Ringrazio tutti per i contributi personali che state offrendo a questo discorso. Tuttavia temo che, come succede spesso in casi analoghi, stiamo scivolando su altri argomenti non strettamente legati a quanto scrivevo ieri: mi premerebbe raggiungere uno scopo e ci tornerò fra poco.
Vorrei ripetere che, a mio avviso (ma sono convinto che in questa materia tutti abbiano il diritto di dissentire anche in maniera assoluta), in uno stato che si dichiari laico, si debba riconoscere, a ogni persona, il doppio diritto all’informazione completa circa la propria malattia e il diritto, da parte del paziente, di decidere di far terminare prima dell’arrivo dei dolori fortissimi, della invalidità e della totale dipendenza dagli altri, il modo in cui terminare la propria esistenza.
Torniamo un attimo al caso di mia sorella. Ella sapeva che aveva un tumore maligno, sapeva che aveva, da subito, dodici metastasi al fegato, ma TUTTI i medici che visitò (ed ero sempre presente) le mentirono quando le dissero che con dodici metastasi al fegato sarebbe certamente guarita o avrebbe avuto un’aspettativa di vita di 3-4 anni in condizioni di qualità della vita più che soddisfacenti.
Cara Sabrina, ciò che tu ci hai raccontato è commovente e colpisce e ci porta a condividere il tuo dolore. Ma il punto è un altro: il malato deve essere tutelato dalla verità oppure, se in tempi non sospetti, abbia scritto (e qui siamo al testamento biologico), e non detto, che intende conoscere quanti mesi gli restano da vivere, in caso di grave malattia, e anche il decorso preciso della stessa con i particolari sull’aumento dei dolori e dei gradi di invalidità che lo colpiranno progressivamente, abbia o no il diritto che sia fatta la sua volontà e non quella di parenti caritatevoli. Stiamo parlando di due cose diverse. Nonostante io abbia subito grandi dolori nella vita (indiretti), non so cosa sia la depressione e né il vittimismo. Ho intenzione di vivere il più possibile e con molta grinta. Ma il giorno che mi dovessi trovare nelle condizioni in cui si trovò Rosanna, non desidero vivere tredici mesi spesi quasi tutti nelle corsie di reparti oncologici, con una qualità della vita che peggiore non potrebbe essere e con un finale da film dell’orrore.
Allora vorrei aggiungere qualcosa per chiarire meglio il discorso. Come quasi tutti saprete, la legge Veronesi fu un grosso passo avanti nel nostro Paese perché permise ai medici della terapia del dolore (che sono anestesisti presenti in ogni ASL e addetti specificamente a lenire le sofferenze dei malati terminali) di usare la morfina. Umberto Veronesi oltre a permetterla disse anche: “Usatela a volontà, senza risparmio”.
Nella realtà, invece (e chiunque abbia assistito in senso stretto un malato terminale lo sa bene), le cose vanno in tutt’altro modo. Una grossa percentuale di medici (non sto generalizzando e condannando tutta la categoria che invece molto spesso rischia sulla propria pelle) somministra la morfina anziché con le siringhe, con le gocce sulla lingua. Negli ultimi giorni neanche iniezioni di molti cc di morfina ripetute a breve distanza ottengono il minimo risultato sul dolore, ma moltissimi malati devono agonizzare anche per 10-12 giorni con posologie di gocce sulla lingua, tra urla strazianti che ti fanno pensare: “Anche per i cavalli si prova maggiore pietà”.
Perché molti medici fanno questo? Il motivo è molto semplice. Se la dose di morfina è alta, il malato può morire per apnea (detto da ignorante, dimentica di respirare). In questo caso uno dei parenti del defunto potrebbe denunciare il medico per omicidio. Ecco spiegato, senza tanti fariseismi, il perché succede quello che succede.
