lunedì 31 ottobre 2011

Questa Mi Sembra La Giusta Dialettica





La civile e costruttiva dialettica, su basi esclusivamente tecniche, che c'è stata in questi giorni tra alcuni blogger di questo spazio, credo sia un esempio per tutti. Infatti, durante il mio viaggio ho letto che in rete, un po' dappertutto, ci sono state liti, insulti, aggressioni verbali e quant'altro (tra parentesi ovunque, e giustamente, sono stati messi alla gogna i vigliacchi che nascondono il nome e cognome oppure il viso oppure la voce oppure i propri dati di nascita oppure brutti scheletri del proprio armadio). 
Noi partiamo da un dato fondamentale: l'Astrologia è un'arte, come la medicina, e quindi è giusto che ciscuno consideri, all'interno di regole collaudatissime, preferenze per stimolare quell'aspetto o quell'altro di una RSM. Una volta ho letto: "L'Astrologia, per me, è una Scienza esatta!", che credo sia la più grande bestialità mai proferrita nell'ambito del genere umano e che dimostrava chiaramente che la dichiarazione veniva da parte di qualcuno che non ha mai letto un solo libro di epistemologia.
Ma torniamo a noi. Ludovico Bramanti e Niko si sono confrontati su due locations vicinissime tra loro e hanno esposto, con numeri e ragionamenti i loro punti di vista. Il fruitore che nel nostro blog è quasi sempre un lettore erudito di AA, che legge i libri non perché vengono stampati, ma perché li sceglie in mezzo a molto pattume, sa seguire questi ragionamenti e li seguirà.
L'AA che non abbia handicap mentali tiene conto di una moltitudine di elementi.
Guardate il grafico qui sopra, la ASR di base di una persona qualsiasi, ma potrebbe riferirsi anche a un nostro animale domestico.
L'Astrologo Attivo tiene conto di mille cose, e soprattutto della propria preparazione, e guarderà questa RSM a seconda di altri contesti: il tema natale, se il soggetto è una donna o un uomo, se è giovane o anziano, se è sano o malato o molto malato, ecc.
Mettiamo che si tratti di un giovane, l'Astrologo Attivo potrebbe anche pensare che non partendo - probabilmente - costui sarà ricoverato per una peritonite in ospedale e forse si salverà sul filo di lana (Venere e Giove in ottava), ma con Marte in 12^, signore della 6^, con un tris di assi in 6^ Casa. L'Ascendente di ASR nella X radix fa il resto (anche Saturno in I e Plutone in quarta avranno il loro preciso peso).
Volete vedere come cambia totalmente la prospettiva?
Immaginiamo che il soggetto sia fisicamente malato, per esempio con gravi problemi al cuore e che già in passato sia stato sul punto di morire. Immaginiamo anche che non sia giovane. Beh, a questo punto la prognosi di questa ASR cambia totalmente e, se il Tema Natale e altri elementi a conoscenza dell'astrologo lo giustificano, si potrebbe pensare anche a un ricovero in rianimazione e a una morte "dolce", nel senso di veloce, aiutata proprio da Venere e da Giove in ottava.
In AA non esistono le letture "buono"-"nobuono": del tipo che se la ASR è cattiva il soggetto - mettiamo - non viene eletto a una carica pubblica e viceversa. No, questo tipo di lettura elementare può interessare studiosi come Desmond Morris. L'AA è un qualcosa di meravigliosamente complesso dove si possono fare previsioni precisissime. Procurandoci, per esempio, gli estratti di nascita di tutti i familiari del soggetto, al solo scopo scientifico (nel senso antico del termine) potremmo anche ipotizzare la sua data di morte e pubblicarla: soltanto al servizio dell'Astrologia che noi amiamo quasi quanto la nostra vita o anche di più.
Perciò sono molto contento di tutti voi. Ogni giorno abbiamo molti new enter, sia che scrivano e sia che non scrivano. Sono orgoglioso di voi e vi invito a dire sempre più spesso la vostra. Come sapete tra noi ci sono anche persone come Manu' che mettono Marte in prima nella RSM e noi non abbiamo mai pensato di censurarla: se a lei va bene così, va bene anche a noi. Naturalmente, siccome qui si fa un'Astrologia verificabile, sarebbe opportuno, sempre, cercare di sostenere le proprie tesi con diversi esempi, magari con decine di esempi: di spazio ne abbiamo tantissimo.












For Mordecai that writes:

ts mordecai again, dear ciro

I don't see which places are the ones you posted 





Dear Mordecai,

it is simple: you pass the mouse pointer on the chart and observe, under to the whole screen, to the right, the name of the city. If this doesn't happen, then I recommend you to use Chrome as browser. A dear regard.













Il libro mio e di Luciano Drusetta, con un capitolo di Margherita Fiorello, lo stanno già stampando negli USA e fra pochi giorni sarà disponibile su www.Amazon.com.














For all. This is not an important piece of news but I ask you to read it anyhow because it will explain, to some, the background noise which has been disturbing Astrology for some years (Per Tutti. Non è una notizia importante, ma vi invito a leggerla in quanto potrà spiegare, a qualcuno, il perché di un certo rumore di fondo che disturba, da qualche anno, l’Astrologia. Appena avrò un po’ di tempo, creerò altri tre o quattro blog per altre persone su cui vi state ponendo delle domande):














Buona Giornata a Tutti.
Ciro Discepolo
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domenica 30 ottobre 2011

Quella Notte Al Villaggio






Pensavo di averlo perso. Poi l'ho ritrovato quasi per caso. Con questo racconto vinsi il II Premio al Concorso Letterario Nazionale Spaccanapoli, molti anni fa.






