sabato 23 maggio 2009

Quando i Romani andavano in America


Mi è appena giunto. Più sotto leggerete il comunicato stampa.
Vi consiglio vivamente di leggere questo libro, non perché l’Autore sia un amico che stimo molto, ma perché affronta temi interessantissimi, come quello di un presunto approdo, in epoca romana e da parte dei romani, sulle coste americane.
Nel libro si affrontano misteri vecchi e nuovi da una posizione credo del tutto originale: non dalla “nostra” parte e neanche da quella del “CICAP”, semplicemente dal punto di vista di un ricercatore che ha studiato una vita intera questi fatti e riporta il proprio pensiero senza essere schiavo né di censure né di lusinghe.
Su alcuni punti non potremo trovarci d’accordo con lui (per esempio, per quanto mi riguarda, sulla nascita prima dell’astronomia e poi dell’astrologia e non viceversa), ma sono temi che vorrei dibattessimo assieme e dove mi farebbe piacere intervenissero i nostri colleghi più colti e più ferrati in materia di storia e soprattutto di storia antichissima, ma anche di argomenti legati all’ufologia e non solo a questa.
Io ho appena ricevuto il libro e lo leggerò con grande attenzione.
Poi mi piacerebbe se ne discutessimo in questa sede.
Intanto i miei più vivi complimenti a Elio Cadelo con cui condivisi i miei primi anni di giornalista a Il Mattino.



Titolo del libro:
Quando i Romani andavano in America
Scienza e conoscenze degli antichi navigatori
Autore:
Elio Cadelo
Editore:
Palombi Editori
Prezzo:
e 15,00
Il Nuovo Continente fu scoperto ufficialmente da Cristoforo Colombo nel 1492, ma non
era la prima volta: antiche civiltà marinare, tra cui quella romana, erano già sbarcate nelle
Americhe lasciando numerose tracce come monete, statuette, tombe ed anche una nave.
Il racconto dei viaggi avvenuti molti secoli prima di quello “ufficiale” è oggetto del saggio
di Elio Cadelo Quando i Romani andavano in America (Palombi Editori, pagine 220, euro
15), che illustra la cultura scientifica e le basi teoriche in possesso del mondo antico,
in particolare per quanto riguarda la matematica, l’astronomia e la geografia, e dimostra
come i Romani conoscessero la scienza nautica e avessero anche navi adatte per
attraversare l’oceano Atlantico.
I Romani furono grandi navigatori. Ad est commerciavano con l’India, la Cina e l’Indonesia:
le loro esplorazioni raggiunsero e superarono la Nuova Zelanda; navigarono lungo le
coste atlantiche dell’Europa fino alle Orcadi, l’Islanda ed oltre. In Africa sono state trovate
tracce della presenza romana nello Zimbabwe e lungo le coste orientali. Questo è quanto
ci dice la vulgata, ma in età imperiale i marinai romani raggiunsero anche l’America, che
i geografi del tempo ritenevano essere la “terza India”. Equivoco che rimarrà anche dopo
la scoperta di Colombo.
I ritrovamenti archeologici e molti passi della letteratura latina parlano di nuove terre (o
isole) ad ovest e provano che i Romani conoscevano bene cosa ci fosse al di là delle
colonne d’Ercole. Un testimone attento del tempo, Plutarco, scrive che «a cinque giorni
di navigazione dalla Britannia, verso occidente, ci sono isole e dietro di loro un continente»;
