domenica 9 febbraio 2025

Parthenope, un film da vedere e rivedere. By Ciro Discepolo.

 



Parthenope, un film da vedere e rivedere. By Ciro Discepolo.

 

Parthenope è un viaggio nel mito.

Ma, forse, sarebbe più esatto dire “nei miti”, non per snobberia, ma credo che solo un napoletano napoletano possa cogliere tutti quelli rappresentati nell’ultimo splendido film di Paolo Sorrentino: Parthenope, una delle sirene che morirono gettandosi in acqua per l’insensibilità di Ulisse al loro pianto e il cui corpo fu ripescato proprio lì, dove nacque Neàpolis, ma anche il miracolo di San Gennaro (non dimentichiamo che Napoli è l’unica città al mondo dove avvengono più miracoli all’anno, in date prestabilite), Palazzo Donn’Anna e le altre magnifiche ville posillipine che digradano fin dentro il mare, Capri e i suoi faraglioni, soprattutto nella prospettiva che ti offre il percorso di avvicinamento da Punta della Campanella, l’alba e la notte a fianco ai Faraglioni, la nascita dell’amore e la morte ai Faraglioni, il comandante Achille Lauro e perfino la doppia/metà scarpa offerta/minacciata prima e dopo il voto, i vicoli dei Quartieri, il professor Marotta, gli abiti di Cesare Attolini (per Gary Oldman che impersona lo scrittore John Cheever), ma anche quelli di Anthony Vaccarello per Yves Saint Laurent (i magnifici tailleur di Parthenope), come a sottolineare una “contaminazione francese” della cultura partenopea, ma poi, ancora, sesso e miracoli, tanti miracoli e tanti mostri, come nel mito mai obsoleto della bella e della bestia e nell’antropologia dei miracoli…

“Mi rompo il cazzo a fare il miracolo!”

Esclama, incazzato, Peppe Lanzetta nei panni dell’Arcivescovo/Cardinale e ci ricorda quel Carmelo Bene che “In nostra Signora dei Turchi” (1966) ci mostra la Vergine Maria che fuma, stando a letto, mentre sfoglia un rotocalco femminile.

Sì, c’è tantissimo fumo. Qualcuno dirà per fini promozionali, ma il cuore della vicenda si svolge nel 1968 quando si fumava molto e soprattutto le ragazze fumavano tutte. Tanto.

Celeste Dalla Porta (Milano, 24 dicembre 1997) è Parthenope: non è la stupenda diciottenne puteolana che girò il suo primo film da Oscar e neanche l’altrettanto meravigliosa Brigitte Bardot a quell’età, ma, “nelle mani di Sorrentino”, lei è cento volte più in alto perché elevata a mito.

Può esserci spettatore che non si sia innamorato di lei nelle due ore e passa di pellicola? E che poi non si sia indignato per i suoi scandalosi peccati?

Qualcuno, uno spettatore poco colto e poco attento, potrebbe definire il film un’accozzaglia di scene senza senso… ma si tratta di un’opera non per tutti.

Ripeto, ancora, non tutti possono comprendere, da non napoletani, i miti che vengono celebrati qui.

Poi, a mio parere, non è possibile una lettura al di fuori della psicoanalisi: credo che l’Autore sia stato in analisi e ritengo che lo sia ancora. Sarebbe un peccato se non lo fosse.

Ma sappiamo pochissimo sulla sua vita privata.

Per esempio, quanti sanno che il film è dedicato a Luca, suo figlio diciannovenne scomparso nel 2022?

Anche personalmente, pur guardando almeno una mezza dozzina di telegiornali al giorno e leggendo altrettante prime pagine di quotidiani importanti, fino a due giorni fa sapevo nulla di quest’altra immane tragedia che ha colpito il premio Oscar 2014 così recentemente.

La tragedia si aggiunge all’altra, non meno atroce, che lo colpì da ragazzo quando perse i genitori per una banale fuga di gas a Roccaraso e quella perdita gli spaccò il cuore.