Era venuto lì con un’idea: farla fini­ta. La vita, oramai, da quando aveva abbandonato il lavoro e da quando non c’era più Tina era diventata tristissima, insopporta­bile. Quest’anno poi era soprag­giunta anche la sua malattia e tutte le luci si erano spente. Erano stati Anna ed Enrico che avevano insistito perché lui andasse lì, in quel villaggio del Touring, in terra cilentana, affaccia­to sul mare, tra Capo Palinuro e Marina di Camerota. Lui aveva detto sì senza convinzione, pensando ormai che per quello che aveva deciso di fare un posto valeva l’altro. Era sceso contando i gradini che dagli alloggi portano alla spiaggia, chiuso nei suoi pensieri: erano 98, a meno che non si considerassero anche due piccole escrescenze rocciose che non erano gradini in senso stretto. Arrivò in riva al mare assorto nei suoi pensieri e non fece caso alle sei file di ombrelloni e sedie a sdraio, colore verde mari­no, ben allineate a 50 passi dal mare. L’automati­smo con cui procedeva non gli faceva neanche distinguere il variopinto campionario di gente che si presentava ai suoi occhi: per lo più “visi pallidi” appena sbarcati dal pullman di Milano;
altri della vecchia settimana già splendidamente dorati dal sole; qualche bambino freneticamente occupato a scavare buche nella sabbia e alcune adolescenti che con un pizzico di trasgressione mostravano il seno piccolo e puntuto agli sguardi indulgenti dei vicini di ombrellone. Passò sulle tavole di legno che scendevano a picco verso il mare costeggiando a sinistra le file di ombrelloni e si diresse verso un angolo appartato della spiag­gia, in fondo a destra, verso il roccione che delimi­ta la lingua di sabbia e di mare rispetto alla spiaggia dell’insenatura seguente. Stese l’asciu­gamano di spugna bordeaux a strisce gialle obli­que e si sedette col viso rivolto al sole che declinava velocemente verso l’ovest che lì era pressappoco in direzione di Palinuro. L’astro, colore arancio chiaro in quel momento, tramontava dopo una giornata di caldo agostano solo a tratti spazzata da un leggero vento di tramontana che aveva reso le ore precedenti più vivibili. Udiva l’urto dell’on­da sulla spiaggia; quel mare ora verde e ora azzur­ro, immenso ed impetuoso, quel giorno, sembrava evocare le tempeste del suo animo. Gli tornarono in mente le parole di Victor Hugo ne I miserabili: “V’è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v’è uno spettacolo più grande del cielo , ed è l’interno dell’anima”. La sua, in quel momento, rappresentava un coacervo eterogeneo di senti­menti negativi, un misto di rabbia, delusione, disgusto che gli mostravano la vita come attraver­so due lenti scure Polaroid, polarizzate per re­spingere la luce. Volgendo lo sguardo al passato vedeva le sue sessantasette primavere con qual­che amarezza ma immerse in mille dolci ricordi; poi gli ultimi mesi segnati dalla mano crudele del destino che si era preso tutto e che lo lasciava adesso solo con la sua disperazione. Si stava al­
zando la marea e l’acqua si avvicinava sempre più ai suoi piedi, bagnando quella striscia ciottolosa di riva che fino a pochi minuti prima era rimasta asciutta. Stava spostandosi quando udì una voce femminile, chiara e gentile, che disse:
“Permette che riprenda il mio giornale?”.
“Prego, mi scusi, non vi avevo fatto caso”.
Glielo restituì meccanicamente e alzò il viso pro­prio mentre lei si spostava leggermente, stando con le spalle al sole, e scoprendo la sfera ignea dell’astro che andò ad illuminare in pieno viso il vecchio. Questi ne fu accecato e per qualche secon­do non riuscì a vedere nient’altro che un profilo scuro poi, abituando le pupille alla luce, riconob­be i tratti di una donna di media statura, più o meno della sua stessa età, magra, con un costume azzurro in lycra, tutt’un pezzo e scollato davanti e più profondamente di dietro. La pelle assai ab­bronzata non formava rughe vistose e solo sulla fronte qualche solco orizzontale denunciava l’età insieme al grigio dei capelli assai tirati sulle tem­pie e raccolti indietro da un grosso fermaglio colore cammello scuro. Provò un’istintiva simpa­tia per questa donna che vedeva per la prima volta e a cui non badò più un istante dopo. Si mise quindi a seguire le manovre di un surf dalla vela bianca e azzurra che tagliava l’acqua velocemente e parallelamente alla riva, ad una trentina di metri da quest’ultima. I movimenti sicuri e rapidi del pilota ricordavano le coreografie di una danza sudamericana e il gioco di luce, nei riflessi della vela bagnata, completava quell’insieme scenico assai bello da vedere. Seguì con gli occhi le evolu­zioni di quel giovane fino a che la tavola a vela non
divenne poco più di un punto in lontananza. Allora, fissando l’orizzonte gli tornarono i pensie­ri malinconici di prima, quelli che lo accompagna­vano sempre da qualche mese a quella parte. Si diceva che stava nel posto sbagliato: in mezzo alla vita, a tanta gente che si divertiva e voleva vivere e lui, invece, desiderava solamente morire. Rac­colse le sue cose che sistemò nella borsa di plastica grigia e, chiusa la cerniera lampo, si passò le maniglie dietro la spalla destra, poggiando il dor­so della mano sulla clavicola. Salì le scale lenta­mente, fermandosi ogni pochi gradini, per riprendere fiato e far passare chi saliva o scendeva più in fretta di lui. Arrivò alle docce e si lasciò investire da un getto tiepido di acqua, quasi fre­sco, che gli fece provare un gran refrigerio dopo l’arsura di quel giorno trascorso in parte a guidare sull’asfalto infuocato. Più tardi, asciugato e rive­stito, si mise automaticamente in fila al ristorante per la cena e, girandosi, si accorse che a fianco a lui c’era la donna della spiaggia che lo salutò con un sorriso cordiale e sincero che, in tutta evidenza, non voleva guadagnarsi nulla. Egli le rispose con un cenno timido del capo e un po’ rudemente com’era solito fare quando qualcuno gli si rivol­geva inaspettatamente. La sua scorza lo mostrava un po’ come un orso a chi non lo conosceva pro­fondamente, ma dentro egli era assai sensibile ed influenzabile. Tanti buoni cibi erano contenuti in recipienti riscaldati in fila davanti a lui che, pas­sando col vassoio, doveva indicare quelli di suo gradimento. Una volta teneva molto al mangiare e avrebbe goduto assai di quella buona cena dopo una giornata di digiuno. Scelse delle pennette alla calabrese di cui si avvertiva l’odore del peperoncino mischiato al sugo di pomodoro e agli aromi e della noce di vitello con fagiolini al burro.
Pensò che per quel giorno poteva anche non bada­re al colesterolo. Mentre, sollevato il vassoio con i piatti e con la brocca del vino, cercava un posto nelle sale ristorante, la donna che gli stava a fianco gli disse: “Ci sono due posti, lì al terzo tavolo”. Vi si diresse senza rispondere e prese posto di fronte a lei. “Mi chiamo Stefano”, le disse sedendosi. “Ed io Piera”, le rispose la donna uniformandosi alla moda dei villaggi dove i cognomi sono banditi e se non c’è il tu c’è almeno la confidenza di chia­marsi e di conoscersi solamente per nome.
“Sono qui da venerdì scorso, ma a lei l’ho vista solamente oggi”.
“Infatti sono arrivato questo pomeriggio, ma non ci star... mi fermerò solo pochi giorni”.
“È il primo anno che vengo in un villaggio ­continuò la donna con un sorriso - sa, sono vedova da poco e i figli sono grandi ormai”.