Allora, ripeto: io mi batterò (ma trovo legittima ogni posizione contraria alla mia) affinché il malato venga informato sulle percentuali di guarigione (che nel caso di Rosanna erano zero e non si può bypassare questo ostacolo dicendo: “Non possiamo sapere cosa ci regalerà la scienza domani”) e sul numero di mesi che gli restano da vivere. Che egli venga, inoltre, istruito sulle singole fasi del suo peggioramento, a iniziare da quando non sarà più autonomo e non potrà più prendere decisioni personali.
Premesso tutto ciò, si potrebbe dire: “Di quali consigli hai bisogno? Sparisci per un giorno, ti imbottisci di sonniferi e hai risolto”.
Non è così semplice, ma è soprattutto sbagliato. Dei bravi anestesisti mi hanno spiegato che quello è un avvelenamento e non sempre è un modo buono per morire.
In un film recente di cui non ricordo il titolo, si descrive una storia vera della II Guerra Mondiale in cui dei finti partigiani olandesi, uccidevano gli ebrei (per derubarli) a cui fingevano di prestare soccorso, iniettando loro una relativamente piccola dose di glucosio nel sangue. Nel film sembrava che le vittime scivolassero nel sonno eterno senza accorgersene. Ma anche qui mi hanno spiegato che è sbagliato. Mi hanno anche spiegato che oggi esistono metodi molto avanzati del “fai da te” in questo campo con un protocollo (me lo sto inventando) del tipo:
1) Iniettati in vena (o in muscolo) 10 cc di Valium
2) Ingerisci trenta compresse di sonnifero
3) ….
Ora, dato che penso di essere una persona pratica che non ama i voli di fantasia e le filosofie che producono solo chiacchiere, io vorrei che un medico anestesista mi inviasse, affinché io la pubblichi, tale semplice ricetta che non è obbligatoria per alcuno.
Il medico ha la mia parola che verrà tutelato (anche se mi dovessero torturare) e personalmente sono disposto anche a farmi del carcere, se occorre (quando credo profondamente in qualcosa sono pronto a pagarne le conseguenze).
Un’ultima cosa, di carattere assolutamente astrologico. La mia prima sorella morì con la dolce morte, davanti ai miei occhi. Gli ultimi 4-5 giorni dormì soltanto e poi all’improvviso si alzò in mezzo al letto, spalancò gli occhi e spirò. Aveva Giove di nascita in ottava.
La seconda, di cui ho già scritto tanto, credo che dopo Gesù Cristo sia stata una degli esseri umani che ha sofferto di più. Aveva Saturno di nascita incollato all’AS, quel Saturno che gli astrologi bravi, quelli che leggono libri americani, svizzeri e inglesi, ci spiegano che fa crescere, che ci fa diventare migliori.
Vorrei ripetere che, a mio avviso (ma sono convinto che in questa materia tutti abbiano il diritto di dissentire anche in maniera assoluta), in uno stato che si dichiari laico, si debba riconoscere, a ogni persona, il doppio diritto all’informazione completa circa la propria malattia e il diritto, da parte del paziente, di decidere di far terminare prima dell’arrivo dei dolori fortissimi, della invalidità e della totale dipendenza dagli altri, il modo in cui terminare la propria esistenza.
Torniamo un attimo al caso di mia sorella. Ella sapeva che aveva un tumore maligno, sapeva che aveva, da subito, dodici metastasi al fegato, ma TUTTI i medici che visitò (ed ero sempre presente) le mentirono quando le dissero che con dodici metastasi al fegato sarebbe certamente guarita o avrebbe avuto un’aspettativa di vita di 3-4 anni in condizioni di qualità della vita più che soddisfacenti.
Cara Sabrina, ciò che tu ci hai raccontato è commovente e colpisce e ci porta a condividere il tuo dolore. Ma il punto è un altro: il malato deve essere tutelato dalla verità oppure, se in tempi non sospetti, abbia scritto (e qui siamo al testamento biologico), e non detto, che intende conoscere quanti mesi gli restano da vivere, in caso di grave malattia, e anche il decorso preciso della stessa con i particolari sull’aumento dei dolori e dei gradi di invalidità che lo colpiranno progressivamente, abbia o no il diritto che sia fatta la sua volontà e non quella di parenti caritatevoli. Stiamo parlando di due cose diverse. Nonostante io abbia subito grandi dolori nella vita (indiretti), non so cosa sia la depressione e né il vittimismo. Ho intenzione di vivere il più possibile e con molta grinta. Ma il giorno che mi dovessi trovare nelle condizioni in cui si trovò Rosanna, non desidero vivere tredici mesi spesi quasi tutti nelle corsie di reparti oncologici, con una qualità della vita che peggiore non potrebbe essere e con un finale da film dell’orrore.
