducia.
Abbiamo istituito una comunità di persone dal comune sentire. Questa comunità deve crescere e mettere radici profonde. Io e tutti i collaboratori che le dedicano il loro tempo con convinzione e generosità crediamo nella sua utilità e desideriamo che l’impresa continui e allarghi la partecipazione e i compiti per mete sempre più ambiziose.
Per Roberto Minichini. Tu chiedi:
“Avrei delle domande da farti. 1) Esiste un comportamento molto comune e costante fra coloro che si rivolgono ad un astrologo per delle risposte o un consulto: non hanno alcuna voglia di ricompensare il lavoro fatto dall'astrologo e vogliono che tutto sia gratuito, e questo fenomeno non è seriamente ascrivibile ad indigenza o situazioni simili. Qual è la motivazione psicologica, il mistero, che si cela dietro a questa tendenza cosi diffusa nei confronti degli astrologi?2) Confesso che a me le RSM fanno un po’ di angoscia. Esiste un'unica possibilità ed una data fissa per il viaggio, c'è sempre la possibilità che per circostanze sfavorevoli o contingenze avverse non si possa partire, magari all'ultimo momento. Che cura consigli per superare questo sentimento?3) La gente mi chiede talismani, preghiere consigli, in caso di previsioni negative non stanno neanche più ad ascoltare eventuali suggerimenti di rimedi e diventano gelidi ed ostili, pentiti di essersi rivolti all'astrologia. Quando cerco di suggerire la soluzione di una RSM, e la suggerisco con energia e passione, ottengo sempre dei rifiuti feroci ed indignati. L'unica cosa che accettano sono piccoli viaggi suggeriti come ipotesi possibile, concessi come appendice di un consulto, ma forse non presi troppo sul serio. Che fare ?”.
Io penso che quanto tu scrivi, al di là di alcune considerazioni di carattere generale che valgono non solo per l’astrologia (come il fatto che molte persone desiderano ricevere un servizio completo, ben fatto e soprattutto gratuito magari su ogni versante della vita di tutti i giorni), dipenda fondamentalmente da due ragioni: la tua poca esperienza e il fatto che sei una persona sensibile. Con gli anni imparerai, credo, a fortificarti maggiormente e a sopportare la sofferenza (chi ha detto che non bisogna soffrire nell’offrire questo servizio al prossimo?). Anno dopo anno, penso, troverai la misura giusta e il verso giusto per impostare i tuoi consulti, ma non essere impaziente perché si tratta di un cammino difficile. Ti consiglio, inoltre, di nuovo, di selezionare le persone, iniziando solo da coloro che hanno letto molto di psicologia, psicoanalisi, filosofia, astrologia, orientalismo…
Per Janis.
Scrivi: “Io credevo infatti che tu sapessi leggere la rivoluzione dell'anno a venire in caso noi sapessimo già dove passarlo”.
Sì. In effetti credevi giusto perché un po’ me la cavo in questo, dopo quasi quarant’anni di pratica su decine di migliaia di questi casi, ma sono certo che se dovessi essere longevo, con altri quarant’anni di pratica e, mettiamo, altri 20.000 compleanni mirati studiati (i compleanni sono sempre mirati, anche quando decidi di restare a casa), potrò cavarmela ancora meglio.
Poi chiedi: “Purtroppo non so interpretare molto i grafici che mi hai postato... cosa mi porterà spostarmi in Groenlandia per il mio prossimo compleanno?”.
Vedi. Siamo in due ad aver creduto qualcosa che non era: tu avevi creduto che io fossi capace di leggere una Rivoluzione solare e anche io avevo creduto la stessa cosa di te. Infatti, in questo spazio, tanti di noi ci offriamo di indicare un cielo buono di compleanno ai meno esperti, ma riteniamo che si tratti sempre di persone che abbiano una base di studio su tale argomento e a cui non dobbiamo spiegare, step by step, cosa accadrà loro se seguiranno i nostri consigli.
Poi tu dici che in inverno non si può raggiungere la Groenlandia. Non è esatto: da Copenaghen c’è un volo giornaliero, se non erro proprio per Narsarssuaq. Tuttavia ricorda che noi possiamo consigliarti un buon compleanno mirato, ma non possiamo anche organizzarti il viaggio.
Con molti auguri.
Per Anonimo-Anonimo. Scrivi: “Buon dì Ciro… Leggo quotidianamente il tuo blog, che reputo ricco di notizie interessantissime!! So che solitamente indichi come altamente negativi i trigoni di Nettuno ed Urano… ebbene il mio 2010 li avrà entrambi!! Urano trigono Urano, aprile 2010… e Nettuno trigono Nettuno, attualmente in corso!! Incideranno, specie Urano sulla mia vita affettiva traballante? Roma, 11/08/1955, 06.30”.
