sabato 3 febbraio 2018

Sliding doors




La meravigliosa filosofia delle “sliding doors”: ovvero come partire da quesiti di tipo scientifico per giungere alla presunta dimostrazione di ossimori astrologici.


In un mio recente blog ( http://cirodiscepolo.blogspot.it/search?updated-max=2018-01-04T14:29:00%2B01:00&max-results=7&start=1&by-date=false ) ho cercato di trattare, dal mio punto di vista, la meravigliosa realtà dell’elogio del dubbio in cui menti pensanti si interrogano, dallo notte dei tempi, su questioni fondamentali della vita, dell’universo, della religione, della filosofia.
Credo che uno degli esempi più alti di ciò sia rappresentato dai dubbi che montano, giusto per citare uno dei casi più conosciuti, sul passaggio dal monoteismo della religione cattolica alla triarchia del mistero della santissima trinità.
Ecco: davvero un argomento dove potremmo tentare di ragionare e disquisire per i prossimi milioni di anni senza riuscire minimamente a risolvere tale enigma.

Bello. Davvero.

Altre volte, veleggiando a latitudini infinitamente più modeste, possiamo porci tutta una serie di interrogativi di carattere più semplice, più pratico, più elementare.
Per esempio la supposta esistenza di un orologio biologico nelle specie animali e umane e la domanda se, una volta dimostrata l’esistenza di tale orologio, lo stesso si possa e si debba considerare dentro la specie studiata oppure esterno alla stessa.
Ecco cosa scrivevo su tale argomento tanti tanti anni fa:

Il bioritmo o ritmo biologico può definirsi come quella fluttuazione regolare che caratterizza una funzione fisiolo­gica o un semplice movimento in un organismo vivente, anche in condizioni costanti di luce e di temperatura. Per esempio la fruttificazione stagionale in una pianta, lo stato di veglia e di sonno negli animali, la curva di sensibilità ai medicinali nell’uomo, etc. etc. Negli ultimi decenni sono state fatte delle scoperte talmente eccezionali in questo campo da  minimizzare tutto il lavoro di ricerca svolto nei duecento anni precedenti da scienziati quali De Mairan, Arrhenius, Darwin, Garner, Allard, e tanti altri. In effetti, dagli anni ’50 in poi del secolo scorso, un’intera schiera di biologi di tutto il mondo ha iniziato lo studio sistematico dei bioritmi. Si sono tenuti numerosi congressi sull’argomento e anche la letteratura scientifica in oggetto è divenuta copiosa. Si può facilmente comprendere l’importanza della cono­scenza dei bioritmi nell’applicazione scientifica giacché il non tenere conto che un animale ha un ritmo di attività diurna e uno di riposo notturno, per esempio, può far sì che i risultati di una ricerca siano assai differenti tra loro a seconda dell’ora in cui sono stati osservati. Nell’affrontare per la prima volta l’argomento ci si imbatte subito in una riflessione. È dimostrato che tutti gli esseri viventi, animali e vegetali, seguono dei ritmi. Per cui se essi riescono a ripetere la stessa funzione esattamente ogni giorno o ogni anno, vuol dire che tengono conto dell’ele­mento tempo, dispongono cioè di un «orologio» che li avverte periodicamente. Arriviamo così al seguente interrogativo spontaneo: tale «orologio» è interno alla specie, cioè ereditato geneticamente attraverso l’acido desossiribonucleico (DNA) oppure è esterno, essendo il ritmo indotto per mezzo di fattori geocosmofisici? Questa è la grande domanda cui la scienza non ha ancora potuto dare una risposta definitiva. La maggioranza degli scienziati propende per la tesi del ritmo endogeno o ereditato, mentre un piccolo gruppo di studiosi facenti capo al ricercatore statunitense Frank A. Brown Jr. è dell’idea che invece si tratti di ritmi indotti da uno o più fattori cosmici di natura imprecisata. Entrambi i gruppi hanno portato, a sostegno delle rispettive tesi, diversi esperimenti i cui risultati, analizzati separatamente, darebbero ragione a tutti. Fra tutte le ricerche effettuate ne citeremo due, a sostegno delle tesi antagoniste, che ci sembrano particolarmente indicative. La prima fu eseguita tra il 1953 e il 1960 dalla biologa Janet Harker nell’Università di Cambridge. La Harker partì dal presupposto che gli organismi viventi possiedono un «orologio» interno di natura biochimica, localizzato in una o più cellule. Il suo obiettivo era quello di trovare e di isolare detto «orologio» in una singola specie: gli scarafaggi. Dopo anni di pazienti esperimenti la giovane ricercatrice lo trovò. Le cose andarono in questo modo. Studiò il comportamento di scarafaggi della specie «Periplaneta americana» e riscontrò, come già sapeva, che tali insetti hanno un ritmo di attività notturno e un ritmo di riposo diurno. Successivamente iniziò a sezionare ogni piccola parte dello scarafaggio fino a trovare quella, la cui assenza, provocava la perdita del senso del tempo e il sopraggiungere dell’aritmicità nell’insetto. La parte trovata era il ganglio sub-esofageo (cervello secondario dislocato sotto la gola). Dopo altri anni di successivi tentativi a base di trapianti, Janet Harker trovò le quattro cellule di questa regione responsabili del mantenimento del ritmo. Seguiro­no allora numerosi esperimenti interessanti con i quali poté dimostrare che era possibile trasferire il ritmo da uno scarafaggio all’altro, trapiantando semplicemente le quat­tro cellule trovate. In ultimo realizzò un test sui cui risultati si aprì un lungo dibattito nel mondo scientifico, dibattito tuttora aperto. La Harker trapiantò in uno scarafaggio aritmico gli «orolo­gi» diversamente regolati di altri due scarafaggi. Il risultato fu che la tensione interna dell’insetto, provocata dalla stimolazione contemporanea di due segnali cronologicamente sfasati tra loro, determinò in esso il cancro intestinale che ne provocò la morte di lì a poco. L’esperimento fu ripetuto moltissime volte e sempre con lo stesso risultato. L’altro test ideato dal professor Frank A. Brown Jr., giunse a dimostrare il contrario. Il ricercatore statunitense, che è tutt’oggi uno dei più bersagliati dall’intero mondo scientifico internazionale per­ché accusato di credere alle «streghe», prelevò alcune ostriche a New Haven, nel Connecticut, e le trasportò, in contenitori ermetici a temperatura, luce, umidità, etc. co­stanti, a Evanstone nell’Illinois, città interna lontana centi­naia di miglia dal mare. Senza togliere le ostriche dai loro contenitori, servendosi di un’appropriata strumentazione, Brown riscontrò che que­ste, per le prime due settimane, continuarono a spalancare le loro valve quando a New Haven c’era l’alta marea. Poi, a partire dalla terza settimana, si accorse che le ostriche avevano regolato il proprio ritmo di apertura delle valve in sincronia con il momento in cui ci sarebbe stata l’alta marea a Evanstone se questa fosse stata una città costiera. Era stata prodotta la prova che questi molluschi «sentono» le fasi lunari e regolano i propri ritmi rispetto alle stesse. Diversi altri test sono stati studiati dall’una e dall’altra parte, tutti particolarmente significativi, ma nessuno è riu­scito a produrre le prove conclusive per una teoria globale sui bioritmi in tutti gli esseri viventi. L’attuale situazione circa la controversia tra i fautori della teoria del tempo endogeno e quelli dell’idea del tempo cosmico indotto, è espressa dalla stessa Janet Harker. Ella dice quanto segue: « ... Brown sostiene che tutti gli organismi dotati di orologio biologico sono sottoposti all’influenza di variabili ambien­tali in grado di fornire indicazioni sul passaggio del tempo. Questa opinione non è affatto accettata dalla maggior parte di coloro che studiano i ritmi vitali, ma per ora non si registra la minima prova che possa confutare gli effetti osservati da Brown». Dunque non è possibile sconfessare Brown, ma neanche i suoi oppositori. Tuttavia posso proporre al lettore alcune considerazioni. 1) I fautori della teoria dell’«orologio» interno e quindi del ritmo ereditato, sostengono che i ritmi biologici non vengo­no influenzati da fattori cosmici, ma per dimostrare ciò dovrebbero provare che tali ritmi sussistono anche quando l’organismo vivente si trovi al di fuori della potenziale zona d’influenza delle forze citate. E come potrebbero? Esiste forse una zona fuori del cosmo? 2) L’idea dell’«orologio» interno diventa più difficile da accettare quando si rapporta a tempi molto lunghi e stabili, come nei casi di ritmi annuali o, addirittura, pluriennali. 3) Janet Harker e altri scienziati hanno dimostrato l’esi­stenza di orologi interni, ma ciò non significa che tali orologi hanno un funzionamento autonomo. Potrebbe anche trat­tarsi di oscillatori interni che vengono sincronizzati da fattori esterni.