“Già”, disse lui e pensò a quella serenità che contrastava con la sua condizione, così simile alla propria, sul piano esistenziale. Mangiarono scam­biandosi qualche parola, ma fu più lei a parlargli. Gli raccontò un po’ della sua vita, dei dolori passati, della sua grande passione per la lettura, della sua fede... “Forse è per questo che riesce a sorridere, nonostante tutto; - pensò il vecchio - io non ho neanche quella a sorreggermi, ho sola­mente un gran vuoto dentro”. Ripercorse mental­mente gli ultimi anni della sua vita, da quando era diventato “vecchio”, a quarant’anni: la carne che mangiava gli si incastrava negli spazi interstiziali fra i denti e quando chiese al suo dentista quanto sarebbe durato quel fastidio, quello gli rispose
“Per sempre”. Era diventato vecchio. Ma, nono­stante ciò, aveva vissuto lo stesso con tanta grinta, fino a quell’anno, quando il destino gli aveva tolto Tina, il lavoro, tutto. Quelli di Milano parlavano di tetto da raggiungere, di piano quinquennale da rispettare, di trend di vendite. Lui non se l’era più sentita, s’era fatto da parte, non ce la faceva più a combattere per “distruggere la concorrenza”: se lui avesse riso ci sarebbe stato un altro a piangere. Questa logica gli sembrava quella della giungla, della belva più grossa che divora la più piccola. La concorrenza, come s’intendeva oggi, non era altro che l’antico motto “mors tua vita mea”. E lui, a quel prezzo non voleva più rimanere in pista. La lotta per la sopravvivenza poteva avere un signi­ficato in chi è costretto a cacciare per vivere o a pescare, come il vecchio Santiago che lotta per giorni, disperatamente, contro il grossissimo pe­sce nel più bel romanzo di Hemingway. Ma oggi, nel 1987, nelle metropoli industriali dove la giacca e la cravatta dovrebbero rappresentare la civiltà, la fine dell’oppressione, del bisogno, la tregua nella lotta... No, ormai la decisione era presa, avrebbe abbandonato presto questa valle di lacri­me. Mentre pensava questo i suoi occhi furono nuovamente illuminati dal sorriso di Piera che gli stava chiedendo di andare ad assistere assieme allo spettacolo dell’animazione. Si sedettero in quarta fila, dove trovarono posto in mezzo ad altri soci, più indietro dell’area presidiata dai bambini che scorrazzavano per la pista. Le due grosse casse acustiche da 80 watt ciascuna diffondevano musica per i piccoli mentre quelli dello staff pre­paravano la scena per lo spettacolo che sarebbe cominciato alle ventuno e trenta. La pista pavi­mentata con mattonelle rettangolari di cotto arancione si stendeva su di una superficie di circa
40 metri per quindici, tra grossi olivi secolari che di giorno stendevano tutt’intorno una fresca om­bra dove si rifugiava chi amava meno il sole e il mare. Alle spalle della pista c’erano le terrazze di terra che digradavano fino al mare, settanta metri più sotto. Davanti e ai lati, su cinque file di sedie, prendevano posto i circa quattrocento ospiti del villaggio, in quel momento occupati in parte a portare l’acqua minerale nei capanni o a telefona­re alle due cabine dietro il bar. Su tutto un cielo stellato visibile, in quel momento, perché le luci della pista erano spente e la luna era al suo primo quarto, bassa sull’orizzonte occidentale. Piera aveva indossato una gonna di gabardina leggera, nera, e una camicetta di seta rossa, con i bottoni bianchi davanti. Un laccetto d’oro con un ciondolo d’avorio le pendeva all’altezza della scol­latura che mostrava la pelle ancora liscia ed ab­bronzata. Al braccio sinistro, scoperto come quello destro fino al gomito, era un orologetto d’oro col cinturino di pelle chiara. Un profumo forte ma non aggressivo l’avvolgeva completando quel-l’insieme assai gradevole che, per la prima volta, Stefano guardò come una donna. Non voleva rico­noscerlo ma lei gli piaceva, gli faceva riprovare delle sensazioni antiche, lo scoteva dal suo torpo­re pessimista e minacciava di fargli fare dei pro­getti. “Alla mia età - pensò lui - sarei ridicolo!”. Però, chissà per quale combinazione del pensiero tornò a rivedere, nella sua mente, la scena del-l’amore senile, tra quei due vecchi del film La notte di San Lorenzo, dei fratelli Taviani. Era stata bellissima, piena di tenerezza e aveva dimostrato come due esseri possono amarsi anche in un’età non più verde, senza suscitare alcuna ilarità, ma ­anzi - commozione. A interrompere quel pensiero furono le musiche di Nino Rota del film “Otto e
mezzo” di Fellini, sigla di apertura delle serate di animazione al villaggio. Il faro illuminò il centro della pista e fece la sua comparsa un giovane poco più che trentenne vestito con una camicia di seta azzurra elegante e dei pantaloni neri lucidi. Disse qualche parola di benvenuto ai nuovi ospiti e passò a cantare, dal vivo, alcune canzoni molto popolari degli anni Sessanta e Settanta. La voce era alquanto bella e non faticò a strappare molti applausi, soprattutto da parte dei vecchi ospiti che lo incitavano chiamandolo per nome: “Dai, Renato! Ancora!”. E lui non si fece pregare, accon­tentando anche qualche richiesta del pubblico, dopo aver consultato la ragazza alla regia per sapere se avevano la base sonora per quel pezzo e per quell’altro. Quando attaccò le prime note di “Volare” ci fu un grosso applauso e in molti fecero il coro battendo anche le mani a ritmo cadenzato. Poi fu annunciata la gara di ballo e, mentre i vecchi ospiti nascondevano la testa dietro le spal­le dei nuovi, alcuni vennero invitati a scendere in pista e ad indossare un numero dietro la maglietta