Io credo che Paolo Sorrentino sia in analisi e penso che in questa sua meravigliosa opera cinematografica abbia voluto parlarci anche di alcuni miti che travalicano la sua dolorosa esperienza personale e che vanno oltre in una Weltanschauung non solo sua e personale, ma dell’Umanità.

Penso anche che alcuni temi del film non siano stati decrittati perché, seppure la psicologia sia ormai conosciuta in ampie fasce della popolazione mondiale, pochissimo si conosce ancora di psicoanalisi.

Tanti parlano di psicoanalisi, ma molti dimostrando il proprio analfabetismo in materia.

Inoltre penso anche che in questa pellicola Sorrentino abbia voluto affrontare temi molto oltre i confini del pensiero contemporaneo, partendo sì, dall’elaborazione del lutto, ma giungendo fino ai confini del tabù universale relativo all’incesto, all’altro sull’amore fuori dagli schemi (maschile/femminile), al sacro, al profano, al miracolo e al sesso che, nonostante tutto, pur non da freudiani, occorre riconoscere come il principale motore che governa ancora la vita sulla Terra.

Senza dimenticarne un altro importantissimo, a mio vedere: quello della bella e la bestia, qui declinato ben quattro volte e in maniera esplicita, mi sembra.

Proverò a parlarvene, ma non so se ci riuscirò.

Partiamo dal cielo di nascita del Regista: Napoli, 31 maggio 1970, alle 23.50. Anche qui si consumò, per me, un mito partenopeo: l’impiegato mi permise di guardare il documento, furtivamente, memorizzandolo, ma non lasciandomelo portare via…

Paolo Sorrentino è soprattutto un Cancro per il Sole in quarta Casa, con una dominante Nettuno (la “follia”, le nevrosi, le angosce, gli stati di coscienza alterati, ma anche le ispirazioni eccezionali, i territori sterminati del pensiero…), al Medio Cielo. E poi, la vera grossa chiave di lettura del tutto: un semi-quadrato tra la congiunzione Mercurio-Saturno, in terza Casa, e Marte in quinta Casa. Entrambi questi aspetti con orbita vicina a zero gradi.

I primi vent’anni che studiai astrologia non compresi l’enorme importanza degli aspetti angolari planetari con orbita strettissima e non li avrei compresi neanche negli anni successivi se non li avessi scoperti, da me, lungo il mio cammino.

Essi segnano la differenza.

Mercurio e Saturno, al semi-quadrato preciso di Marte, nel Toro (che rimugina, in continuazione) credo che sia una vera ossessione per l’autore de “La grande bellezza”: quella enorme forza/debolezza che è anche di Parthenope, l’ossessione di rispondere sempre con la battuta giusta!

“Alla fine della vita resterà solo l’ironia”

 

Questa congiunzione praticamente a zero gradi in terza Casa è anche la laurea mancata (laurea honoris causa in filologia moderna, all’Università Federico IINapoli, 5 giugno 2015, cinque giorni dopo il suo quarantacinquesimo compleanno) e forse il libro, il romanzo, che scriverà da vecchio, come altri grandi prima di lui, da Casanova a Piero Chiara, per esempio.

Mercurio saturnizzato malamente, in terza Casa, è anche la giovinezza “sfiorita in un lampo”, di Parthenope e del Regista.

Ma, nel film, quale personaggio è Paolo Sorrentino? Che domande: tutti, ovviamente.

Marte, così fortemente aspettato (il semi-quadrato con detta congiunzione è a quasi zero gradi di tolleranza e a mio parere è la vera chiave di lettura di tutto, qui), è nella quinta Casa: il cinema, il cinema! Certamente. Ma anche il figlio morto giovane, giovanissimo.

Ancora una volta si ripresenta il tema di questo aspetto astrologico davvero terribile, l’angolo dissonante tra Marte e Saturno: o fa le persone spietate e cattive o le rende vittime di atrocità.

Siamo certamente nel secondo caso. E l’elaborazione del lutto è e sarà uno dei temi fondamentali della vita del Soggetto.

Lui perse entrambi i genitori drammaticamente, come ho appena scritto, e ciò lo vediamo nel Sole in IV, al sesqui-quadrato di Giove in ottava Casa.