e Plinio nota «che tutto l’Occidente al di fuori delle colonne d’Ercole è ormai osservato
ed esplorato».
Ma anche piante come il mais o l’ananas, la cui diffusione in Europa è fatta risalire alla
scoperta dell’America, in realtà, come è ampiamente descritto nel volume, erano presenti
nel Mediterraneo già in epoca romana.
Nel volume vengono esaminate anche diverse culture che con il mare ebbero un rapporto
importante, come quella babilonese (che è all’origine del calendario e del concetto di
latitudine e longitudine), quella indiana (che nell’antichità sviluppa eccezionali strutture
portuali ed estese i suoi commerci in tutto l’oceano Indiano) e quella polinesiana, che fece
della navigazione la base della propria organizzazione sociale: tutte elaborarono in maniera
molto simile la scienza della navigazione.
I Romani non furono i soli a giungere nel Nuovo Continente: la genetica ha fornito prove
della presenza in America dei Polinesiani, l’archeologia e la letteratura della presenza
cinese ed indiana almeno duemila anni fa.
Perché di tutto ciò non ci sono tracce prima di Cristoforo Colombo? Le rotte commerciali,
spiega Elio Cadelo, erano segretissime e le mappe non venivano diffuse, avendo un enorme
valore economico per i loro proprietari che potevano così avere l’esclusiva per importazioni
di prodotti provenienti da terre sconosciute. E poi, come scrive nella sua prefazione l’astrofisico
Giovanni F. Bignami, c’è il paradosso di Cristoforo Colombo: «L’importante, per avere il merito
di una grande scoperta, è essere l’ultimo a farla, non il primo».
Collaborazioni
Al lavoro hanno collaborato astronomi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, storici del Consiglio
Nazionale delle Ricerche, scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell’ENEA,
ammiragli e note personalità della scienza. Il volume è presentato dal professor Giovanni F. Bignami.
Elio Cadelo,
giornalista, laureato in Scienze politiche, caporedattore e inviato speciale del Giornale Radio
Rai per la Scienza e l’Ambiente. Ha lavorato al Corriere della sera, al Mattino, è stato collaboratore
di Panorama, Scienza Duemila, Epoca. Autore e coautore di numerose pubblicazioni quali:
Sette Nobel per un futuro (Teknos), Un rito, un diavolo, due culture (Storia e Medicina Popolare);
ha curato per Marsilio Idea di Natura, 13 scienziati a confronto. Premio ENEA 1999 per la
divulgazione scientifica, è stato membro del Gruppo di lavoro sulla Informazione e Comunicazione
in Biotecnologia del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie della Presidenza
del Consiglio.
Giovanni F. Bignami,
astrofisico, scopritore delle prime sorgenti gamma del cielo, ha proposto il metodo, ora
seguito in tutto il mondo, per la loro interpretazione. Professore di Astronomia presso l’Istituto
Universitario di Studi Superiori di Pavia, è stato Direttore Scientifico della Agenzia Spaziale
Italiana, Direttore del Centre d’Etude Spatiale des Rayonnements del CNRS/Université de
Toulouse (2003-2006), Presidente del Comitato Scientifico della ESA. È membro della
International Astronautics Academy, dell’Accademia Europea e dell’ Accademia dei Lincei.




