martedì 26 febbraio 2008

Impegno sui temi della bioetica


Cari Amici,
come ho scritto in altre date è mia intenzione impegnarmi maggiormente sui temi della bioetica in generale e su quelli della dolce morte e dell’eutanasia in particolare. Ciò, credo, per una sensibilità di nascita che possiedo verso questi argomenti e poi perché ho dovuto assistere, inerme, alle atroci sofferenze con cui è finita la mia seconda sorella qualche anno fa. Su questi temi, come sapete, è assai impegnata anche Serena Foglia. Si tratta di argomenti che investono il profondo di ciascuno di noi da tutti i punti di vista: etico, sociale, religioso…Rispetto, in tal senso, tutte le opinioni, anche quelle esattamente opposte alle mie.
Chi non è d’accordo lo può scrivere apertamente o può anche non partecipare al dibattito. Quello che scriverò, sarà a titolo personale.
Vorrei cominciare dalla dolce morte.
Secondo me l’ammalato ha due grandi principali diritti:

1) Essere costantemente e sempre informato, al 100%, sulla gravità della propria condizione
2) Il malato ha diritto di decidere se e come morire prima delle sofferenze finali in una malattia senza via di scampo

Il giorno che mia sorella scoprì di avere un tumore vecchio di almeno dieci anni all’intestino, andò da sola a farsi fare una TAC e le dissero che aveva 12 lesioni (metastasi) al fegato. Io ho letto molto su tale argomento, sul web, e dovunque viene precisato che, in via teorica, fino a due lesioni e mezzo è ancora possibile che una persona si salvi.
Poi sono stato presente a tutti i colloqui che mia sorella ebbe con tanti oncologi in ogni parte d’Italia.
Tutti le dissero che vi erano ottime probabilità di guarigione e che, comunque, le potevano garantire dai due ai tre anni di vita in condizioni accettabili di qualità della vita, se la terapia fosse fallita.
Le ultime parole che pronunciò mia sorella entrando in coma (eravamo accanto a lei io e mio fratello) furono, con un filo di voce: “… soltanto un anno…”.
Non so cosa avrebbe fatto mia sorella se avesse saputo che la Scienza l’aveva già condannata e se avesse saputo, soprattutto, a quali sofferenze atroci sarebbe andata incontro nelle ultime settimane di vita.
Io vorrei chiedere, a quelli che la pensano come me, di fare ricerche in rete e di portare, magari, anche la testimonianza diretta di medici che possano spiegare a chi sia di questo orientamento, come poter agire con un “fai da te” che non coinvolga altri e che sia, tecnicamente, la strada più rapida e meno dolorosa che consenta a chiunque di lasciare questa vita nel modo che più ritiene giusto.


Ringrazio nuovamente Zia Paperina e Uranio12 che aiutano parecchio i meno esperti a comprendere alcune cose di questa meravigliosa Astrologia che ci accomuna. Zia Paperina è tra le più attente lettrici ed esecutrici di ciò che è contenuto nei miei libri e dunque fa notare, spesso, quando si stanno prendendo lucciole per lanterne (ma così fa anche Uranio12 e altri). A parte il mio piccolo refuso-lapsus sul 23 novembre (cara Giulia, tu non hai compreso bene il funzionamento di AstralDetector perché hai visto di esso solo una cinquantina di grafici, non possedendo il software che lo genera), a volte i meno esperti, e li si può comprendere tranquillamente, fanno affermazioni che si possono smentire con centinaia di esempi pubblicati, come quella di guardare gli aspetti all’interno di una RS, oppure quella di credere che i transiti siano più forti delle posizioni nel cielo di RS (ma in quel caso parliamo di persone al primo livello di alfabetizzazione nel campo delle RS).
A Sabrina devo dire che le patologie epatiche (e ne ho studiate a decine di migliaia pubblicando i risultati e non dicendolo soltanto) non c’entrano nulla con la seconda e con l’ottava Casa.
A te Paola, vorrei ricordare due grandi che avevano la tua stessa posizione: Piero Chiara (di cui ho avuto l’onore di essere amico) e Giacomo Casanova. Entrambi scrissero in vecchiaia. Tu hai iniziato molto prima, essendo stata prima giornalista e comunque avendo diretto importanti uffici stampa di grandi aziende, ma come scrittrice hai cominciato un po’ tardi. Chi oserebbe dire, però, che le memorie del grande Casanova siano inferiori a qualunque altra opera letteraria? Vai tranquilla e regalaci altri eccellenti romanzi. Un’ultima cosa, sempre sulla terza Casa. Maria Teresa di Lascia, già leader dei radicali e morta molto prematuramente per un cancro alla mammella, venne da me, quando era poco più che una ragazza, a farsi leggere il quadro astrale. Molti anni dopo, dopo la sua morte, fu pubblicato il suo fantastico romanzo “Passaggio in ombra”, una possente saga familiare che, personalmente, oserei paragonare alla grande opera di Tomasi di Lampedusa. Qui avevamo un Plutone strettamente congiunto al Fondo del Cielo e quindi di appartenenza sia alla terza che alla quarta Casa (Maria Teresa era nata a Rocchetta Sant’Antonio il 25/12/1953, alle 15.30).
Buona giornata a Tutti.
P.S. Giovedì e venerdì sarò all’estero e non so ancora se e come riuscirò a collegarmi, e neanche per quanto tempo, al web.