Ma c’è un terzo lutto di cui mai si è parlato: quello mai avvenuto, nel “mondo reale”, e forse molte volte provato nel proprio animo: relativo al fratello maggiore Fabio, di cui si sa nulla o quasi.

Eppure i riferimenti cinematografici sono davvero fortissimi, a cominciare dal film “È stata la mano di Dio” in cui il personaggio del fratello è descritto come all’interno di un’aura speciale, mitica, appunto.

Arriviamo al tabù-mito dell’incesto.

Davvero non lo avete notato?

Eppure è assordante nel tracciato narrativo di questa splendida pellicola.

Osservate attentamente la scena del ballo a tre, poche ore prima del suicidio di Raimondo: Parthenope danza rapita, tra Raimondo e Sandrino. I tre si sfiorano più volte, molto sensualmente, con le mani, la bocca, le labbra, le braccia. Si stringono ripetutamente in una danza che sembrerebbe giungere, per via naturale, all’amore, al sesso, a tre, come avveniva nelle civiltà elleniche e romana prima che venisse instillata tra gli umani l’idea del peccato.

“Mi manca l’aria”, esclama Parthenope nella cattedrale di San Gennaro, subito prima di fare sesso con il “Demonio”.

E l’Arcivescovo: “È il cattolicesimo”.

Ecco, provate a rivedere il film partendo da queste angolazioni: l’incesto, il sesso, il peccato, l’amore senza steccati, queer, come si dice oggi.

Era e Zeus, la sposa sorella e lo sposo fratello, come nel mito decrittato da Verena Kast, “La coppia”, Red edizioni, Como, 1991.

Tornando alla danza dei tre giovani protagonisti, il Regista l’ha voluta ulteriormente marcare con l’intera suggestiva canzone di Riccardo Cocciante, “Era già tutto previsto”, 1975:

Era già tutto previsto

Fin da quando tu ballando

Mi hai baciato di nascosto

Mentre lui che non guardava

Agli amici raccontava

Delle cose che sai dire

Delle cose che sai fare

Nei momenti dell’amore

Mentre ti stringevo forte

E tu mi dicevi piano

“Io non lo amo, non lo amo”

Era già tutto previsto

Fino al punto che sapevo

Che oggi tu mi avresti detto

Quelle cose che mi dici

Che non siamo più felici

Che io sono troppo buono

Che per te ci vuole un uomo

Che ti sappia soddisfare

Che non ti basta solo dare

Ma vorresti anche avere nell’amore

Ma quale amore?

Era già tutto previsto

Anche l’uomo che sceglievi

E il sorriso che gli fai

Mentre ti sta portando via

Ho previsto che sarei

Restato solo in casa mia

E mi butto sopra il letto

E mi abbraccio il tuo cuscino

Non ho saputo prevedere

Solo che però adesso io

Vorrei morire

 

Ed è il preludio del suicidio del fratello, di Raimondo, poche ore dopo, incapace di superare lo spettacolo, davanti ai suoi occhi, del primo sesso di Parthenope con Sandrino, eternamente innamorato di lei ed in quel momento divenuto un semplice strumento, un toy, quasi, dopo che Raimondo si è fermato e non ha saputo o voluto andare oltre.

Tutte le musiche del film sono quanto mai appropriate e suggestive:

“Exodus” di Wojciech Kilar.

“True Sorry” di Ibrahim Maalouf.

“A Gira” del Trio Ternura.

“Oversky” di Luke Howard.

“Mess Hall” di Luke Howard e Nadje Noordhuis.

“Bluebird” di Luke Howard e Nadje Noordhuis.

“Che cosa c’è di Gino Paoli”.

“My Way” di Frank Sinatra (qui devo protestare per avere accostato questa mia reliquia all’insulso uomo dell’elicottero).

“Io sono il vento” di Marino Marini.

“Harvester of Sorrow” di Little Kruta e Jenn Mundia.

“Fields of forever” di Chad Lawson e Peter Gregson.

“Napoletana” di Enzo Avitabile e Mario Brunello.