Questo era il blog che avevo preparato e che mi apprestavo a mettere in rete di lì a poco, ma poi non ho resistito e ho iniziato a leggere il libro del mio amico Elio: l’ho “divorato” in un’unica appassionata lettura!
Quello in oggetto è certamente uno dei libri che ho letto con maggiore interesse, nel settore geografia-astrologia-storia-astronomia. Lo consiglio caldamente a tutti e trovo che sia un lavoro meritevole dei massimi elogi da parte di chiunque. Personalmente, negli ultimi vent’anni, ho avuto il piacere di ascoltare, dalla viva voce di Elio Cadelo, nel corso di rare ma piacevolissime cene assieme, delle anteprime sul libro. Il testo, con tanto di documenti e testimonianze storiche difficilmente cancellabili, vuole dimostrare, tra le altre cose, che i Romani navigavano fino alle Americhe e fino all’Indonesia, dall’altra parte, che i Polinesiani, migliaia di anni prima di Cristo, facevano altrettanto dall’altra parte del globo, che gli Egizi e non solo loro circumnavigavano l’occidente europeo per giungere fin quasi al Polo Nord… Importantissima la parte astronomica e relativa alla geografia sferica e alla matematica contenuta nel testo, per gli appassionati di capolavori del tipo “Longitudine” che anni fa mi segnalò l’amica Elisabetta Possati e che divenne subito uno dei miei preferiti in tal genere.
Come si sa, quando si supera la soglia ufficiale in cui storici importanti (Carl Bezold, Franz Boll, Wilhelm Gundel e più recentemente Kocku von Stuckrad) hanno datato a circa l’anno 2800 aC i primi ritrovamenti su tavoletta con indicazioni astrologiche (re Sargan di Akkadu, IV dinastia egiziana) e ci si avvicina, invece, alle molto più remote date a cui fa riferimento l’Autore (epoca sumerica, V-VII millennio aC), allora il discorso diventa complicato e il nostro diverso punto di vista sull’esistenza di un’astronomia prima di un’astrologia, può avere ragione d’essere.
A monte, vorrei ricordare per la seconda volta, in pochi giorni, che anche il grande Carl Gustav Jung riteneva che fosse impossibile, per quelle civiltà antichissime, a quel livello di conoscenze, decrittare un sistema tanto complesso e ipotizzava l’esistenza di una civiltà umana assai precedente e molto più progredita della nostra attuale e poi scomparsa per ragioni a noi ignote che avesse lasciato tracce di tale decodifica del complicatissimo puzzle astrologia.
Mi è stato chiesto di ricordare dove Jung scrisse ciò: mi è abbastanza difficile dirlo subito, avendo studiato, più che letto, oltre cento libri di Jung o su Jung. Se qualche profondo studioso di Jung volesse ricordarmelo, gliene sarei grato. Tuttavia, solitamente, ho un’ottima memoria e anche a distanza di anni riesco a risalire a una frase che ho letto e di cui non rammento, temporaneamente, la fonte.
Ma indipendentemente da Jung, credo che anche Carl Bezold o Kocku von Stuckrad potrebbero fare la stessa osservazione.
Ora, invece, se noi ci fermiamo alla storia ufficiale, possiamo ragionare come segue.
Gli egizi del terzo millennio aC osservavano il cielo in modo romantico o per semplice curiosità? Oppure finalizzavano l’osservazione dello stesso per scopi pratici. Elio Cadelo, giustamente, nel suo lavoro, parla di un’astrologia antichissima, con o senza Zodiaco. Nella seconda si potevano cogliere, osservando le fasi lunari, notizie utili alla semina, al raccolto e via dicendo. Invece, come noi sappiamo da ritrovamenti oggettivi, gli antichi sacerdoti osservavano il cielo e comprendevano che era cosa saggia consigliare al Re di emettere un editto che obbligasse i sudditi a concepire nel mese di luglio per ottenere figli Arieti in grande misura, Arieti che già si sapeva essere ottimi guerrieri. In questo caso, com’è facile intuire, parliamo non solo di un’astrologia con Zodiaco, ma anche di un’astrologia che studia le stelle per ottenere pronostici e quindi di un’astronomia al servizio dell’astrologia che l’aveva preceduta.
Diversamente, se accettiamo la tesi, rispettabilissima, di Elio Cadelo, di una nascita antecedente di alcune migliaia di anni e non dislocata in Mesopotamia, ma sviluppatasi presso popoli prevalentemente navigatori, allora sì che potremmo affermare che l’astronomia, in tutta la sua meraviglia di trigonometria sferica, ha potuto precedere l’astrologia perché quei popoli erano interessati, prima di ogni altra cosa, alla navigazione e, conoscendo le stelle, potevano navigare ovunque.
Come potete ben comprendere, però, in questo viaggio affascinante e meraviglioso che ci propone un giornalista e uno studioso di valore, forse per noi non è così fondamentale stabilire una verità storica del genere, anche perché difficilmente la si potrebbe “validare in senso scientifico”, come usa dire oggi.
Io credo che questo fantastico libro, che non deve assolutamente mancare nella vostra biblioteca, sarà molto più apprezzato da noi che dalla “Scienza Ufficiale” a cui sembra più essere diretto.
Mi sembra già di vedere i sorrisi beffardi e ironici dei soloni che condanneranno un simile lavoro perché privo del bollino blu del Palazzo, come lo fu la scoperta dei quattro satelliti di Giove attraverso il cannocchiale di Galileo.
Caro Elio, come scrissero i nostri concittadini sui muri della città quando il santo patrono di Napoli fu declassato in serie b: “Futtetenne!” (infischiatene).
Con amicizia e con migliori auguri di un grande successo editoriale.