Tale argomento, sulla scia della presunta stupenda realtà delle famose sliding doors (che cosa sarebbe successo se io fossi riuscito a entrare nella vettura della metropolitana un  attimo prima della chiusura delle porte e cosa sarebbe accaduto, invece, se io non fossi riuscito...), o di quella del sesso degli angeli e anche e soprattutto del libero arbitrio o meno nell’esistenza dell’uomo, ci porta a considerazioni parimenti altissime sul piano filosofico, degne delle menti più pensanti che esistono, quelle menti superiori che già per il solo fatto di interrogarsi continuamente — e sempre — stabiliscono una soglia di impareggiabile superiorità nella razza umana.

Allora ecco un caso che mi riguarda personalmente e riguarda, di riflesso, decine di migliaia di astrologi che mi seguono da circa mezzo secolo (ma molti, tra costoro, non sanno neanche che seguono il sottoscritto).

La domanda è, al tempo stesso, semplicissima e possente in tutta la propria estensione: “Come facciamo a sapere se a Tizio sarebbe accaduto A+B+C+D se fosse rimasto a casa e se non fosse partito per un Compleanno Mirato?”.

Meraviglioso, davvero.
E sempre ai primissimi posti nella filosofia delle sliding doors.


In tantissimi casi, pubblicati nei miei oltre 120 libri in otto lingue, ho presentato, allora, tanti avvenimenti relativi a gemelli, genetici o astrali, oppure genetici e astrali, in cui uno dei due è partito e l’altro no, con una raccolta di fatti oggettivi diversi e schiaccianti un anno dopo.
Sfortunatamente i miei critici dichiarano di non conoscere tali casi oppure di conoscerli, ma di averli dimenticati pochi minuti dopo.
Succede.

Allora adesso ve ne ripropongo uno e poi riprendiamo il discorso da dove lo abbiamo lasciato.