Allora vorrei aggiungere qualcosa per chiarire meglio il discorso. Come quasi tutti saprete, la legge Veronesi fu un grosso passo avanti nel nostro Paese perché permise ai medici della terapia del dolore (che sono anestesisti presenti in ogni ASL e addetti specificamente a lenire le sofferenze dei malati terminali) di usare la morfina. Umberto Veronesi oltre a permetterla disse anche: “Usatela a volontà, senza risparmio”.
Nella realtà, invece (e chiunque abbia assistito in senso stretto un malato terminale lo sa bene), le cose vanno in tutt’altro modo. Una grossa percentuale di medici (non sto generalizzando e condannando tutta la categoria che invece molto spesso rischia sulla propria pelle) somministra la morfina anziché con le siringhe, con le gocce sulla lingua. Negli ultimi giorni neanche iniezioni di molti cc di morfina ripetute a breve distanza ottengono il minimo risultato sul dolore, ma moltissimi malati devono agonizzare anche per 10-12 giorni con posologie di gocce sulla lingua, tra urla strazianti che ti fanno pensare: “Anche per i cavalli si prova maggiore pietà”.
Perché molti medici fanno questo? Il motivo è molto semplice. Se la dose di morfina è alta, il malato può morire per apnea (detto da ignorante, dimentica di respirare). In questo caso uno dei parenti del defunto potrebbe denunciare il medico per omicidio. Ecco spiegato, senza tanti fariseismi, il perché succede quello che succede.
Allora, ripeto: io mi batterò (ma trovo legittima ogni posizione contraria alla mia) affinché il malato venga informato sulle percentuali di guarigione (che nel caso di Rosanna erano zero e non si può bypassare questo ostacolo dicendo: “Non possiamo sapere cosa ci regalerà la scienza domani”) e sul numero di mesi che gli restano da vivere. Che egli venga, inoltre, istruito sulle singole fasi del suo peggioramento, a iniziare da quando non sarà più autonomo e non potrà più prendere decisioni personali.
Premesso tutto ciò, si potrebbe dire: “Di quali consigli hai bisogno? Sparisci per un giorno, ti imbottisci di sonniferi e hai risolto”.
Non è così semplice, ma è soprattutto sbagliato. Dei bravi anestesisti mi hanno spiegato che quello è un avvelenamento e non sempre è un modo buono per morire.
In un film recente di cui non ricordo il titolo, si descrive una storia vera della II Guerra Mondiale in cui dei finti partigiani olandesi, uccidevano gli ebrei (per derubarli) a cui fingevano di prestare soccorso, iniettando loro una relativamente piccola dose di glucosio nel sangue. Nel film sembrava che le vittime scivolassero nel sonno eterno senza accorgersene. Ma anche qui mi hanno spiegato che è sbagliato. Mi hanno anche spiegato che oggi esistono metodi molto avanzati del “fai da te” in questo campo con un protocollo (me lo sto inventando) del tipo:
1) Iniettati in vena (o in muscolo) 10 cc di Valium
2) Ingerisci trenta compresse di sonnifero
3) ….
Ora, dato che penso di essere una persona pratica che non ama i voli di fantasia e le filosofie che producono solo chiacchiere, io vorrei che un medico anestesista mi inviasse, affinché io la pubblichi, tale semplice ricetta che non è obbligatoria per alcuno.
Il medico ha la mia parola che verrà tutelato (anche se mi dovessero torturare) e personalmente sono disposto anche a farmi del carcere, se occorre (quando credo profondamente in qualcosa sono pronto a pagarne le conseguenze).