Per Giulia. Bentornata (alcuni colleghi stanno studiando la ciclicità, con le eclissi, delle tue apparizioni). Forse tu, insieme a poche altre persone, sai più della media dei miei lettori e conosci già la risposta che ti darò, ma fai bene a volerla registrare per iscritto.
Neanche a me dispiace chiarire meglio questo punto.
Molti anni fa, prima dell’inizio del terzo millennio, feci la mia previsione sulla flessione attuale della curva dell’Indice Ciclico Planetario fino al 2013 e dissi che a mio parere esso avrebbe riguardato stragi per malattie, soprattutto il cancro, e non guerre o terrorismo o terremoti o crisi economiche. Alla luce dei fatti attuali sembra che la mia previsione si stia dimostrando purtroppo valida (anche se poi poco importa, credo, all’umanità, se milioni di morti arrivino per guerre o per malattie).
Per tale motivo, come sai, pur non essendo ipocondriaco (non vado mai dal medico se non per la visita periodica dal medico omeopatico e passano anni e anni tra un’analisi del sangue e un’altra), cerco di mettere al primo posto, per me e per le persone che amo, la salute.
Tu sai che da cinque mesi sto tentando di organizzare il mio prossimo viaggio di compleanno in una zona quasi impossibile della Siberia. Potrei andare comodamente, in tempi brevi e assai economicamente, a Petropavlovsk, uno dei luoghi più lontani e temuti della Terra, dove sono già stato e invece mi attende un viaggio difficilissimo e dove occorre davvero molto coraggio per raggiungere la destinazione finale.
Non so se ci riuscirò, perché potrei essere bloccato, negli ultimi 50 Km circa, dagli uomini o dalla natura, ma puoi essere certa che ci proverò con tutte le forze. Pochi giorni fa lo raccontavo a una coppia di amici che mi vogliono bene e lei si diceva preoccupata non tanto per le oggettive enormi difficoltà del viaggio, ma per il mio coraggio che non mi fermerà di fronte a ostacoli anche durissimi.
Ecco, questo per non piazzare un Saturno in prima Casa, lontanissimo dall’AS (e scegliendo deliberatamente di metterlo in seconda) e un Mercurio in dodicesima: tutto qui? Tutto qui.
Ora, premesso che tali posizioni, secondo la mia esperienza, non hanno mai ucciso nessuno, va detto che esse, fino a prova contraria, danno i problemi che ho più volte descritto in testi diversi.
Le posizioni che, a mio avviso, inviano almeno qualche seme cancerogeno al nostro organismo che poi se ne accorgerà anni dopo, sono quelle che ben conoscete e sulle quali diversi nostri colleghi si fanno matte risate (chissà se poi se le faranno anche nei prossimi anni).
Ma, allora, perché tento di evitare anche queste? Beh, è semplice spiegarlo: nella logica del fatto che a mio avviso partiamo tutti fortemente svantaggiati nella lotta contro il cancro, nel mio piccolo tento di rafforzare le mie difese, mangiando poco, eliminando i grassi, avendo abolito del tutto alcol, fumo e droghe che non ho mai assaggiato, tenendomi sempre assai impegnato con la mente e via dicendo. In questa logica, se io posso evitarmi anche dolori alle ossa, me li evito e, vivaddio, a sessant’anni ho ancora tutti i miei denti in bocca e nessuna carie.
Se noi potessimo piazzarci ogni anno Venere e Giove in prima o in sesta, lo farei volentieri e lo consiglierei a tutti, quando non si può mi prendo anche un Saturno in sesta o un Urano in dodicesima, con poca gioia e qualche preoccupazione, ma senza pensare all’irreparabile.
Tutto sommato penso che sia giusto vivere bene, ma possiamo anche morire quando arriva il momento e senza fare troppe storie…
Diciamo anche, se la vogliamo vedere da un altro punto di vista, che siccome sto vivendo un stagione abbastanza magica della mia vita, cerco di non offuscarla con colori tendenti al grigio più che al nero.
In conclusione, però, vorrei aggiungere che è impensabile tentare di non far cadere mai nulla che non sia bellissimo in sesta, prima e dodicesima Casa e allora, filosoficamente, dobbiamo accettare che ci siano delle priorità assolute da rispettare, dopo di che, umanamente parlando, possiamo anche concedere qualcosa al destino…

For Neena. I am departing for a very short weekend, please, listen the advices of Pasquale.

Per Valeria e per Tutti. Sto fuori per un mini-weekend. Per favore, ripostatemi le vostre domande lunedì. Grazie.
Buona giornata a Tutti.
Ciro Discepolo
www.solarreturns.com
www.cirodiscepolo.it

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