11 commenti:

Sabri ha detto...

Caro Zio Ciro,
un argomento davvero importante.
In merito al tuo invito a collaborare con opinioni e documenti: cosa ne pensi del link che ti ho inviato tempo fa' via email (e citato anche nei tuoi libri)?
A mio parere potrebbe essere uno spunto di riflessione in materia.
Ecco a tutti il link sopracitato:
www.aerrepici.org

Per quanto riguarda le patologie epatiche, di cui ribadisco la tua assoluta competenza astrologica, nemmeno io le ritengo legate all'asse II-VIII, infatti scrivevo di Giove e dei segni che sono interessati da questo fondamentale organo biologico; quindi, mi domandavo se in tale chiave l'asse II-VIII possa essere ricollegato al significato Giove-Segno in taluni temi natali.

Buon viaggio a te,
Sabrina.

Sabri ha detto...

Caro Zio Ciro e cari tutti,
per quanto riguarda i due principali diritti enunciati nel post, vorrei portare la mia esperienza personale:

quando a mio padre (molto anziano) e' stata diagnosticato il tumore al peritoneo di derivazione epatica, l'informazione e' stata data prima ai familiari piu' stretti cioe' a me, i miei fratelli e mia madre.
Il personale medico che lo seguiva era seriamente intenzionato a dire lui la verita' compreso il fatto che ormai non c'era piu' nulla da fare sia considerata l'eta' sia la quantita' di metastasi e quando l'oncologo di turno ci ha prospettato tale intenzione io gli ho fatto piu' o meno questo discorso: "dottore, io capisco cosa vuole intendere con il termine "diritto del malato" ed in linea teorica sono d'accordo con lei, ma la prego, prima di rivelare la diagnosi a mio padre, parli un po' con lui e si rendera' conto che mio padre conosce gia' la verita' (piu' o meno inconsciamente) e non vuole sentirsela dire apertamente sia per le chiare implicazioni emotive della cosa, sia per un suo personale senso della privacy e della dignita'. Io credo che mio padre desideri raggiungere la morte che gli e' sempre piu' vicina, ancora con uno spirito fanciullesco, speranzoso.
Il dottore non sembrava aver compreso il mio discorso pienamente, ma avvenne subito dopo il seguente episodio: il dottore si avvicino' a mio padre per visitarlo e mentre faceva cio' mio padre si mise a parlare con lui della novita' appena sentita alla radio riguardante una cura per il suo problema di "enfisema polmonare" che gli aveva ridotto notevolmente la capacita' respiratoria (cosa che lo aveva reso invalido e legato alla terapia ad ossigeno da parecchi anni) e mentre gli diceva questo lo guardava con gli occhi di un bambino che chiede di essere rincuorato.
A quel punto io ringraziai la Provvidenza Divina ed il buon cuore del medico (pochi al giorno d'oggi sono i medici che sanno ascoltare il proprio cuore) che dandomi uno sguardo di comprensione decise di non rivelare a mio padre la diagnosi.
Non pensiate che la mia scelta sia stata guidata dal voler evitare la pena nel dire la verita' a mio padre, perche' in verita' tale pena me la sono portata con me fino alla sua morte, ma in verita' io sapevo di fare la sua volonta', cio' che era meglio per lui (che non e' detta sia meglio per tutti, anzi) ed infatti il suo comportamento nei seguenti 20 giorni di vita che gli sono stati concessi mi ha confermato quanto pensavo e la giustezza della scelta.
In tale caso penso di aver assolto al secondo diritto enunciato da Zio Ciro e cioe' che il malato ha diritto di decidere se e come morire tenuto conto che mio padre era gia' in fase terminale della malattia e che, grazie a Dio, non ha sofferto quanto i medici prospettavano.
Mio padre desiderava morire a casa e cosi' e' stato.
Prima di morire ha accolto favorevolmente il mio proposito di coccolarlo con un massaggio ai piedi (mio padre aveva Sole, Mercurio, Giove e Urano nei Pesci) ed alle gambe (aveva Saturno in Sagittario), cosa che sorprese tutti.
Quando infine lo rividi alle 10,00 del mattino (era morto poco prima dell'alba del 25 Maggio 2006) nel suo volto apparentemente austero c'erano la pace e la serenita' della nuova vita.
Pregai per lui.
Pochi giorni dopo mi accorsi di aspettare la mia ultimogenita che e' nata con uno stellium in Pesci ed uno in Sagittario.