o la camicia. Fu così che anche lui si trovò tra loro, trascinato da Piera che non sembrava imbarazzata dai riflettori, dagli sguardi, dalle probabili gaffes che avrebbero prodotto insieme. “Non so se sono in grado, sono passati tanti anni...”, disse Stefano tentando di schivare l’offerta, ma lei lo tirò delica­tamente per un braccio e con un sorriso cancellò le preoccupazioni dal suo viso :”Vedrà, qui sono molto indulgenti”. Il numero che contrassegnava la coppia lo portava l’uomo e a loro capitò il nove. Renato, l’animatore, spiegò che avrebbero potuto astenersi dal ballare un pezzo, mentre avrebbero dovuto giocare un jolly al ballo nel quale si senti­vano più forti e che gli avrebbe reso un punteggio doppio. La giuria, composta tutta da ospiti, sede­
va nelle prime posizioni davanti alla pista. Si diede il via e le prime note di un valzer echeggia­rono in quello spiazzo in mezzo agli alberi, illumi­nato da molte luci, con un volume piuttosto alto, tra un pubblico attento e non ancora incline all’ammirazione o all’ironia. Qualche coppia, so­prattutto la cinque e la sei, se la cavava benissimo e seguiva elegantemente le note del disco com­piendo molte evoluzioni ed offrendo al pubblico continuamente un proprio lato diverso da osser­vare. C’era anche qualche imbranato che inciam­pava e si ostacolava con la dama, rompendo l’armonia della musica e suscitando qualche ilari­tà tra il pubblico, subito tacitata dai commenti indulgenti e incoraggianti dell’animatore: “È un gioco, siamo qui per divertirci...”. Stefano, medio­cre cavaliere, faceva del suo meglio per non attrar­re l’attenzione su di sé e, un po’ stordito da quei giri veloci cui non era più abituato, fu confortato dalla fine del brano musicale. Erano ancora vicini, l’uno a fianco all’altra, e si sentiva il profumo di lei che mischiava gli effluvi dell’acqua di colonia a quelli del bagnoschiuma della doccia e a quello più intenso della pelle. A Stefano piacque ma pensò anche che non se la sentiva di continuare quello sforzo, lì al centro dell’attenzione, mentre cominciava a sudare e con lo spirito non adatto a quelle goliardie che non lo entusiasmavano più. Le chiese di andar via e, ancora una volta, fu sorpreso dalla schietta disponibilità di lei. Sgu­sciarono via al momento giusto e si diressero verso il mare, come se se lo fossero detto prima, ma senza aver pronunciato neanche una parola. Scendevano le scale già da un po’ quando si accor­sero entrambi che erano silenziosi, ma restarono a loro agio. Questo piacque molto a Stefano che preferiva i silenzi alle parole. Sulla spiaggia c’era­
no solo tre ospiti che armavano una barca per la pesca alla lampara. Uno di loro aveva indossato una muta di gomma nera che gli copriva tutto il busto, fino all’altezza delle ginocchia. Un leggero vento dal nord aveva ripreso a sferzare dolcemen­te l’aria e portava loro l’odore degli olivi che si mischiava al profumo del mare quasi calmo in quel momento. Tutto era dolce e quieto, rotto a tratti dai lontani suoni della musica del villaggio che, a seconda del vento, portava loro l’allegria di quella folla.
“Non le piace stare con la gente?”, gli chiese mentre si fermavano a pochi passi dalla riva.
“Non oggi, non in questo periodo. Ci sono mo­menti durante i quali si sta meglio in compagnia del silenzio che in mezzo agli altri”.
“Credo di capirla. Ma che cosa la rende tanto triste?”.
Lui avrebbe voluto non rispondere, valutando l’inutilità di quel dialogo. Guardò i riflessi argentati della luna sull’acqua ed ascoltò un atti­mo il brontolio delle onde che si rompevano sulla riva. “Credo - disse - che la vita mi sia diventata inutile. Non ho più interessi, ambizioni, affetti da conservare. Di fronte a me c’è solo l’irreversibilità di una vecchiaia solitaria, un lungo tunnel buio fino alla morte”.
“Io credo, invece - rispose lei, che si tratti sola­mente di un brutto momento. Sul capo di ognuno passano, a volte, grosse nuvole, ma poi torna il sereno. Ciò che sembra eterno è solo passeggero ed il sole segue la pioggia come la primavera
l’inverno. Questa morte che si porta dentro e che si legge sul suo viso si può combattere. Si chiama depressione. A volte può bastare qualche milli­grammo di benzedrina...”.
“No, i farmaci non possono darci quello che la vita ci nega e poi perché non la droga o l’alcool, allo­ra?”.
La donna lo guardò un attimo in silenzio, non sapendo cosa rispondere a queste parole o rite­nendo ovvia una risposta. Anche lei si trovava nella parte terminale del suo viaggio della vita, anche lei aveva pagato un alto prezzo alla vita, ma a differenza di lui sperava, credeva ancora nel domani, negli uomini, nei sentimenti. La sua voce si fece più dolce, più femminile e quasi sussurran­do gli chiese: “Non crede all’amore?”.
“No”.
“Perché?”.
“Perché penso che a monte di tutto ci siano sola­mente tanti egoismi, tanti piccoli o grandi o grandissimi egoismi che si confrontano. Credo all’antico detto Homo homini lupus, l’uomo è lupo all’uomo, l’uomo divora il suo simile. Ognu­no ama soprattutto sé stesso, il resto è ipocrisia, finzione, demagogia. Bisognerebbe educare i ra­gazzi, fin nei primi anni scolastici, a cavarsela da soli, a fare a meno degli altri. Invece si dice loro che c’è l’amore, la fraternità, l’amicizia. Ma lei l’ha mai conosciuto un amore vero, non condizionato dalla passione dei sensi o dalla complicità di un accordo per sfidare in due, anziché da soli, le insidie del destino?”.