Un’ultima cosa, di carattere assolutamente astrologico. La mia prima sorella morì con la dolce morte, davanti ai miei occhi. Gli ultimi 4-5 giorni dormì soltanto e poi all’improvviso si alzò in mezzo al letto, spalancò gli occhi e spirò. Aveva Giove di nascita in ottava.
La seconda, di cui ho già scritto tanto, credo che dopo Gesù Cristo sia stata una degli esseri umani che ha sofferto di più. Aveva Saturno di nascita incollato all’AS, quel Saturno che gli astrologi bravi, quelli che leggono libri americani, svizzeri e inglesi, ci spiegano che fa crescere, che ci fa diventare migliori.
Una buona giornata a Tutti.
9 commenti:
Caro Ciro forse hai ragione che abbiamo scantonato un pò.
Ma quando si trattano questi argomenti si aprono le cataratte del dolore e dei casi personali.
Io per la prima domanda credo di averti detto la mia.
Dire o non dire dipende dai casi, anche io ora dico voglio sapere, ma forse un domani trovandomici dentro cambierei opinione.
Trovo strano il fatto che tu voglia un supporto medico, un consiglio tecnico per una morte veloce, indolore ed a quanto ho capito, "pulita".
Nel cinismo più estremo si potrebbe consigliare una bella pistolettata in bocca o alla tempia, o al cuore.
Ci si può chiugere in garage a fumarsi un tubo di scappamento...
Io, per la verità, il problema non lo vedo.
Perchè se hai almeno una, dico una persona fidata, amico o parente che sia
tu al momento lo preghi di eseguire.
Se non ne hai, non puoi arrivare allo stremo, perchè non avresti la forza neanche di aprirlo l'astuccio della siringa.
Quindi, appena saputo, si dovrebbe agire prima, e ritorniamo alla pistola.
Ma se, come molti di noi, hai frequentato ospedali, e "quei" tipi di ospedali, e hai parlato con tanti medici, e non sono, per fortuna, tutti uguali: perchè non hai chiesto a loro?
Tanto molti di loro, queste cose le fanno, autonomamente o su richiesta, dov'è il problema?
Forse vuoi una regolamentazione scritta? Arrivare ad una legge dello stato?
Credo sia un'utopia, col Vaticano a casa è pura fantascienza!
Aggiungo una considerazione astrologica personale.
Mio figlio, come tua sorella, ha Saturno seduto a cavalcioni sull'As... quando tu per la prima volta guardasti il suo grafico mi dicesti "Ah ma questo è uno scienziato nato!"
Preferisco assimilare solo questa affermazione.
Giulia carissima, ammiro molto la tua estrema franchezza, ma sinceramente dubito che si possa risolvere così un problema tanto complesso. Non è questione di morte (che si può quindi risolvere con una pistolettata), ma di dare una morte "dignitosa" a persone alle quali di dignità (intesa capacità di governare in modo autosufficiente almeno ai propri bisogni primari) ne resta molta poca). Diciamolo: un colpo alla tempia non può considerarsi morte dignitosa...
Dubito che Ciro troverà qualcuno di abbastanza coraggioso da dare quel genere di consigli.. e comunque ritengo che ci si debba battere per avere una legge che, tramite il testamento biologico, consenta, se desiderato, di ricevere quel gesto di umana pietà.
Sono contrarissima a lasciare tali decisioni ai parenti; dal momento in cui diventiamo maggiorenni siamo in grado di decidere in tal senso, e siamo anche in grado di cambiare idea strada facendo... e mai e poi mai vorrei che lo facesse materialmente una persona che amo (perchè lascerei in eredità molti tormenti).
Non credo che una legge simile sia un'utopia; in passato, nonostante il vaticano, sono comunque passate leggi sul divorzio e sull'aborto (anche se ad onor del vero oggi sembrano essere messe in discussione).
Un abbraccio
Gentile ciro discepolo,
desideravo consigliarle
di pesare bene le parole
e ciò che scrive su
questo blog, per non
avere noie con la giustizia.