Il caso che presento adesso, in chiusura di questo breve saggio, è assai emblematico e risulterà piuttosto indigesto a que­gli studiosi che si affannano a cercare di convin­cere i propri allievi che le Rivoluzioni solari van­no domificate per il luogo di nascita e non per quello dove ci si trova al momento del return so­lare. Ci troviamo di fronte a delle condizioni così uniche che oserei definire irripetibili. Solo po­chissimi dati dei personaggi saranno alterati per non permetterne l’identificazione, ma se qual­cuno volesse insinuare che mi sono inventata questa storia, sono certo che otterrei, dagl’inte­ressati, la disponibilità per una testimonianza diretta di come sono andate realmente le cose. Ecco i fatti. Nell’inverno 1994, si presentano da me, a distanza di pochi giorni, due fratelli emiliani che presentano una caratteristica a dir poco singolare (una delle tante di questa storia): pur essendo nati a distanza di 4 anni l’uno dall’altro, hanno visto per la prima volta la luce nello stesso giorno dello stesso mese, nello stesso luo­go, quasi all’identica ora. Andiamo avanti.
 Tutti e due, se dovessero restare nella propria città durante il comple­anno successivo, si beccherebbero l’Ascendente in prima o in dodicesima radicale e uno stellium, tra cui il Sole, in 12ª radix. Sono queste le condi­zioni che io ho descritto come le peggiori possibili nel mio testo Trattato pratico di Rivoluzioni solari, Blue Diamond Publisher (e in un’altra trentina di successivi libri sulle RS e RSM, RL, RLM..., ndr). Allora faccio di tutto per convincere entrambi a partire, dicendo loro che se mi ascolte­ranno, non solo potranno evitarsi un anno d’inferno, ma riusciranno, ad­dirittura, a ribaltare quasi di 180° la situazione e a ottenere dodici mesi all’insegna delle crescite, del benessere, delle emancipazioni.
Al soggetto A suggerisco di partire per Santa Fe, in Argentina, e a quello B per El Paso, nel Texas. Nonostante che la destinazione per l’Ar­gentina sia da un punto di vista generale assai più infelice dell’altra, il soggetto A mi ascolta e parte, mentre quello B non riesce a farlo e resta a trascorrere il suo compleanno nella città dove abitualmente dimora. A distanza di quasi due anni da allora, un comune amico medico che è rima­sto sbalordito dagli eventi, mi ha stilato quello che in termine scientifico si chiama un follow-up e che io ho tradotto in parole semplici e riassunti­ve per tutti: un resoconto a posteriori di quello che è avvenuto, senza dimenticare, assolutamente, quello che era stato detto prima. Il soggetto A, colui che si è recato a Santa Fe, ha avuto una storia d’amore appassio­nante e ha visto migliorare decisamente la sua attività professionale, di­chiarandosi assai soddisfatto dell’anno trascorso (da compleanno a com­pleanno). Il soggetto B, che non riuscì a partire e si beccò quel po’ di ben di Dio tra prima e dodicesima, ha avuto un anno particolarmente duro che — al di là degli aggettivi che si possono scegliere per descrivere il suo caso — si è concretizzato in un fatto di una latitudine negativa elevatissima: ha perso il posto di lavoro ed è tuttora disoccupato.
Con questo esercizio si conclude la pubblicazione che avete davanti e spero che essa sia servita a chiarire le idee a molti su di un argomento poco conosciuto e tanto chiacchierato. I lettori liberi da vincoli di vassallaggio culturale nei confronti di piccoli baroni che erroneamente si ritengono portatori di potere e che in realtà possiedono solo la boria della propria presunzione proporzionale alla loro ignoranza, si renderanno conto che qui sono stati presentati casi pratici che lasciano poco spazio al dub­bio.
Non voglio dire, con questo, che ogni “mistero” sia stato svelato e che io e voi siamo diventati possessori della Verità, ma semplicemente ribadi­re che delle tracce, dei solchi, delle strade ben precise esistono già e chi continua accanitamente a volerle negare, fa a mio avviso come quegli animali che mettono la testa sotto la sabbia perché non vogliono vedere. Io ho dedicato questo mio libro agli Allievi, a quelli bravi e devoti, e dunque non mi preoccuperò eccessivamente se alcuni lettori, un giorno, diranno che loro hanno sempre saputo che per trovare una soluzione a problemi apparentemente irrisolvibili, nell’oceano atlantico, bisognava puntare su Saint John’s oppure su Fernando de Norogna o su Santa Cruz das Floras.
Chi decide di cedere agli altri il proprio sapere si espone sempre a questo rischio. Per tale motivo, un collega bravissimo, che stimo, dice che lui non scriverà mai le cose che ha scoperto perché non vuole regala­re, per 10 o 20 mila lire, la fatica di una vita agli altri. Io la penso diversa­mente e sono anche convinto che le pubblicazioni siano la cosa più bella che esista, sotto certi aspetti, in quanto hanno una data e questo fa sì che nessuno possa dire: io lo dicevo già da vent’anni.