“Non credo che lei sia così cinico come vorrebbe far credere, - soggiunse lei e la sua voce divenne ancora più carezzevole - io credo che si esprime così perché ha vissuto di recente un grosso dolore e non ha avuto il tempo sufficiente per far cicatriz­zare la ferita”.
“Può darsi” rispose lui distrattamente e si mise a seguire, con lo sguardo, il volo basso di un gabbia­no che planava verso il mare inclinandosi su di un fianco per poi riprendere quota con brevi e intensi colpi d’ala. In lontananza si udiva sempre la mu­sica della pista e, molto più debolmente, lo stridio di gomme di qualche macchina che affrontava male la curva grande, sulla statale per Sapri, pri­ma dell’ingresso del villaggio. Visto così, in piedi davanti al mare, col viso serio e lo sguardo perso dietro un pensiero, l’uomo aveva un certo che di affascinante, pur non essendo bello. Dalla camicia aperta sui primi quattro bottoni si scorgeva il petto glabro e uno stomaco da ventenne che denunciava il suo distacco dai piaceri e forse anche qualcos’altro. Una malattia? Forse. Era quel­la, pensava Piera, che lo tormentava tanto? Lei, lo sentiva, avrebbe potuto aiutarlo, gli sarebbe potu­ta stare vicino, lo avrebbe accudito: sentiva, da quando lo aveva visto quel pomeriggio che qual­cosa era avvenuto in lei, qualcosa di magico, come tanti anni prima. Non c’era stata premeditazione né disegno alcuno. Si sentiva semplicemente at­tratta da quell’uomo e, pensava, forse neanche lei gli era indifferente. Ma come sottrarlo dal fondo di quei suoi pensieri neri? Si può far mai deside­rare l’acqua a qualcuno che non ha sete? E poi chi le diceva che non si stava sbagliando, che non fosse tutto un abbaglio, una specie di piccolo
incanto partorito con la complicità di quella notte stupenda? Lo fissò, standogli di fianco, un po’ più indietro, a destra. Lui lo avvertì e si girò incrocian­do con i suoi gli occhi di lei. Si guardarono per un attimo che sembrò lunghissimo. In loro non c’era né proposta né rinuncia, si sentirono semplice­mente assai vicini. Fu lui, poi, ad abbassare lo sguardo ed il super-Io riprese il controllo rigido dei sentimenti. La sua censura interna era rientra­ta in funzione e la griglia dei sentimenti aveva ripreso ad imbrigliare le forze di dentro che, a sprazzi, lottavano con la ragione, con l’uomo che stava diventando duro, che ogni giorno di più rassomigliava ad un misantropo, con la morte nel cuore, con questo grosso desiderio di scomparire, di gettare la spugna sul quadrato della vita. Ad un tratto si scosse, per un momento non capì, poi si accorse che qualcosa di morbidamente rigido gli aveva urtato una gamba: era una palla di gomma grande quanto un palmo aperto, gialla con piccoli disegni rossi. La inseguiva una bimba che poteva avere tre anni o anche meno, vestita con un abitino di cotone rosa con delle bretelline fatte di nastro dello stesso colore. Non portava scarpe e il viso segnava l’accanimento ottimistico con cui i bam­bini riempiono d’importanza anche le operazioni più banali. Dieci passi più indietro venivano, in quella direzione, un uomo e una donna, probabil­mente i genitori della piccola. Questa si fermò davanti a Stefano e lo guardò alzando molto il viso, essendosi fermata la palla proprio davanti a lui, frenata in un incavo della sabbia.
“Come ti chiami?”, chiese l’uomo.
“Paola” rispose con decisione la bimba che mo­strava già una forte comunicativa.
Allora Stefano si abbassò, piegandosi un po’ sulle ginocchia, e -prendendo la palla - gliela porse. Lei, dopo averla afferrata con due mani la lasciò cade­re e poi l’inseguì per colpirla con il collo del piede. Si allontanò da dove era venuta.
“Perché non ci sediamo qualche minuto?”, disse Piera.
Lui lo fece senza rispondere e la donna gli si sistemò a fianco, quasi attaccata.
“Non ha nipoti piccoli?” gli chiese nuovamente rompendo il suo pensieroso silenzio.
“No, mia figlia non ne ha voluti. Credo che mi sarebbe piaciuto. Ma più per egoismo. Poi penso, però, alle pappe da preparare, ai pannolini da cambiare, alle mille incombenze cui va incontro ogni nonno nei momenti di emergenza e mi dico che, tutto sommato, è stato meglio così”.
La donna lo guardò, quasi lo scrutò, come se volesse carpirgli i segreti più intimi e gli chiese: “Dunque non c’è nulla che le interessi, che le dia voglia di alzarsi la mattina, di iniziare una nuova giornata? Un piacere, che so, un hobby, una vec­chia abitudine, un interesse che potrebbe diventa­re più consistente?”.
Stefano stava per rispondere automaticamente di no, ma poi si fermò a riflettere un istante. In effetti c’era qualcosa che da qualche ora stava turbando il suo pessimismo. Era una tenue fiaccola in una grotta buia che rischiarava, con un pallore rossastro, solamente un piccolo lato dell’antro.
Questa luce era lei, una minuscola promessa in una galassia di minacce. Non poteva più nascon­derselo, si stava innamorando, quella donna lo attraeva, era scattato qualcosa ch’egli non riusciva a definire bene, ma che gli piaceva, che avrebbe potuto diventare un sentimento positivo... Lei si accorse che qualcosa stava cambiando, che l’aura di elettricità intorno a lui stava cadendo, che l’uo­mo stava emergendo, che l’umanità si manifesta­va.
“Perché non si lascia un poco andare?” gli chiese e gli appoggiò dolcemente la mano sul dorso della sua mentre gli occhi, più con certezza che con speranza, incontrarono i suoi: fu un attimo, lui girò le dita e gliela strinse.