“Rjódur” di Snorri Hallgrímsson.

“Memoria” di LaTorre.

“Era già tutto previsto” di Riccardo Cocciante - Questa canzone appare anche alla fine del film e nel trailer, sottolineando i momenti emotivi chiave.

“The Mistral Noir” di Daniel Herskedal.

“The Lighthouse” di Daniel Herskedal.

“Pause” di Peter Gregson.

“Valse Triste” di Jean Sibelius.

“Indigo” di Nadje Noordhuis.

“E si arrivata pure tu” di Valerio Piccolo - Brano originale scritto appositamente per il film.

“Malambo No. 1” di Yma Sumac.

“Pupularia” di Enzo Avitabile e Djivan Gasparyan.

“II. Warmth” di Peter Gregson e Warren Zielinski.

“L’estate sta finendo” dei Righeira.

Raimondo si uccide e immagini del corteo funebre e di mostri meccanici che spargono il colera per Napoli rispecchiano la putredine che ha preso posto nell’animo di Parthenope la quale, prima di vedere una propria via di uscita verso una possibile “normalità”, dovrà ancora passare attraverso esperienze più vicine a thanatos che a eros.

Certamente la scena di sesso con l’arcivescovo/cardinale è forte1, tanto da disgustare moltissimi spettatori. Ma, ripeto, occorre calarsi nel mito della bella e della bestia, se si desidera davvero avvicinarsi al tema.

Nel film esso ci viene proposto quattro volte, in modo marcato: il sesso tra la protagonista e la non più giovane e deturpata Marta Flava, il sesso con il viscido vecchio e demoniaco arcivescovo/cardinale Tesorone, di nuovo il sesso con Roberto Criscuolo, il camorrista non più giovane e semi-impotente “scopato da Parthenope” e non “che scopa Parthenope” e, infine, il contatto fisico con il bambino-gigante-mostro-amore3 figlio del professor Marotta, fatto di acqua e sale, come Parthenope…

La scena che mi è piaciuta di meno è stata quella del miracolo, nella cattedrale. Mi è sembrato che fosse poco sentita dall’Autore.

Invece le altre due, a mio avviso più straordinarie e toccanti, per me le più emozionanti di tutto il film, sono state quelle dell’abbraccio con il Professore, nel cortile-agorà dell’Università (la fusione tra il mito e il Sapere) e l’altrettanto commovente abbandono del saturnino Professore sull’enorme braccio del suo bambino-gigante-mostro-amore.

Non c’è dubbio che il film farà parlare di sé a lungo, anche per la filippica di Pasquale Sorrentino contro i napoletani:

“Voi napoletani siete depressi, trasandati e folcloristici…”

E via continuando in un j’accuse che fa tornare alla mente le parole di Anna Maria Ortese in “Il mare non bagna Napoli”.

Ma ha forse torto?

Non è forse vero che Pasquale Sorrentino, come ogni buon napoletano, ami e odi la propria città allo stesso tempo? Visceralmente?

Certo non si possono considerare “leccate” le parole dei tifosi che cantano, in via Partenope!, davanti all’hotel Excelsior, nella scena finale del film, che gioiscono per il terzo scudetto (o miracolo?) del Napoli (come non vedere, qui, la scena del transatlantico Rex, di notte, che passa al largo di Rimini, in “Amarcord”?)

Sorrentino non le manda a dire ai suoi concittadini. Anche se poi la Greta Cool che ce le trasmette è quella così descritta da Marta Flava: “Una grandissima simpatizzante del sesso anale”.

 

Un film da vedere e rivedere molte volte, per non sciupare alcunché.

Già la scena di Parthenope, subito dietro gli studenti che lanciano molotov ai poliziotti, sulle scale dell’università, che veste di nero, piange e si dispera, meriterebbe un approfondimento a parte… (un’altra citazione felliniana?2 Un richiamo a quella “Prova d’orchestra” in cui il Maestro si spese anche politicamente?)