Ecco, sono quasi certo che questo, e molti altri esempi da me prodotti, verranno ignorati da quei campioni del pensiero umano, quegli esseri davvero intelligenti di cui scrivevo prima e che si interrogano, sapientemente, su tali misteri.
Ma, allora, avrei anche io qualche domanda per costoro:


1) Detta filosofia delle sliding doors la potremmo applicare a ogni fase non soltanto del pensiero, ma anche dell’attività umana e potremmo porci una serie pressoché infinita di domande del tipo:

- e cosa ne possiamo sapere cosa sarebbe accaduto a Mario se non fosse stato operato di peritonite?
- e come possiamo divinare il futuro e stabilire cosa sarebbe accaduto a Elena se non le fosse stata fatta la respirazione bocca a bocca?
- e come facciamo a essere certi che se non avessimo schivato il gatto che ci stava sfrecciando davanti alla nostra auto in piena velocità lo stesso sarebbe morto sotto le nostre ruote?


Potremmo continuare per almeno altre dieci-ventimila domande, ma sono certo che quasi tutti voi avrete compreso già la bellezza di simili interrogativi che ci certificano l’eccezionalità pensante di alcuni nostri compagni di percorso sul pianeta Terra.

2) Volendo scendere più nello specifico e restando solo all’argomento astrologia, sempre ai nostri intelligentissimi censori, potremmo domandare: “E voi come fate a dire, quando redigete oroscopetti in quantità esageratamente industriale e prefabbricata, che effettivamente quest’anno (2018) i nativi del Sagittario impalmeranno una biondissima e affascinante collega di lavoro o riceveranno in omaggio un cavallo bianco? Siete in grado di provare che ciò avverrebbe anche se Giove non si trovasse nel segno del Sagittario?



Pensate ciò che volete, ma io resto sempre turbato, sedotto, affascinato dalla meravigliosa teoria delle sliding doors e dai suoi sacerdoti, quasi tutti redattori di oroscopetti e mai astrologi che fanno consulti reali a persone reali, che ci costringono a meditare su questo e su altri fondamentali interrogativi della vita.

Bellissimo, davvero!





Milano, Museo Archeologico. Alcune foto di Ciro Discepolo.











































Per Tutti. Non è una notizia importante, ma vi invito a leggerla perché potrà spiegare, a qualcuno, il perché di un certo rumore di fondo che disturba, da qualche anno, l’Astrologia:


http://ilblogperidepressi.wordpress.com/ 


For Everybody. 
It is not an important news, but I invite you to read it because it can explain, to someone, the why of a certain noise leading that disturbs, from a few years, the astrology: http://ilblogperidepressi.wordpress.com/ 


Buona Giornata a Tutti.







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Passing the mouse pointer on a graph, you will read, in low to the right of the screen, the name of the recommended place. If this didn't have to happen, I recommend you to use as browser Chrome of Google that is free and, in my opinion, the best.


A che ora sarà il mio compleanno? (At what time I will have my Solar Return?): http://www.cirodiscepolo.it/inetpub/vvrot/oroscopi/rsmirata.asp


Qual è l’Indice di Pericolosità del mio Anno? CALCULATE, FREE, YOUR 
INDEX OF RISK FOR THE YEAR (as explained in the book Transits and Solar Returns, Ricerca ’90 Publisher, pages 397-399): http://www.cirodiscepolo.it/inetpub/oroscopi_net/free/formnascitam.asp?oroscopo=Punteggio


Quanto vale il mio rapporto di coppia?


Test Your Couple Compatibility
http://www.cirodiscepolo.it/inetpub/oroscopi_net/coppia_free/coppia1.asp 



Una bibliografia quasi completa di Ciro Discepolo:

An almost complete bibliography of Ciro Discepolo: 
http://www.amazon.com/Ciro-Discepolo/e/B003DC8JOQ/ref=sr_ntt_srch_lnk_1?qid=1407665052&sr=