Spero che questa mia testimonianza possa essere utile a tutti coloro che si trovino ad affrontare una situazione simile.

Ciao a tutti,
Sabrina.

Graziano Vagnozzi ha detto...

Mi pare purtroppo che il vertice della questione sia inevitabilmente destinato a ruotare sulle posizioni del Vaticano e su una visione quantomeno distorta del concetto di dignità della vita e perfino di carità. Posizioni che trovano sorprendente accoglimento presso i politici di ogni colore, in barba ad un'opinione pubblica che ha maturato sull'argomento una sensibilità molto sviluppata.

Del resto non è un caso se Antonio di Ciesco, marito di Moana Pozzi, abbia prudentemente aspettato tanti anni prima di rivelare di averla aiutata a morire per liberarla dalla malattia che le martoriava il fegato (Giove in 12ª congiunto a Saturno e bersagliato da aspetti disarmonici).

doriana ha detto...

cPorto anch'io la mia dolorosa testimonianza, soprattutto perchè vorrei dire che non sempre è possibile una eutanasia auto-praticata. Come avevo già detto in precedenza ho perso il mio compagno per un tumore. A 36 anni gli diagnosticano un raro tumore ad un rene (asportato) e con metastasi già diffuse a due terzi di entrambi i polmoni. Aspettativa di vita 4/5 anni; ed in effetti sopravvive 4 anni. Ma come? Dopo 1 anno metastati al cervello che lo semiparalizzano. La scienza decide di intervenire perchè la vita umana è sacra e dobbiamo curare: altissime dosi di radiazioni al cervello che bloccano le metastasi ma lo rendono praticamente cieco, con frequenti crisi epilettiche (e permane la paralisi). Prosegue il calvario (ma è vita?), intanto il cancro al polmone prosegue la sua crescita, fino all'emorragia finale (mentre si parlava ancora di operare). Tutto questo, non per raccontare particolari trucidi (e mi scuso con i più sensibili) ma per dire due cose secondo me fondamentali. Tutti noi vorremmo che un essere umano che amiamo nonostante tutto continuasse a vivere; è un egoismo normale, ma, forse, il vero amore e il vero rispetto è avere la forza di lasciarli andare quando decidono di farlo.
Enrico più volte mi ha parlato del suo desiderio di morire presto. Lui certo non era in condizioni di farlo, nè io ne sarei stata in grado (non avrei avuto forza, nè coraggio, nè, forse, amore sufficiente). Dopo la scomparsa del mio compagno ho seguito con partecipazione la terribile vicenda di Welby, ho pianto quando hanno publicato la lettera-testamento che ha lasciato "...anche piangere per un amore finito, per una perdita è vita.... Questa mia non è vita...". Comunque la si pensi sono parole che fanno riflettere.
E comunque la si pensi, su questioni così dolorose e così personali (come molte altre balzate alla cronaca recentemente) ritengo che la morale non possa essere comune, ma occorre "laicamente" permettere a ciascuno di decidere da sè e per sè.
Non sono neppure in grado di dire se sia sempre giusto dire ai pazienti "tutta la verità" (che comunque credo intuiscano da subito), sono comunque convinta che debbano essere psicologicamente assistiti per poter decidere (in momenti di vera disperazione) il percorso terapeutico che vogliono seguire.
Mi scuso con tutti se sono stata cruda in questa mia esposizione; non ho ancora elaborato quanto è successo; lo strazio e la rabbia continuano ad essere presenti in me. C'è forte anche il desiderio di difendere i diritti di chi in questo momento non li può difendere: compreso quello di morire con dignità.

Sabri ha detto...

