venerdì 5 dicembre 2008

The Pervert's Guide To Cinema


Si tratta di un film, ora anche in DVD, del post-marxista filosofo, psicoanalista e cinefilo Slavoj Žižek di Ljubljana, Slovenia. È abbastanza imperdibile per un cinefilo, un po’ meno per chi abbia studiato tanta psicologia.
Esistono diverse definizioni di cinema e altrettanti modi di considerare lo stesso. A me piace ricordare quella di Ingmar Berman: “… Avevo cinque anni; un giorno – l’inverno stava cedendo alla primavera – dall’appartamento accanto si udiva il suono di un pianoforte. Suonava un valzer. A una parete della stanza era appeso un grande quadro di Venezia. Come i raggi del sole avanzarono sul quadro, l’acqua del canale cominciò a scorrere, i piccioni si alzarono in volo dalla piazza, persone gesticolanti scambiavano inaudibili conversazioni; le campane suonavano, non quelle della cattedrale di Uppsala, quelle del quadro. Perfino la musica di pianoforte sembrava provenire da quello straordinario quadro di Venezia…” (Ingmar Berman, Quattro film, Einaudi ed.).
Sappiamo che al grande regista svedese regalarono, da bambino, una scatola magica, una macchina da proiezione con cui egli guardava e riguardava, affascinato, sempre lo stesso film…
Diversa, molto diversa, è la visione di Slavoj Žižek sul cinema.
Egli analizza, in 150 minuti di autointervista, diverse delle più celebri pellicole della storia del grande schermo, dai capolavori di Hitchcock ad Alien, passando per Matrix, Solaris, L’esorcista, Il testamento del dottor Mabuse, Il grande dittatore, Fight Club, La conversazione, Strade perdute
In un inglese abbastanza comprensibile l’autore mima, si immedesima nelle scene che racconta, si fa filmare sui luoghi delle location originali dei movie descritti. Per Slavoj Žižek “Il cinema è l’arte perversa per eccellenza. Non ti offre quello che desideri, ti dice come desiderare”.
L’introduzione della sua lezione-saggio è rappresentata da una scena alquanto affascinante di “L’amante”, 1931. La protagonista, in un bianco e nero virato decisamente al grigio che a sua volta va in parallelo allo squallore di quegli anni post crisi economica, si ferma davanti a un binario. Le passa innanzi, a bassissima velocità, un treno e la giovane donna vede scorrere le carrozze di fronte a lei, come se si trattasse di singoli fotogrammi: in ogni frame c’è un vissuto all’interno di un vagone letto o ristorante o soggiorno, con donne bellissime che sfoggiano biancheria intima costosissima, coppie che danzano in abito da sera, frammenti di vita impossibili eppure facili da sognare… Poi le appare un passeggero che, sporgendosi dal treno e offerndole una tazza di champagne, la invita a salire: “Da questa parte è meglio che dalla sua…”.
La scena successiva ci mostra l’autore che è sulla stessa barca a motore della stessa Bodega Bay dello stesso film Gli uccelli di Alfred Hitchcock. Egli ci spiega, in chiave psicoanalitica, la scena madre della pellicola in cui la giovane e bionda donna viene osteggiata dalla madre di lui. Il film, ci spiega il regista e autore, è una chiara dimostrazione del rapporto edipico del protagonista con la madre e gli uccelli che attaccano vogliono rappresentare degli “sfoghi esplosivi del super-Io della madre che si oppone al rapporto sessuale del figlio”. E poi il primo attacco degli uccelli: “I desideri che penetrano nella realtà…”.
La visione, come avrete capito, è freudiana, esageratamente freudiana, e stupisce lo spettatore poco avvezzo a tale linguaggio, ma riesce a intrigare anche quello più malizioso ed edotto in materia psicoanalitica.
La lunga, lunghissima carrellata, rigorosamente in inglese, prosegue con altre scene topiche, per esempio quella in cui Morpheus offre a Neo, in Matrix di Andy e Larry Wachowsky, la possibilità di scegliere tra due pasticche: quella blu per restare nella fiction di un mondo artificiale, “dentro un software e senza averne coscienza” e quella rossa per uscire dalla fiction.