Ciro Discepolo


II classificato al Premio Letterario Spaccanapoli 1987
Un racconto per la vita








For the female friend of Mordecai

Dear Mordecai, these two locations can be well. Best wishes.






P.S. Per gli stagnini dementi (e con Mercurio quadrato stretto a Saturno): i piccoli e ininfluenti bug di Aladino non li abbiamo mai corretti perché ci costa troppo e ci fa perdere tempo che invece utilizzo a scrivere libri. Resta, invece, sempre valida la scommessa di 10.000 euro che il mentecatto giunge a sbagliare anche 15° su di un cielo di nascita italiano (ma già gli stanno saltando le valvole, ora se la fa anche addosso) e sono pronto a qualunque confronto: in pubblico, senza maschera, faccia a faccia e senza protezione (non temete, tanto la citazione non la capisce).









For all. This is not an important piece of news but I ask you to read it anyhow because it will explain, to some, the background noise which has been disturbing Astrology for some years (Per Tutti. Non è una notizia importante, ma vi invito a leggerla in quanto potrà spiegare, a qualcuno, il perché di un certo rumore di fondo che disturba, da qualche anno, l’Astrologia. Appena avrò un po’ di tempo, creerò altri tre o quattro blog per altre persone su cui vi state ponendo delle domande):













Buona Giornata a Tutti.
Ciro Discepolo
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sabato 29 ottobre 2011

A New Detached Section Of Active Astrology Was Born In Rome!