Cara Doriana,
in merito a come ti senti in seguito alla morte del tuo compagno ti consiglio il seguente libro che io ho trovato molto significativo:

"L'Esperienza del distacco"
Verena Kast, Red Edizioni

Salutoni,
Sabrina.

Giuseppe Al Rami Galeota ha detto...

COSA DIRE? è UN ARGOMENTO CHE PUTROPPO COINVOLGE PARECCHIE PERSONE; ANCHE LA MIA FAMIGLIA INFATTI è STATA VITTIMA BEN DUE VOLTE DI QUESTO MALE. MIO PADRE, MEDICO CHIRURGO, FU COSTRETTO A RINUNCIARE ALLA SUA PROFESSIONE A CAUSA DEL MALE. SAPEVA GIà A QUELLO CHE ANDAVA INCONTRO E PER QUESTO NON NUTRIVA SPERANZE PER IL FUTURO. DECISE CHE DOVEVA MORIRE QUANDO NON POTè PIù LAVORARE; E PER LUI CURARE QUALCUNO ERA UNA MISSIONE: LUNA IN DODICESIMA CASA.E LO FECE FINO ALL'ULTIMO. MORì NEL GIORNO DEI SANTI MEDICI... PER GIULIA: PURTROPPO HO IL VIZIO DI SPERIMENTARE A PRESCINDERE DA QUELLO CHE LEGGO SUI TESTI; NON PER DIFFIDENZA O SCETTICISMO, MA PER VEDERE FINO A CHE PUNTO SIANO NEGATIVE LE POSIZIONI TANTO DEMONIZZATE E HO OSATO CHIEDERE A LEI CHE è STATA SUBITO DISPONIBILE AD ASCOLTARMI.LA MIA DOMANDA SCATURIVA DALL'OSSERVAZIONE DI R.S. IN CUI L'AS. IN DECIMA EUN SOLE IN PRIMA PER ESEMPIO, SORTIVA CONTEMPORANEAMENTE EFFETTI NEGATIVI ED ECCEZIONALMENTE POSITIVI.ESEMPIO: MIA SORELLA CON TALI POSIZIONI HA VISSUTO UN ANNO DRAMMATICO PER I SENTIMENTI MA HA OTTENUTO UN VERO MIRACOLO PER LA SUA PROFESSIONE LAVORATIVA. QUALCUN'ALTRO HA POTUTO FARE LE MIE STESSE OSSERVAZIONI? GRAZIE A TUTTI

doriana ha detto...

Sì al-rami anche a me è successo un paio di volte. In anni "duri" (con asc. in I, VI o XII), venere e giove hanno sempre mantenuto le promesse delle case in cui erano ospiti. Però devo essere onesta: erano successi molto amari, e con il resto della vita che andava a catafascio, comunque non ero in grado di gioire neppure di quel poco...
Grazie Gabri per la segnalazione, comprerò senz'altro, e volentieri, quel testo (oltretutto con l'asc gemelli leggerei di tutto!).
Non so però quanto sia possibile elaborare tutta la sofferenza vista e patita; probabilmente ci conviverò per il resto della vita, ma questo non vuol dire che rinuncerò a vivere (anzi è per la voglia di vivere che ho, che pratico l'Astrologia Attiva!).Sai, e non è certo un caso, la mia tesi di laurea sarà sui tumori professionali... (se questo non è un tentativo di elaborare il tutto ..!!) Non è l'idea della morte che mi turba (oltretutto, per mia fortuna, sono credente: non si muore mai davvero, si cambia solo dimensione... e sono convinta che mi sia più vicino che mai...) Non sopporto che, con tutta la scienza e la sapienza che abbiamo, si "incoraggi quasi" ad affrontare atroci sofferenze spacciandole per inevitabili, nonchè "salvifiche" e "purificatorie". Così come non sopporto tutte le panzane che ci raccontano sulla guaribilità di alcune malattie (salvo poi, alle prime riacutizzazioni, scaricarti ad ospedali minori, perchè statisticamente nessuno vuole il morto!)
Non voglio essere cinica (e di fatto non lo sono), ma consideriamo realisticamente che, statistiche alla mano, una persona su quattro si becca il tumore (alcuni quello maligno ed io in realtà sospetto che siano/saranno molte di più). Giustamente come dice al-rami ognuno di noi ha da portare la sua esperienza. Forse è il momento che, socialmente, ci poniamo il problema dell'eutanasia in modo serio. Non noi, perchè Zio Ciro ha buttato sul piatto un bel post su cui riflettere. Intendo quanti ci circondano, cercare di sensibilizzare chi ci circonda...

uranio12 ha detto...