Benvenuto Anonimo-Anonimo. Ti ringrazio per gli apprezzamenti e avrei anche io una richiesta da fare: se proprio volete crocefiggermi, fatelo riportando fedelmente il mio pensiero e mai inventando cose che non ho mai scritto. Io ho scritto una cosa completamente diversa da quella che stai citando. Ho detto che, nel caso dei transiti di Plutone, di Urano e di Nettuno, dato che gli stessi mettono in campo una quantità enorme di energie, non è più corretto, secondo me, parlare di trigoni o di quadrati o di opposizioni, ecc., ma è più esatto indicare che è in corso una “polarità”, mettiamo tra Urano e il Sole di un soggetto. All’interno di questa polarità potranno agire, contemporaneamente, sestili, congiunzioni, quadrature, opposizioni, trigoni… E da cosa dipenderà se un aspetto lavorerà più in una direzione che nell’altra? Beh, intanto credo che agiranno un po’ tutti gli aspetti, nel corso della suddetta polarità, ***compresi*** quelli positivi, e poi ho scritto che dipenderà dalla Rivoluzione solare che vi è alle spalle del transito se lo stesso si indirizzerà maggiormente verso i trigoni e i sestili o verso i quadrati e le opposizioni.
Penso che altri bravi colleghi potranno darti ulteriori notizie sul tuo prossimo anno e spero per loro che tu non recepirai solo le cose infauste che forse inconsciamente vuoi recepire.
La nostra amica e collega Franca Mazzei ci segnala nuovi corsi di Astrologia Morpurghiana a Bari e a Milano. Per informazioni:
INFO: 080.5588679 – 338.2716999 – 347.1591897,
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Buon weekend a Tutti.
Ciro Discepolo
www.solarreturns.com
www.cirodiscepolo.it
Grazie per la risposta Maestro Ciro , penso che tu mi stia dando consigli molto preziosi.Dal tuo blog sto anche imparando come fare il "duro" con i consultanti e coloro che fanno domande , come ogni tanto ,giustamente fai tu.I primi tempi non riuscivo a capire il perchè di reazioni tue nei confronti di diverse persone del blog ,reazioni che ogni tanto a me sembravano un pò troppo "spietate" e stroncanti.Passando dalla teoria alla pratica astrologica mi sono reso conto che i tuoi sono semplicemente sacrosanti e necessari mezzi di autodifesa di un astrologo dall'enorme esperienza( e di uno psicologo ,anche se non accademicamente "titolato", di grande valore).Ti ringrazio ancora e ti auguro un Buon Fine Settimana. Roberto Minichini
RispondiEliminaMai come in questo periodo, secondo me, sta venendo fuori l'eccezionalità della tua persona,
RispondiEliminae mai come in questo periodo il tuo blog è diventato davvero la
scuola di "ASTROLOGIA ATTIVA".
Le tue risposte oltre ad essere piene di saggezza e di comprensione per chiunque ti ponga qualche dubbio o intavoli con te qualche discussione, dimostrano finalmente un andare "oltre" le
piccinerie, e dall'alto del tuo sapere invogliano a imparare sempre di più, questa
meravigliosa materia che è l'ASTROLOGIA.
Credo che siamo davvero fortunati e privilegiati
a poter ricevere direttamente da te
tutto quello che ci puoi e ci vuoi donare.
Non ho altro da aggiungere tranne
che dirti grazie.
a.m.g.
Gentile Discepolo, volevo chiederle se Marte indica sempre rotture e disgrazie, indipendentemente dalle case in cui va a cadere? O può indicare anche cambiamenti come Urano? La ringrazio anticipatamente, Oreste.
RispondiEliminaCaro Prof.re Ciro so che glielo dicono in tanti, ma Lei è una persona straordinaria!perchè non è un egoista che tiene per se le sue conoscenze culturali,che spaziano a 360°.Ieri sera facevo una riflessione,ma quale uomo della sua cultura si sarebbe preso la briga di fare un blog per tutti, dai grandi ai piccoli?(come me),e mettere al servizio di tutti il suo sapere.Anche se qualche volta capita che ci siano persone che non hanno capito il valore della sua bella persona.Come mi piacerbbe vivere a Napoli e poter partecipare ai suoi convegni e poter essere una sua alliva,per imparare bene l'astrologia.Con infinita stima Viola
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