Paola Scalamogna born in Milan, 26.XI.1950 03,12 am


After receiving Classical Education I attended undergraduate degree in Law without thesis discussing due to a lack of time as already working their current tax adviser

I always had a deep interest in Western and Eastern philosophy, for the latter attending courses on cultural and practical advanced yoga-class.

I am interested in psychology, esotericism, archeology, religion, astronomy, until I came across the study of astrology.

At this rate, my introspective research, based on fragile and unprovable assumptions, takes concrete form and shape, by identifying the relationship between the stars and my little being who day after day suffer their teachings.

In this apparent state of helplessness, just through the study of Active Astrology, wonderfully exposed by Professor Ciro Discepolo, who has dedicated his life to discover the mysterious mechanisms that regulate it, I was able to frame in terms of space-time concept, a sense of free will and intuit a possible way to overcome the limits of my existence here now or elsewhere, so evolutionarily better or worse.

A deep thanks to the Master Discepolo, who allowed me to leave my own spiritual labirynth to see the true light of the Stars.







Conseguita la maturità classica ho frequentato il corso di laurea in Giurisprudenza senza discutere la tesi per mancanza di tempo, poiché già svolgevo l'attuale attività di consulente fiscale.

Ho sempre nutrito un profondo interesse per la filosofia occidentale ed orientale, frequentando per quest'ultima corsi di approfondimento Yoga di altissimo livello culturale e pratico; mi sono interessata di psicologia, esoterismo, archeologia, religioni, astronomia, fino ad imbattermi nello studio dell'Astrologia.

A questo punto la ricerca introspettiva del mio io, basata su supposizioni fragili ed indimostrabili, assume concretezza e forma, grazie all'identificazione del rapporto tra gli astri ed il mio piccolo essere che giorno dopo giorno ne subisce gli insegnamenti.

In questo apparente stato di impotenza, proprio attraverso lo studio dell'Astrologia Attiva, meravigliosamente esposta dal Prof. Ciro Discepolo, che ha dedicato la sua vita alla scoperta dei misteriosi meccanismi che la regolano, mi è stato possibile inquadrare in termini spazio-temporali il concetto di libero arbitrio ed intuire un possibile modo per superare i limiti del mio esistere qui ora od altrove, in modo evolutivamente migliore o peggiore.

Un profondo grazie al Maestro Discepolo che mi ha permesso di uscire dal mio labirinto per vedere la vera luce delle stelle.











Best wishes to the new owner!
Ciro Discepolo
















Grazie a Ludovico Bramanti e agli altri che aiuteranno i meno esperti.















Per Giulia di Sora: in tutte e due le Case, se siamo a meno di 2,5 gradi dalla cuspide.








For all. This is not an important piece of news but I ask you to read it anyhow because it will explain, to some, the background noise which has been disturbing Astrology for some years (Per Tutti. Non è una notizia importante, ma vi invito a leggerla in quanto potrà spiegare, a qualcuno, il perché di un certo rumore di fondo che disturba, da qualche anno, l’Astrologia. Appena avrò un po’ di tempo, creerò altri tre o quattro blog per altre persone su cui vi state ponendo delle domande):









Buona Giornata a Tutti.
Ciro Discepolo



venerdì 28 ottobre 2011

Where Does It Have To Go The Female Friend Of Mordecai?







Dear Mordecai,  
I am traveling and I am arrived just now in my destination (almost 48 hours of trip). I remember that I answered you for your friend that had another name. Please post again her birth dates and tell me what is not clear in my last answer.  
Best regards.








Per A.P. Sì, qui non perdiamo tempo.






Caro Giuseppe, teniamo sempre a mente le parole del grande Sciascia: esistono gli uomini (si contano sulle dita di una mano), i mezzi uomini (su due mani), gli ominicchi e i quàquàràquà: per il 99% il mondo è popolato da quàquàràquà...






Bentornata Lella e molti auguri per il tuo Giove in 11^!
















Per Giulia di Sora. Puoi inserire i dati per le ore 24 di oggi, per esempio, o per le ore 0 di domani. Il risultato non cambia.







Benvenuto Maurizio da Imperia!
Per favore chiarisci meglio la tua domanda.







Benvenuto Calogero Duranti!
Per favore, qualcuno gli dia dei suggerimenti perché, come al solito, quando viaggio la rete è lentissima e non posso neanche andare a leggere i necrologi per vedere se uno stagnino ci ha già lasciati o resiste ancora (il transito di Marte sta picchiando durissimo, insieme alla RL).





Per Roberto Minichini che scrive: Addio da Roberto Minichini.

E dai, non fare così! In fondo non siamo neanche fidanzati! Domani è un altro giorno.
Facciamo così, la settimana prossima, se vuoi ti spiego per bene questa questione della realtà soggettiva e della realtà oggettiva che ti anticipo in due parole: se ti rubano la macchina, è un fatto oggettivo. Se sei preoccupato, è un fatto soggettivo.
Non ti strapazzare e pensa in positivo.







Molti auguri a Marco Celada per le sue RSM e per le sue RLM.