I tre fratelli Marx altro non sono che le tre componenti della psiche umana: Groucho è il super-Io, Chico è l’Io e Harpo è l’ES. Gli esempi di “doppio” non si contano e l’altro è, di volta in volta, l’essere mostruoso che spunta dallo stomaco dell’astronauta in Alien oppure il pupazzo del film di Cavalcanti Dead of Night o, anche, la proiezione del proprio subconscio che sul pianeta Solaris acquista consistenza fisica.
Ma è Hitchcock, il grande Alfred, a fare la parte del leone in un simile segreto svelato.
Norman Bates, in Psycho, lava meticolosamente, ossessivamente, la stanza da bagno dove ha ucciso la ragazza. La scena insiste per oltre dieci minuti e si sofferma sul foro della vasca, una sorta di occhio dove sparisce ogni fluido e anche l’immagine del film; qui avviane una magia e Hitchcock, entrando nel foro della vasca vede apparire un occhio e da esso, si rivede la scena del delitto partendo dal corpo della ragazza uccisa e stesa sul pavimento.
Anche Jene Hackman, ne La conversazione, si sofferma su di una stanza da bagno e guarda lo sciacquone, ma qui avviene una cosa strana: pigiando il bottone l’acqua, anziché risucchiarle, fa apparire delle feci.
Ecco, qui è il punto centrale della lezione di Slavoj Žižek: lo spettatore va al cinema, ha uno schermo scuro davanti, poi il film comincia e sullo stesso appare tanta merda.
Ovviamente si possono avere visioni diverse della vita e, non ultima, quella junghiana.
Prendiamo la scena degli uccelli che secondo Žižek evocano peni in erezione e amplessi che stanno per avvenire. La stessa scena, letta in chiave junghiana, potrebbe parlarci dell’imprevisto, di quella componente essenziale della vita umana che è la scoperta del mistero, della trascendenza, di un “alto” che non sempre corrisponde al sesso.
Comunque, freudiani e junghiani, credo tutti possano essere d’accordo con questo autore interessante (suggeritomi dai preziosi amici Massimo e Mara) che conclude: “L’arte del cinema consiste nel suscitare desideri per poi giocarci”.
Buon ponte dell'Immacolata a Tutti.
Ciro Discepolo
www.solarreturns.it
www.cirodiscepolo.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Ciro,
e cari amici del blog, questo post mi ha fatto ricordare le bellissime lezioni di sociologia generale e della letteratura che ho avuto la fortuna di seguire all'università.
Se è vero che lo studio della letteratura in sè è interessante la sociologia della letteratura e dela filmica è interessantissima.
Perchè contestualizza uno scritto o un film.
In particolar modo il comprendere perchè un certo film viene ispirato e prodotto in un tale periodo piuttosto che in un altro.
Oppure, per ricollegarsi al post, come un film, come dentro un grande "Truman show",crea modelli di vita, bisogni, desideri, idoli, aspettative per il mondo dei fruitori.
Una "idea di realtà e modelli di comportamento" che diventano "realtà" per lo spettatore, diventano cio' che crediamo reale e normale.
Si pensi alle prime comparse di Caterine Hepburn e del suo personagio di donna emancipata, la prima "signorina Kelly" prodotto in un momento in cui la ripresa dell'economia americana necessitava
delle donne nel mercato del lavoro.
O della diffusione del fumo tale per cui gli attori erano pagati per fumare non solo sullo schermo ma in pubblico.
Le recenti elezioni americane sono state decisive in molti sensi.
L'intenzione di Obama di ritirare i contingenti militari sparsi in giro per il mondo ha già messo in atto un cambiamento nelle scelte di produzione delle majors.
Per cui vedremo film diversamente ispirati.
A volte cerco di affibbiare una caratterizzazione astrologica ai film e poi guardo il tema natale del regista.
Ed è sempre molto molto interessante scoprire le analogie tra i contenuti che propone e il suo tema natale.
Un caro saluto e buon ponte dell'Immacolata a tutti.