E come non stigmatizzare i cambiamenti di cifra e di narrazione di una giovane donna-mito che, in quell’attimo che fu la sua giovinezza, come tanti, pensò davvero di essere immortale ed onnipotente? Che poi, dopo la morte di suo fratello, si perde in una terra di nessuno tra camorristi, riti camorristici, miracoli-truffa e sesso mostruoso, prima di approdare ai meravigliosi tailleur indossati con scarpe e borse elegantissime, capelli raccolti dietro la testa e aria già professorale quando inizia a vivere la sua seconda vita, dopo avere cambiato pelle e dopo avere smesso di fumare.

La sintesi di tutto sembrerebbero due frasi:

Marotta su Tesorone: “È solo un seduttore”.

E Tesorone su Marotta: “È solo un padre con un figlio problematico”.

 

Ma c’è tanto di più.

 

1)    A marcare ancora maggiormente l’obbrobrio suscitato dal sesso tra la bella e la bestia, Sorrentino ci ha mostrato una bella “che sembra una santa”, ancora più meravigliosa e seducente a mezzo dei gioielli del Tesoro di San Gennaro, gemme preziosissime, uniche, del suo splendore di sensualità e di giovinezza. Per “Satana”, invece, il Regista non si è dovuto spendere troppo dato che a fianco a quel fiore ogni uomo anziano e un po’ brutto…

2)    Felliniano ormai fa parte del dizionario italiano, ma vorrei invitarvi a non confondere un territorio ben preciso con i border della imitazione. Sorrentino è genuinamente “felliniano”, nel senso di tirare fuori l’anima, quella junghiana, per raccontarci i propri mondi interiori. Ed in ciò è certamente simile a Federico Fellini che anche frequentò tantissimo Carl Gustav Jung, ma il Nostro lo fa con una propria grammatica e grandezza artistica che non bisogna confondere con attività volgari da “copia e incolla” di triste attualità.

3)    Perché l’Autore ha usato il virtuale per rappresentare il figlio “diverso” del Professore? A mio parere per due ragioni: la prima perché ciò gli avrebbe permesso una esagerazione, una rappresentazione iperbolica molto lontana dalla “normalità” e secondo perché si sarà reso conto che se avesse usato un “modello vero” sarebbe stato fustigato da tutti, a prescindere, per un uso non politicamente corretto della cinepresa. 




Aggiornamento del 10/2/2025

 

Finalmente è stata approvata la domanda, inoltrata alla Prefettura di Milano circa tre anni e mezzo fa, di Daniela Boscotrecase, per cambiare il proprio cognome in Discepolo Boscotrecase.

Ciò corrisponde alla mia volontà di permettere a lei, se ne verificasse la condizione, di continuare a pieno titolo la strada da me iniziata, facendo da punto di riferimento mondiale all’Astrologia Attiva. Per nostra comune decisione, Daniela Discepolo Boscotrecase, sarà, quindi, riferimento ed arbitro in future questioni inerenti la prosecuzione e lo sviluppo dell’opera di Ciro Discepolo, opera contenuta soprattutto in oltre 150 libri pubblicati alla data del 10 febbraio 2025, migliaia di lezioni YouTube, oltre 300 saggi brevi e molte migliaia di articoli, testi di conferenze e seminari, oltre a capitoli scritti in libri di terze persone.

 

Milano, 10 febbraio 2025



Aggiornamento del 14/2/2025:

Disponibile da subito (entro poche ore) il mio libro “Il Blog Di Ciro Discepolo Volume VI”, con questo codice: 979-8310655263. Dalla PREFAZIONE:

Questo è il sesto volume che raccoglie tutte le pagine del mio blog da novembre 2007 a oggi. Qui troverete i miei diari astrologici da settembre al 10 novembre 2011.

Come ho già spiegato un anno fa, ho eliminato tutte le foto e le immagini non strettamente indispensabili alla lettura di questo tomo e nonostante ciò, abbiamo oltre 500 pagine per circa un terzo dell’anno 2011, parzialmente già riportato in libri nei volume IV e V di questa collana.

Come alcuni di voi sapranno, il problema della realizzazione Kindle di questo e di altri volumi è stato risolto prima dell’invio ad Amazon: il file Word che è assolutamente necessario, può essere generato dall’AI prima dell’invio ad Amazon, cui dovrebbe seguire, pochi giorni dopo, l’edizione cartacea.