For all. This is not an important piece of news but I ask you to read it anyhow because it will explain, to some, the background noise which has been disturbing Astrology for some years (Per Tutti. Non è una notizia importante, ma vi invito a leggerla in quanto potrà spiegare, a qualcuno, il perché di un certo rumore di fondo che disturba, da qualche anno, l’Astrologia. Appena avrò un po’ di tempo, creerò altri tre o quattro blog per altre persone su cui vi state ponendo delle domande):














Buona Giornata a Tutti.
Ciro Discepolo
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giovedì 27 ottobre 2011

Nasce L'Astro-Sismologia








Ricevo e volentieri pubblico, dall'amico e collega Antonio Alessi, quanto segue:


Caro Ciro,
 
nonostante il 2.o "bidone" messo in onda dal team ex-Bendandi, per la quale possibile gravità non esitai ad espormi in prima persona presso il Governo, il mio lavoro di ricerca continua incessantemente, poiché ho motivo di credere in quello che sto facendo, nell'interesse della comunità. Se non altro, si è esaurita la buriana dei blog.
che i terremoti vengano dal cielo, è ora che qualcuno se ne accorga:
sabato 22 ho etichettato la giornata del 23 come "pericolosa".
è successo il finimondo. domenica ho scritto lo stesso per il lunedì.
261 sismi registrati, più del triplo della media giornaliera.
ieri l'altro ho scritto che non sarebbe affatto finita.
infatti non accenna a finire; forse questa sera stessa ne avremo di nuove.
 
da settimane continuo a pubblicare preavvisi orari a fine pagina che hanno esito preciso, alcuni al minuto.
è tutto controllabile sul server, con data certificata.
 
TI segnalo anche l'ultimo articolo, dedicato al ricercatore prof. Sassara, che forse non conoscevi ma che, senza volerlo, in certo qual modo è dei nostri:
 
sperando di trovarti in forma, ti saluto cordialmente
Antonio Alessi
 




Nota

Non sarebbe necessaria, ma per quei pochi...
Va da sé che la mia stima va per la serietà e per la bravura del collega Antonio Alessi, indipendentemente dai successi o dagl'insuccessi che talvolta egli raccoglie. Vi invito a studiare le sue ricerche e ad apprezzare soprattutto il fatto che, come ormai pochissimi in Astrologia, egli si espone con studi di frontiera e non si limita a belare contro i lavori degli altri.


Ciro Discepolo










Per Gabri: OK, aspettiamo notizie.












Per Roberto Minichini. Scrivo al momento del tuo secondo post perché mi sto preparando alla partenza per un lungo viaggio e ho ancora molte cose da fare. Ti ringrazio sempre per la tua sensibilità e attenzione nei miei confronti. Credo che i tuoi interventi potrebbero suscitare delle perplessità in chi ci legge, ma io ritengo di conoscerti abbastanza per dire che sei un uomo onesto e leale, anche nei momenti di sconforto che possono prendere tutti. Come ti dicevo ieri diamo sempre la parola agli esperti. Nei tuoi sogni di oggi (ma potrebbero anche essere fantasie da sveglio: da un punto di vista psicoanalitico non fa differenza) l'analista ti chiederebbe: "Perché lei pensa di perdere tutto, di essere perseguitato e di finire nella disperazione?". E tu: "No, non ha capito: è Ciro Discepolo che è in pericolo...". E allora l'analista ti spiegherebbe, nuovamente, che al tuo inconscio importa zero di Ciro Discepolo ed esso si preoccupa solo di te.
Perciò stai tranquillo e magari aiutati anche con un poco di Ignatia o con i fiori di Bach.
Per quanto mi riguarda, come ti dicevo, io ho i nemici come altri hanno le emorroidi: me li tengo perché non solo non hanno ostacolato la mia carriera, ma forse l'hanno molto incentivata.
Anche i programmi che ho lanciato con l'ultima RSM si stanno realizzando, soprattutto all'estero, mese per mese e non ti dico i prossimi sull'estero perché sono un po' superstizioso. Comunque mi piacerebbe abbandonarmi a fantasie di potenza e vedere i TG di tutto il mondo che aprono con la notizia di una crociata mondiale contro Ciro Discepolo: le vendite dei miei libri schizzerebbero alle stelle! Tuttavia, caro Roberto, questo non è un DVD di Walt Disney e i nemici che mi ritrovo sono pressappoco un'armata Brancaleone.
Lo so che ad ogni annuncio di un mio nuovo libro ad alcuni si forma la bava alla bocca: ma cosa dovrei fare? Li dovrei nascondere?
No, senza enfasi, li presento semplicemente ai miei estimatori che sono tantissimi e che li iniziano a comprare già mezz'ora dopo.
Pertanto ti ringrazio nuovamente per la tua attenzione nei miei confronti e ti esorto a dialogare maggiormente con il tuo inconscio. Fammi sapere che stai bene quando sarò di ritorno dall'estero e, se così non fosse, mi permetterò di darti dei nuovi piccoli consigli. Tanti auguri.  P.S.: ah, se vuoi e se puoi, fammi sapere se durante il mio viaggio, in anticipo sulle mie previsioni, sono saltate le valvole a un mentecatto che, tra le altre cose, è nato con una stretta quadratura Mercurio-Saturno che ti dice tutto sulla sua intelligenza (?) e su quella dei suoi supporters che finora si sono firmati Mario, Antonio, Dante...









Caro A.P.,
anche tu stai diventando un saggio da quando pratichi l'AA. Porta pazienza e ricordiamoci del troll...











Caro Angelino50, speriamo bene!























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Buona Giornata a Tutti.
Ciro Discepolo
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