martedì 1 gennaio 2008

Quando decisi di studiare seriamente l’inglese


Vorrei iniziare questo 2008 con un brevissimo racconto di uno spezzone di viaggio di compleanno che è – più che altro – una battuta o, se volete, un piccolo amarcord per prendermi un po’ in giro perché penso sia salutare, per tutti noi, usare spesso dell’autoironia.
Vi racconterò, allora, perché, diversi anni fa, decisi che avrei imparato abbastanza bene (sono lontano dal potere dire ‘bene’) l’inglese che è davvero fondamentale per poter viaggiare.
Ero entrato, una sera, in un ristorante né elegante né scadente, in una capitale scandinava.
Il cameriere si avvicinò e mi chiese: “No smoking?”. E io feci un gesto con la mano, come per dire: “Ma ti sei guardato intorno? Hai visto come stanno vestiti tutti quanti? E vorresti lo smoking da me?”. Mentre lo dicevo, però, mi resi conto che il mio interlocutore alludeva al fumo e dissi a me stesso: “Basta, da oggi in poi, almeno una decina di ore alla settimana, studierò l’inglese perché questa dev’essere l’ultima figuraccia della mia vita!”.
La promessa, almeno in parte, l’ho mantenuta perché ho studiato molto e studio ancora, ma non sono certo che quella fu l’ultima figuraccia della mia vita…
Spero di avervi regalato un po’ di buon umore.
Felice 2008 a Tutti,
Ciro Discepolo
www.solarreturns.com
www.cirodiscepolo.it

4 commenti:

  1. Sì grazie, me ne hai regalato!
    Ma sopratutto sei un esempio di volontà indomabile.
    Purtoppo invece la mia componente gemelli fa di me quasi un cartone animato in queste situazioni.
    La mia conoscenza dell'inglese è di livello scolastico per cui diciamo che me la cavo.
    Ma dove non arrivo utilizzo delle tecniche quasi teatrali che ottengono il risultato di farmi capire e contemporaneamente di divertire e divertirmi in modo incredibile e quindi di impigrirmi un po' .
    Quando andai ad Irkutsk, sul lago Baikal, i camerieri non capivano neanche una parola di inglese.
    Dovevo cenare e il menù era scritto in russo.
    Insomma alla fine a forza di gesticolare mi sono fatta accompagnare in cucina e abbiamo fatto una lezione di russo - inglese - italiano sui nomi dei cibi.
    Si sono "ribaltati" dal ridere così tanto che per dimostrarmi la loro simpatia mi hanno procurato un cd di musica italiana (con canzoni di pupo, al bano e romina ecc) da tenere in sottofondo mentre cenavo con un simpatico ingegnere minerario brasiliano che era lì per lavoro.
    BUON 2008 a te e a tutti i blogger.

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  2. Il 2008 e' cominciato!rimbocchiamoci le maniche e partiamo.
    Credo che universalmente il capodanno sia un concentrato di pura voglia di vivere contro le depressioni e i malvivere:ad ogni inizio anno tutti abbiamo propositi di rinnovamento.
    Per dirla tutta,io vorrei scappare da tutti i miei doveri,lavoro come collaboratore in uno studio di un Ragioniere,assisto la notte gli anziani e in piu' studio come esterno Scienze Politiche.
    Sono veramente esaurito!
    Ma spero bene che il 2008 mi possa dare un certo limite di liberta'(speriamo!9.
    Ciro,nel suo manuale,e tutta l'astrologia in generale afferma che un ariete con asc sagittario e' sempre pronto a scappare dai doveri,io mi ci sono incappato automamente!
    QUalche giorno scappo e vado ai Caraibi,o mi faccio un compleanno mirato...
    Attualmente,inoltre sto studiando l'inglese e oltre a sentir parole impronunciabili per noi italiani,quali thought,think,everybody,etc...devo pure memorizzarle.
    Credo che i miei neuroni non abbiano piu' spazio per nessun altra informazione...
    Buon 2008,nonostante le bruttissime cose accadute nella martoriata Napoli,a proposito stasera alle 23.30 circa fanno uno special sulla storia di questa citta',mi sembra che sia o raidue o raitre,

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  3. circa la propensione,
    l'attitudine e l'inclinazione
    personale ad imparare
    e parlare le lingue straniere
    (diverse cioè da quella madre,
    appresa in famiglia e a scuola)
    San Paolo, in una sua lettera,
    così si esprime:

    (Fratelli) aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò
    una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli
    uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come
    un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se
    avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e
    tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così
    da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
    sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
    e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la
    carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la
    carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
    non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si
    adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode
    dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
    Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
    La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il
    dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra
    conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.
    Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto
    scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino,
    pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto
    uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato.
    Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa;
    ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo
    imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come
    anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che
    rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più
    grande è la carità!
    (prima Lettera di S.Paolo
    apostolo ai Corinzi 12,31 - 13,13)

    quindi, oltre al fatto che
    una certa lingua ci è più
    familiare perchè, magari,
    in qualche vita passata
    siamo nati nel paese in cui
    si parlava detta lingua, rimane
    anche il fatto che, in ultima
    analisi tutti i doni o talenti
    particolari che abbiamo hanno
    anche un'origine esterna,
    divina, e, nella fattispecie,
    quelli linguistici derivano
    dallo Spirito Santo, quindi
    ad esso dobbiamo gran parte
    della nostra riconoscenza, oltre
    a doverla al nostro sforzo personale.

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