Per me la trasposizione su carta di contenuti anche così genuinamente digitali, è una realtà alquanto importante, dato che rappresenta, in qualche modo, la consegna alla storia del mio personale percorso di autore (alcune copie cartacee del libro saranno reperibili in poche e selezionate biblioteche pubbliche, situate in diverse località).

Come ho fatto per i precedenti cinque volumi già pubblicati, anche qui approfitto delle prime pagine per inserire uno o due capitoli che ritengo importanti lasciare per iscritto.

Oggi farò ciò in relazione a due eventi che apparentemente potrebbero sembrare privati e personali, ma che invece ritengo di interesse generale per chiunque segua, a livello professionale, l’Astrologia: il cambio di cognome, per mia moglie Daniela, da Boscotrecase a Discepolo Boscotrecase e la sentenza con la quale il Tribunale di Venezia, lo scorso ottobre, ha accolto il mio ricorso contro il Sindaco di Vigonovo, in provincia di Padova, e ha condannato lo stesso, oltre che a consegnarmi gli estratti di nascita per riassunto, di Giulia Cecchettin, nonché del fratello e della sorella, anche a pagare 1700 euro di spese per tale giudizio che  personalmente non avrei mai voluto e a cui sono stato costretto a causa dell’atteggiamento contumace, a più livelli, di detto sindaco.

Tale sentenza, a mio parere, farà giurisprudenza ed è un dono che intendo lasciare ai miei allievi futuri i quali, ritengo, ad eccezione di pochi tra quelli attuali, non vedendomi come una minaccia, mi ameranno sinceramente e potranno anche dimostrarlo, oltre che dichiararlo.

Comincio, quindi, con il proporvi l’intera trascrizione della suddetta sentenza.


Nota: La foto di copertina è di Ciro Discepolo.





Aggiornamento del 18/2/2025


Frammenti di Astrologia “arcaica”: quanti ricordi e che emozioni…

Stavo facendo una piccola ricerca storica e mi sono imbattuto in un vecchio numero de “Gli Arcani”, quello che vedete in foto, di settembre 1981. Era un mensile pubblicato dall’editore Giovanni Armenia con il quale già collaboravo da tempo. In questo numero cercavo di convincere i colleghi a seguirmi lungo due strade che per me erano già tracciate irreversibilmente da anni: l’uso del computer, come strumento tecnico dell’Astrologia, e lo studio di Rivoluzioni Solari e di Rivoluzioni Solari Mirate. In questo articolo, come vedete dalle foto, presentavo, non senza orgoglio, i primi grafici ottenuti dal mitico Hewlett-Packard HP85, detto “Capricorn”! È stato un tuffo nei ricordi, pieno di emozioni come ancora oggi mi provoca l’immagine di quel mito per me, al pari della Vespa e della 500 Fiat!

Avevo iniziato nel 1967 con il vero primo personal computer, l’HP67 (piccolo nella foto), addirittura precedente all’Olivetti P101, e poi seguito, circa un anno dopo, dall’HP97.

In questo articolo mostravo il risultato ottenuto con la stampantina termica e monocromatica del “Capricorn” su cui veniva plottato, nel vero senso della parola, sia il grafico del Tema Natale che quello di Rivoluzione Solare (foto qui riprodotta). Questo software fu a cura mia, di Michele Mauro e di Guido Paonessa e lo sviluppammo in HP-Basic. Ma precedentemente eravamo passati per la primissima versione di Astral nel 1979, io e Michele Mauro, che firmammo uno dei primi software al mondo di astrologia&informatica, utilizzando un altro mito della storia: il personal computer della General Processor di Firenze, nel 1979, che anche vedete nella foto (occorrevano almeno due persone per sollevarlo da terra).

Era basato sul microprocessore Z80 e si guastò circa due ore dopo che lo avevo ricevuto: ma non perché fosse scadente (si era “bruciata” una memoria). Ricordo l’angoscia che mi venne: telefonicamente, con l’aiuto dei tecnici di Firenze, riuscii a ripararlo da me e senza doverlo rispedire.