Le porto solo il mio
esempio: mio padre ha
avuto due tumori, il primo
dei quali (base lingua,
inoperabile) era molto
avanzato, ma con le cure,
da cavallo, e tanto tanto
amore da parte mia e
di mia madre e mio fratello,
è ancora qui (fa i controlli
etc.). I medici l'hanno
definito miracolato.
Certo non tutti hanno
un figlio come me, ma
con la fede e la preghiera
si possono ottenere delle
vere e proprie guarigioni,
e poi il dolore è soggettivo,
c'è chi sopporta 41 di
febbre e chi a 38 già impazzisce
(io ad es. devo raffreddare
sempre la CPU, del cervello,
sennò fondoooo).
Caro Ciro e cari bloggers, personalmente credo che ognuno possa fare della propria vita ciò che più ritiene giusto e opportuno.
In Italia, purtroppo, il laicismo è osteggiato dalle ingerenze religiose con tutte le complicazioni che ne derivano.
Da un pò di tempo mi sto occupando, per lavoro, di come rendere, gli ultimi momenti di vita, "meno dolorosi" grazie all'utilizzo di farmaci derivati della cannabis.
In Italia la procedura di utilizzo è alquanto macchinosa, ma non impossibile. Invece, il problema più grosso è rappresentato dal fatto che questa tipologia di farmaci hanno un costo davvero elevato e quindi non sono accessibili a tutti se non in ambiente ospedaliero nei cosiddetti Hospice.
In ogni caso metto subito a disposizione tutte le mie energie per lottare a favore del libero arbitrio.
wwww.medicalcannabis.it
questo è un link che vi potrà servire.
Caro Ciro e cari amici blogger,
ho visto che siete tutti intervenuti ampiamente sul tema proposto.
Personalmente sull'argomento faccio fatca ad esprimermi perchè
facco fatica ad "elaborare" i lutti.
Posso solo dire che personalmente
vorrei evitarmi sofferenze atroci e
inutili accanimenti terapeutici.
E che se la legge lo consentisse firmerei subito per avere la possibilità scegliere come andarmene.
Ma siamo in una società che pur secolarizzata conserva una strisciante vene di attaccamento al concetto di dolore, sacrificio e di immolazione
che posso rispettare ma non condivido.
La non condivisione di questo principio è la base che mi ha indotto allo studio dell'astrologia attiva piuttosto che trattenermi a quella karmica con tutto il rispetto per chi la segue.
Dunque di fronte a un ascendente in 1 - 6 o 12 parto.
Scelgo di combattere e partire per provare a vivere meglio la mia vita.
E vorrei poter scegliere anche di morire senza un'inutile strazio cambiando il destino che mi puo'capitare e inchiodare a un letto per anni.
Il tutto indipendentemente dal fatto di conoscere o meno la malatta, il suo stadio ecc.
Fino a quando fosse possibile una vita decente vorrei vivere, quando non lo fosse piu' vorrei poter morire. In pace.
Caro Ciro,
io ritengo sbagliato della propria o dell'altrui vita, credo sia giusto lottare fino alla fine.
Ma, ripeto, sono convinto che ogni persona debb decidere per se stessa e nessuno può opporsi in alcun modo.
Mio padre non aveva dolori fisici, il suo dolore era più che altro interiore. Ma credo che se avesse avuto grandissimi dolori e mi avesse chiesto di aiutarlo a morire, dico la sincera verità, non so proprio cosa avrei fatto.
Sicuramente in un caso del genere la paura della prigione per me non avrebbe influito più di tanto. Il fatto che io tendo sempre a conservare un minimo di speranza, anche perchè i dottori sbagliano molto spesso nel stimare il tempo che rimane da vivere. Ho sentito molti casi in cui i dottori davano pochi mesi di vita e poi i pazienti sono guariti.
In ogni caso credo che i cattolici abbiano quasi sempre la cattiva abbitudine di violentare l'intimità e il pensiero altrui. Per questo motivo tante volte non mi sento cattolico.