3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Ciro, vorrei raccontarti che l'anno scorso già da gennaio sono stata vittima di furto (mi hanno rubato la borsa in macchina rompendo il finestrino). Ma non basta. A settembre mi hanno di nuovo rubato la borsa, sempre dalla macchina lasciata un momento incustodita! Ho tentato di capire dalla mia RS dove si poteva "vedere" il furto, ma non ti nascondo che non so quali pianeti e quali case possono evidenziare un furto. Certo avevo uno stellium in terza casa con un bel Saturno dentro... Un Marte in quinta. Ma il furto come lo possiamo evitare? Forse da questi pochi elementi non e' facile capire, ma sarebbe utile per maggiore prudenza in futuro. Posso aggiungere che controllo regolarmente le mie RL e quando questa estate mi sono ritrovata con un Saturno al medio cielo, sono rovinosamente caduta mentre facevo una passeggiata su una strada sconnessa e leggermente in pendenza colpevoli anche i miei bellissimi sandali non altissimi, ma non adattissimi a quel luogo con una zeppa rigidissima che mi ha fatto ruotare il piede e cadere di lato rompendomi due costole e il gomito. Per farla breve ( ma ce ne sarebbe da raccontare) come pensate che abbia passato i miei mesi estivi? Stando chiusa in casa e sentendomi una povera tapina! Ecco come ha agito Saturno, togliendomi lo smalto e la luce che fino a quel momento avevo avuto. Qualcuno avrà ridacchiato di nascosto, qualcun altro anche se bonariamente, mi ha detto :"questa si chiama sfiga!".
In due mesi ho recuperato bene, ma ho passato un estate impossibilitata ed in clausura.
Un caro saluto
Patrizia

Anonimo ha detto...

http://www.lastampa.it/2018/02/09/cronaca/muore-nel-giorno-del-compleanno-cadendo-dal-tetto-di-una-casa-in-ristrutturazione-8Ct16YFGvjhUHJNgexRuzL/pagina.html

Direi che non c'è bisogno di commentare.

Sandro NH

Giuseppe Al Rami Galeota ha detto...

Io penso che l'astrologia del tutto e del contrario di tutto sia la conseguente risposta al disagio di chi non accetta l'idea di un fato già bello e scritto ma che non riesce a rinunciare al fascino dello zodiaco. Come se il concetto di evoluzione fosse incompatibile con quello di astrologia giudiziaria. Questo è l'approccio psicologico in quanto per un terapeuta, soprattutto al giorno d'oggi, è scorretto incasellare il suo paziente in una tipologia caratteriale o in una patologia (nonostante l'esistenza di test che facciano proprio l'opposto). Questo perché gli steccati, le palizzate, rappresentano un limite sia per il terapeuta e sia per il paziente. Infatti il primo non vedrebbe il paziente in chiave dinamica e il secondo si sentirebbe schiavo del suo problema; finirebbe per identificarsi con la patologia. Ma la domanda che bisogna porsi è questa: l'astrologo deve essere per forza un terapeuta? Ecco. Il problema è la presunzione. L'astrologo non è un terapeuta. Se si vuole essere teraputi è bene studiare le pratiche teraputiche. Ma se si vuole studiare l'astrologia pensando di dover "curare" il disagio del paziente, ecco che si pecca di arroganza se alle spalle non vi è una reale formazione nelle discipline psicologiche. L'astrologo, a mio avviso, non ha la responsabilità di rompere "le palizzate" del consultante. L'astrologo non è uno psicologo. Che poi possa avvalersi delle conoscenze psicologiche per comprendere meglio la psiche, propria e degli altri, è un altro paio di maniche. Ma ciò non autorizza a quel balzo che va dalla comprensione alla prescrizione. Ora, quel che noto, è che l'astrologo vuol essere teraputa. Ben venga purché l'astrologo sia realmente un teraputa. E anche se lo fosse, non necessariamente bisogna seguire l'orientamento di liberare il consultante da qualsiasi etichetta. Voglio dire che l'astrologia è una; ma le ideologie sono tante: si può esser coerenti anche mischiano la psicologia con l'astrologia giudiziaria. Tutto dipende dalle nostre palizzate. Rudhyar ha imposto alcune palizzate. Chi vuole le segua, ma sia cosciente che si tratta pur sempre di vincoli.