Ogni volta che ho letto della storia della sorella di Ciro mi sono commosso,specialmente ultimamente quando ha pubblicato una sua foto mentre ballava.
Scusatemi se non interverro' in questa discussione...non ho parole e non so cosa dire davanti all'ineluttabilita' della morte e della morte per cancro.

Sabri,il tuo asse II-VIII si puo' tradurre in problemi che possono riguardare la gola o problemi ginecologici.Infatti,come afferma il grande Baurbault il "primo"significatore della malattia e' la presenza nel tema di un cattivo aspetto natale(nel tuo caso il saturno in quarta-lo stomaco-opposto a Giove-il fegato)e marte opposto a plutone(l'asse gola e ano:nutrizione ed espulsione).
Non conosco tutti i particolari del tuo tema ma con un marte in seconda opposto ad un pianeta in ottava si ha spesso problemi alla tiroide.

Celeste,sei la mia sorellina,allora!Pensavo ai genitori di Sergio,se tutti e due hanno un sole in terza chissa' quale biblioteca avevano in casa!

Sabri ha detto...

Caro Uranio12,
confermo i problemi di gola (da piccola avevo spesso tonsilliti, ora meno), ginecologici molto meno.
Ti confermo anche i problemi stomaco-fegato (quelli sono all'apice grazie anche alle influenze gastro-intestinali che girano in questi ultimi anni negli ambienti scolastici).
Al momento non ho problemi alla tiroide (quella spero di risparmiarmela), pero' ho sempre problemi ai piedi (gestibili comunque), problemi emorroidali (anche questi gestibili e non sempre presenti).

Buona serata,
Sabrina.

Giulia ha detto...

E allora caro Ciro, stiamo facendo la conta...
Purtroppo anche io ho accumulato una dolorosa esperienza in merito.
Mia madre, al cervello, cinque mesi.
Mio padre al fegato e forse intestino, due mesi.
Mia suocera al cervello, cinque mesi.
Mio suocero alla prostata ed alle ossa, 9 mesi.
Il fratello di mia cognata, al polmone (33 anni, mai fumato, abitava a Pianura) poco più di un anno.
Due care amiche, al seno, una di 33 anni, una di 38, circa tre anni.
Sembra un bollettino di guerra.
Ne avrei da raccontare, ma non voglio piangere, siamo qui per cercare una via d'uscita dignitosa, non per rinvangare sofferenze.
L'esperienza di mia madre fu la prima.
Fu cavia di esperimenti della medicina che voleva progredire.
Noi, incompetenti ed ignoranti, ci bevevamo ogni parola dei "dottori" ed acconsentivamo a tutto pur di lasciare intatto quel filo di speranza.
Ci fu chi, cinicamente pensammo, ma realisticamente ci disse "portatela a casa".
Dopo che la medicina e la chirurgia ebbero usato il suo corpo, con effetti devastanti, mio padre mi disse "se dovesse capitare a me non fatemi mettere le mani addosso".
Così è stato, magari complice anche l'età avanzata, mio padre non serviva alla scienza, mia madre era giovane.
Mentre passavo interminabili giornate al suo capezzale, quando mentalmente mi ero data tempi lunghi e lungo strazio, come avevo imparato, capii invece che la risoluzione sarebbe stata rapida.
E mi angosciavo pensando a cosa avrei dovuto e potuto fare, forse già il giorno dopo.
Mi sono alambiccata il cervello, perchè mio padre (uomo intelligentissimo e scaltrissimo), a differenza di quel che dice Ciro, non voleva capire nè sapere.
Sapere a volte non è un diritto, è una crudeltà aggiuntiva.
Io credo che bisogna avere molta sensibilità per comprendere intimamente le reali necessità del malato.
Io ora dico che vorrei sapere, ne parlavo ieri, sono una per la verità a tutti i costi.
Ma che ne so se nella sofferenza estrema non cercherei una liberazione dolce e rapida?
Io mi curo con l'omeopatia, non voglio fare paragoni, ma a volte ci sono dolori fisici da sopportare veramente tosti.
Quando mi scoppia l'emicrania da rinite allergica, e tutti i globuli omeopatici e le agopunture del mondo nulla possono, io mi sparo il mio bel cortisone, alla faccia delle mie surrenali e dell'osteoporosi, quando sono arrivata al limite non sopporto un minuto in più.
Quindi credo non possa esistere una regola generale, valida per tutti.
Solo chi è vicino, chi conosce, chi ama l'ammalato è nella possibilità di intuire, di capire cosa è meglio per quella persona, in quel momento.
Il diritto a decidere come morire prima delle sofferenze finali, credo invece che vada assolutamente tutelato.
E questo non solo nei tumori, anche nelle altre malattie fatalmente progressivamente invalidanti.
Ammiro infinitamente quello scienziato che dalla sua carrozzella, con tutto il corpo paralizzato, scruta le galassie attraverso un computer che aziona con un puntale posizionato sulla sua fronte.
Ma non siamo tutti uguali.
Rivendico il diritto di morire dignitosamente se il mio essere in vita non ha più i parametri per definirsi tale, e decido io, o lascio le mie volontà in mani fidate.
Un'altro dubbio mi è sorto.
Riguarda la donazione di organi.
Io sono (ero) favorevole.
Poi ho letto alcune cose su questo sito (che consulto spesso)http://www.disinformazione.it/business_espianti.htmcome
Cito testualmente
"la definizione di morte cerebrale - data per scontata nelle legislazioni ed anzi, spesso, mistificata attraverso la parola “cadavere” - sia tutt’altro che un dato certo o accertabile in maniera definitiva. Argomento centrale: la necessità - universalmente riconosciuta - di effettuare anestesia o "curarizzare" il paziente durante il prelievo degli organi per frenare le sue reazioni: dalla sudorazione all'aumento tumultuoso del battito cardiaco e della pressione sanguigna, fino al movimento inconsulto degli arti, definito in medicina il "segno di Lazzaro".
Chi fosse interesato può leggersi tutto l'articolo, di cui ho dato il link.
Credo sia molto utile anche tenuto conto del fatto che il dr. Veronesi è candidato alle prossime elezioni