Qui c’è anche un vecchissimo numero della rivista BIT, di informatica, in cui, come si vede dalla foto, si annunciava in copertina un mio articolo in cui presentavo, insieme a Michele Mauro, il software che aveva come output un grafico a colori sul plotter (quasi futuristico per quei tempi…)

E dato il contesto da “amarcord, ho trovato anche, relativamente alla metà degli anni Settanta ed ai primi convegni internazionali di Astrologia, due foto scattate a Milano con Lisa Morpurgo e con Serena Foglia.

Infine il mio primo libro letto di Astrologia: “Sotto il segno degli astri”, Jacqueline Aime e Joelle De Gravelaine, Dellavalle editore.




 

Per Tutti. Non è una notizia importante, ma vi invito a leggerla perché potrà spiegare, a qualcuno, il perché di un certo rumore di fondo che disturba, da qualche anno, l’Astrologia:

http://ilblogperidepressi.wordpress.com/ 

For Everybody. It is not an important news, but I invite you to read it because it can explain, to someone, the why of a certain noise leading that disturbs, from a few years, the astrology:

 http://ilblogperidepressi.wordpress.com/ 

 

Ciro Discepolo

www.cirodiscepolo.it  

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Tutto il materiale contenuto in questo blog, testi, grafici e foto, rigo per rigo, è coperto da Copyright. È vietata ogni riproduzione parziale o totale senza previa autorizzazione dell’owner.

Per vedere bene i grafici zodiacali e le foto, occorre cliccarci sopra: si ingrandiranno. 

Una bibliografia quasi completa di Ciro Discepolo:

An almost complete bibliography of Ciro Discepolo:

 http://www.amazon.com/Ciro-Discepolo/e/B003DC8JOQ/ref=sr_ntt_s 

e

http://www.programmiastral.com/download/bibliografia_completa_di_ciro_discepolo.xls



 


4 commenti:

Valeria Vanorio ha detto...

Magistrale studio e pezzo, come sempre.
I napoletani napoletani sanno anche che il mito vero, meno noto, della fondazione di Parthenope non è quello del crepacuore per Ulisse; è un mito di vero Amore.
Com'è vera anche la psicoanalisi odierna, se competente: non paragonabile a quella dei tempi andati, ma non meno efficace.
Logos e mythos si cercano da sempre, anche in analisi; ma si amano sotto la protezione di Urania.

Ciro Discepolo ha detto...

Vorrei aggiungere qualcosa a quanto scritto in questa mia breve recensione. Ho continuato a fare ricerche per eliminare ogni dubbio circa la morte del figlio Luca nel 2022. Ho scavato in profondità la rete e non ho avuto nuove notizie. Continuo a domandarmi come sia possibile che una comunicazione simile, di questa portata, sia passata senza lasciare tracce tra gli organi di informazione. La mia fonte è autorevole e, nel caso vi fossero dubbi, posso pubblicare uno screenshot che ho provveduto a salvarmi. Intanto chi, tra chi ci legge, dovesse avere maggiori informazioni su tale bruttissima news, è invitato a pubblicarle, qui o in altri spazi da noi frequentati.

Anonimo ha detto...

Oggi è nata la terza figlia di Lorenzo Rovagnati morto una settima fa in un incidente con elicottero

Anonimo ha detto...

Bentornato Ciro, queste sono per me le cose più belle che scrivi. Per il resto una cosa che ho sempre apprezzato, sarà per la mia formazione, è la tua ricerca di un metodo, poi ogni cosa è discutibile e perfettibile, ovviamente, e ritengo che si possa proclamare non dico allievo ma, con un inevitabile gioco di parole, tuo discepolo o seguace, solo chi parte almeno per la rsm se quella di base infrange pesantemente le 34 regole, a meno di gravi impedimenti.
Conosco uno nato nello stesso giorno di Sorrentino, non conosco l'orario, perse il padre da bambino e con la sorella non ha più niente a che fare da decenni; non ha figli.