Sono andato per anni in ospedale e ho visto molta gente soffrire atrocemente e penso che giudicare in quelle situazioni si una delle cose più crudeli che si possa fare.
Io spero solo che mai nessuno mi chieda di aiutarlo a morire, so solo che la cosa mi metterebbe in crisi profonda.
Un caro Saluto
Sergio
Ho riletto meglio il
post, e ad ogni lettura
io aumento la profondità
del giudizio:
Dunque: Senza dubbio
il sig. Ciro, ha portato
dei contributi interessanti
a livello conoscitivo e
scientifico. Di terapia
del dolore io non me ne sono
dovuto occupare in prima
persona, poichè nel caso di
mio padre non concepivo
neanche l'idea che morisse -
"volere è potere", in questo
sono molto SagittarioanziScorpio
e anche lui voleva vivere.
Inoltre sono contrario
a nascondere la gravità della
malattia poichè il nostro
organismo e il sistema immunitario,
e l'anima e lo spirito, si
attivano e combattono sino
all'ultimo, se non hanno già
per altre vie deciso di morire.
Io sono stato 3 gg tra la vita
e la morte, in rianimazione
(con fratture del bacino e sacro,
pneumotorace e rottura della
vescica, causa caduta dal
balcone), ma ho lottato, e
lotterò per far prevalere la
vita fino all'ultimo, anche se
so già che dovrò morire
(la mia VIII la dice lunga
anche sul mio TERRORE di
dover metabolizzare un lutto,
i miei due cani - fatti sopprimere
il primo perchè si trascinava
paralizzato e non espletava più
i suoi bisogni, la seconda
poichè il veterinario avendola
aperta diagnosticò un ictus
intestinale e dopo poco iniziò
a guaire ininterrottamente
divenendo insopportabile alla
nostra sensibilità - me li porto
ancora nel cuore, insieme a
qualche piccolo rimorso).
Da quanto esposto da Ciro,
anche io sarei per l'uso della
morfina, chiesta dal paziente
o, non potendo, a discrezione
ed umanità del medico e dei
parenti, che devono accettare
il rischio della dipartita
per "eccesso di amore",
tuttavia penso anche che
la sofferenza faccia progredire,
fortifichi e, alla lunga, ci
permetterà di superare con
la vita la morte (quindi, è
per così dire un male benefico
questo Saturnaccio :)) e anche
Marte avrà il suo perchè,
come Urano, Nettuno, Plutone
e Kirone (mi fermo qui per ora).
Poi vi è qualcosa chiamato
destino (vedi Saturno ascendente
o in XII) che fa si che la
morte o anche la vita non
sia come si vuole (vedi il
"volere" di cui sopra).
Circa la sofferenza, ogni
giorno, anche il caso dei
due bimbi in puglia, ci mostra
come non vi sia limite al
peggio (senza parlare delle
sofferenze infernali, ma qui
il discorso è complesso), pensiamo
agli infoibati nel Carso, o
anche alle migliaia di
impalati che il conte Dracula
si divertiva a far impalare
intorno al suo castello. Come
vedete tutto è molto relativo.
La sofferenza dipende molto
dal grado di consapevolezza,
coscienza e sensibilità di
un essere: una pietra soffre,
una pianta soffre di più,
un animale ancora di più,
un uomo di più e su su fino
agli dei sempre di più (anche
il Dio Pan è morto), ma.....
godono anche di più e vivono
una vita anche molto più ricca
degli stadi di vita cosiddetti
"inferiori". E a parità di
coscienza vi sono individui
che sopportano di più (temprati
da Marte e Saturno) e altri
che sopportano meno. Dai racconti
di mia madre, mio nonno materno
soffrì moltissimo (per tutta
la vita di emicranie) gli ultimi
mesi di vita e a circa 60 anni
morì tra atroci dolori (credo
che la morfina nel '76 non si
usasse, il funerale fu il
giorno del mio decimo compleanno)
per occlusione intestinale.
Epperò bisogna dire che aveva
il sole radix in pesci e (forse
anche in XII, devo indagare).
Vabbè, che dire ancora?
ce ne sarebbe......
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