Sergio ha detto...

Caro Ciro,

per quanto riguarda la Morale del Vaticano, Gesù Cristo disse che chi lo seguiva aveva il potere di guarire gli ammalati e resuscitare i morti!

Quante di queste cose fa il Vaticano?

Sia ben chiaro che rispetto il Vaticano come istituzione, e credo che faccia bene a difendere il valore della vita.

Ma se è vero che ogni uomo ha il libero arbitrio, allora nessuno può può impedire a qualcun altro di sottrarsi a sofferenze atroci.

Mio padre è morto per un cancro al fegato, ma mia madre mi ha detto che le lastre dei polmoni erano piene di macchie.
E' stata mia madre a dirmi questo perchè io quelle lastre non le ho mai viste. Mio padre ha avuto molti problemi di salute di vario genere dal 1997 in poi, fino al 2005 quando è morto. Ma al fegato ha avuto problemi seri dal 2003, e solo il 22-11-2004 un dottore si è permesso di dirmi che mio padre aveva un tumore al fegato. Prima i dottori dicevano a me e a mia madre che non c'erano segni di brutti mali. Io sapevo solo che mio padre avea problemi di ammonimia (livello troppo alto di ammonio nel sangue) e che dovevo (io che sono figlio unico e i figli unici sono fortunati e vizziati)portarlo in ospedale per delle flebo. I dottori mi dicevano che aveva il fegato malato e non si poteva fare niente e io ero convinto di dover fare quella vita fino a quando mio padre fosse morto di vecchiaia.

In sintesi, mio padre sapeva bene cosa aveva, non so quando i dottori lo hanno informato, ma io padre a detto ai dottori di non dire a me e mia madre. In oltre non ha voluto curarsi.

Volevate un esempio di osa intndevo per "bugie a fin di bene" a riguardo della terza casa? Ecco, il comportamento di mio padre mi pare molto esplicito!

Tuttora non so se mio padre avesse tumori ai polmoni, non so se dagli esami dell'estate 2004 realmente non sono state trovate traccie di tumori al fegato, non conosco il motivo per cui mio padre non ha voluto curarsi, non so che fine abbiamo fatto le raziografie dei polmoni e non so se ci sono state eventuali negligenze da parte dei dottori.

E ci sono molte altre cose che non so, ma credo che l'intuito di mio padre non abbia sbagliato. Mio padre ha lottato contro molti problemi di salute con forza e... ridendo e scherzando. Sicuramente se avesse deciso di curarsi, con la forza fisice e la forza d'animo che avevaavrebbe vissuto più a lungo ma non so in che modo. Non penso che quelli del Vaticano sarebbero venutia fare un miracolo.